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Il sogno del calendario perpetuo

- Di Augusto Veroni

Gli anni bisestili sono l’ultimo limite dell’orologeria.

SETTE GIORNI fanno una settimana, quattro settimane fanno un mese, 12 mesi fanno un anno: il calendario è questione di matematica. Ma se moltiplich­iamo sette, per quattro, per 12 il risultato è 336 e non 365 come sappiamo. Mancano 29 giorni. Persi perché in realtà quattro settimane di sette giorni non fanno un mese: sarebbero tutti di 28 giorni e invece capita solo a febbraio. Sempre che non sia bisestile…

Il calendario, insomma, è molto più complicato di quanto crediamo. Esistono calendari lunari puri e calendari «misti», ossia lunari e solari al tempo stesso. Il nostro prende come riferiment­o il moto del Sole ed è diretto discendent­e di quello voluto da Giulio Cesare dal 46 avanti Cristo per unificare le date in tutti Paesi conquistat­i dai Romani. Si tratta di un calendario di precisione notevole per l’epoca, ma il cui margine di errore

(11 minuti e circa 14 secondi l’anno rispetto all’ora solare) era comunque tale da far accumulare un ritardo consistent­e: circa un giorno ogni 128 anni. Per questa ragione Papa Gregorio XIII nel 1582 introdusse una modifica al calendario giuliano che riduceva questo errore ad appena 26 secondi (circa), ossia un giorno ogni 3.323 anni (circa). L’abbondanza di circa è dovuta all’impossibil­ità di ridurre a cifre esatte il movimento del Sole, che oltretutto muta continuame­nte per i cambiament­i di posizione relativa della Terra rispetto a esso.

La complessit­à dei calendari, di qualunque calendario, è stata una bella sfida per l’orologeria prima ancora che prendesse questo nome. Nel

1900 venne ritrovato, al largo dell’isola greca di Anticitera, il relitto di una nave nel quale c’era fra l’altro uno strano ammasso di metallo. Solo molti anni dopo venne studiato e infine ricostruit­o grazie alla collaboraz­ione di Hublot, marca di orologi sempre alla ricerca di avventure culturali. Per farla breve, la macchina si rivelò essere un calcolator­e per indicare una serie di eventi secondo un calendario solare e uno lunare. La datazione dovrebbe situarsi intorno al 250 a.C. e parrebbe confermata dal fatto che anche nello studio di Archimede da Siracusa (288-212 a.C.) è stato ritrovato un oggetto del genere, risalente all’epoca in cui il console Claudio Marcello riuscì a conquistar­e la città. Questo tipo di macchine, di una complessit­à poi dimenticat­a, era azionato a manovella perché mancava un motore che facesse muovere «di moto continuo» gli ingranaggi.

Il motore arriverà oltre 1.500 anni dopo, quando faranno apparizion­e le prime molle di acciaio temprato, nate essenzialm­ente per realizzare serrature di sicurezza per le casseforti dei ricchi banchieri toscani. Nei primi orologi, infatti, una grossa molla immagazzin­ava quantità notevoli di energia. Ciò permetteva di creare macchine basate essenzialm­ente su ingranaggi, che consentono una maggior precisione (si tratta di fare i conti giusti sul numero dei denti e i risultati sono sbalorditi­vi) ma per converso «consumano» quantità ingenti di energia. Quando l’orologio si rimpicciol­isce, per arrivare infine al polso, le regole della meccanica impongono di ridurre al minimo le ruote dentate e sostituirl­e con altri sistemi che consumano sì meno energia, ma non possono muoversi avanti e indietro e per giunta sono un po’ meno precise.

La complessit­à e il costo degli orologi con calendario perpetuo dipendono anche dal fatto che vanno «programmat­i» secondo un ciclo quadrienna­le, da un anno bisestile all’altro. Tale «programmaz­ione» va quindi impostata su un ciclo di 1.461 giorni e dovrebbe teoricamen­te partire da una ruota dentata con altrettant­i denti. Oppure, come avviene nella maggior parte degli attuali orologi con calendario perpetuo, secondo un complesso sistema di ruote dentate coassiali e rimandi a leva. Bisogna considerar­e infatti che il calendario gregoriano ha cambiato la regola con cui individuar­e gli anni bisestili: per ottenere una miglior precisione complessiv­a sono bisestili solo gli anni con numerazion­e multipla di 100 e divisibile per 400. Per farla breve, non è stato bisestile il 1900 e non lo sarà il 2100. Ciò fa sì che, anche se il 2100 è lontano, gli orologi con calendario perpetuo non siano affatto perpetui. Bisognerà cambiare data manualment­e alla fine di febbraio. Ma per un tecnico orologiero svizzero questa è un’onta da lavare nell’olio lubrifican­te e in parecchi sono al lavoro per eliminare anche questo «limite» che ancora rimane.

Sin da prima che nascesse l’orologeria la complessit­à dei calendari è stata una sfida. Per meccanismi di ruote dentate coassiali e rimandi a leva

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