Il sogno del calendario perpetuo
Gli anni bisestili sono l’ultimo limite dell’orologeria.
SETTE GIORNI fanno una settimana, quattro settimane fanno un mese, 12 mesi fanno un anno: il calendario è questione di matematica. Ma se moltiplichiamo sette, per quattro, per 12 il risultato è 336 e non 365 come sappiamo. Mancano 29 giorni. Persi perché in realtà quattro settimane di sette giorni non fanno un mese: sarebbero tutti di 28 giorni e invece capita solo a febbraio. Sempre che non sia bisestile…
Il calendario, insomma, è molto più complicato di quanto crediamo. Esistono calendari lunari puri e calendari «misti», ossia lunari e solari al tempo stesso. Il nostro prende come riferimento il moto del Sole ed è diretto discendente di quello voluto da Giulio Cesare dal 46 avanti Cristo per unificare le date in tutti Paesi conquistati dai Romani. Si tratta di un calendario di precisione notevole per l’epoca, ma il cui margine di errore
(11 minuti e circa 14 secondi l’anno rispetto all’ora solare) era comunque tale da far accumulare un ritardo consistente: circa un giorno ogni 128 anni. Per questa ragione Papa Gregorio XIII nel 1582 introdusse una modifica al calendario giuliano che riduceva questo errore ad appena 26 secondi (circa), ossia un giorno ogni 3.323 anni (circa). L’abbondanza di circa è dovuta all’impossibilità di ridurre a cifre esatte il movimento del Sole, che oltretutto muta continuamente per i cambiamenti di posizione relativa della Terra rispetto a esso.
La complessità dei calendari, di qualunque calendario, è stata una bella sfida per l’orologeria prima ancora che prendesse questo nome. Nel
1900 venne ritrovato, al largo dell’isola greca di Anticitera, il relitto di una nave nel quale c’era fra l’altro uno strano ammasso di metallo. Solo molti anni dopo venne studiato e infine ricostruito grazie alla collaborazione di Hublot, marca di orologi sempre alla ricerca di avventure culturali. Per farla breve, la macchina si rivelò essere un calcolatore per indicare una serie di eventi secondo un calendario solare e uno lunare. La datazione dovrebbe situarsi intorno al 250 a.C. e parrebbe confermata dal fatto che anche nello studio di Archimede da Siracusa (288-212 a.C.) è stato ritrovato un oggetto del genere, risalente all’epoca in cui il console Claudio Marcello riuscì a conquistare la città. Questo tipo di macchine, di una complessità poi dimenticata, era azionato a manovella perché mancava un motore che facesse muovere «di moto continuo» gli ingranaggi.
Il motore arriverà oltre 1.500 anni dopo, quando faranno apparizione le prime molle di acciaio temprato, nate essenzialmente per realizzare serrature di sicurezza per le casseforti dei ricchi banchieri toscani. Nei primi orologi, infatti, una grossa molla immagazzinava quantità notevoli di energia. Ciò permetteva di creare macchine basate essenzialmente su ingranaggi, che consentono una maggior precisione (si tratta di fare i conti giusti sul numero dei denti e i risultati sono sbalorditivi) ma per converso «consumano» quantità ingenti di energia. Quando l’orologio si rimpicciolisce, per arrivare infine al polso, le regole della meccanica impongono di ridurre al minimo le ruote dentate e sostituirle con altri sistemi che consumano sì meno energia, ma non possono muoversi avanti e indietro e per giunta sono un po’ meno precise.
La complessità e il costo degli orologi con calendario perpetuo dipendono anche dal fatto che vanno «programmati» secondo un ciclo quadriennale, da un anno bisestile all’altro. Tale «programmazione» va quindi impostata su un ciclo di 1.461 giorni e dovrebbe teoricamente partire da una ruota dentata con altrettanti denti. Oppure, come avviene nella maggior parte degli attuali orologi con calendario perpetuo, secondo un complesso sistema di ruote dentate coassiali e rimandi a leva. Bisogna considerare infatti che il calendario gregoriano ha cambiato la regola con cui individuare gli anni bisestili: per ottenere una miglior precisione complessiva sono bisestili solo gli anni con numerazione multipla di 100 e divisibile per 400. Per farla breve, non è stato bisestile il 1900 e non lo sarà il 2100. Ciò fa sì che, anche se il 2100 è lontano, gli orologi con calendario perpetuo non siano affatto perpetui. Bisognerà cambiare data manualmente alla fine di febbraio. Ma per un tecnico orologiero svizzero questa è un’onta da lavare nell’olio lubrificante e in parecchi sono al lavoro per eliminare anche questo «limite» che ancora rimane.
Sin da prima che nascesse l’orologeria la complessità dei calendari è stata una sfida. Per meccanismi di ruote dentate coassiali e rimandi a leva