Quarzo ecologico
Nuove tecnologie per unire precisione, durata e ambiente.
UN OROLOGIO definito «al quarzo» sostanzialmente si basa sulle qualità piezoelettriche di questo minerale facile da trovare in natura, che vibra costantemente se attraversato da corrente elettrica. La frequenza
(che dipende dalla forma e dalla grandezza del cristallo) viene
«contata» da un circuito elettronico che a sua volta spedisce un impulso a un motorino elettrico ogni volta che le vibrazioni contate corrispondono a un secondo. Tale motorino fa muovere l’ingranaggio dei secondi e gli altri collegati a esso. Questa scansione (un passo ogni secondo) e la frequenza del cristallo di quarzo (32.768 Hertz) sono stati standardizzati negli anni Settanta da alcuni costruttori svizzeri perché costituivano il miglior compromesso possibile fra precisione e consumo della batteria, che si voleva garantisse circa un anno di funzionamento.
Solo di recente i produttori hanno cominciato a investire per ottenere risultati migliori, sostanzialmente sospinti dalla volontà – molto sentita in orologeria – di contribuire alla diminuzione dell’inquinamento dovuto ai «veleni» contenuti nelle batterie.
Due le impostazioni. La prima serve ad aumentare la vita della batteria, che quindi dovrà essere cambiata a intervalli più lunghi e inquinerà meno. In questo senso vanno marchi storici come Cartier, che ora garantisce sei anni senza cambio batteria. Del quarzo si è interessato anche un brand artigianale e tradizionalista come F.P. Journe che nella collezione Élégante ha inserito un movimento con un sensore in grado di capire se l’orologio non è indossato
(ad esempio la notte): dopo 35 minuti di immobilità il cristallo di quarzo continua a vibrare e il circuito seguita a contare le vibrazioni, che però non vengono trasmesse al motorino e quindi alle lancette. Quando si torna a indossare l’orologio, esse si regolano sull’ora giusta e l’orologio torna a funzionare normalmente. La durata della batteria sale così a otto/dieci anni.
Impressionante, perché di costo ragionevole, la tecnologia di Bulova tesa ad aumentare la «velocità» del quarzo e quindi la precisione, senza però ridurre la durata della batteria. La frequenza passa dagli abituali 32.768 Hertz ai 262 milioni di Hertz, ma la batteria continua ad avere una normale autonomia, intorno ai due anni. Il cristallo di quarzo ha una forma nuova: somiglia a una forchetta a tre rebbi anziché i due soliti. Il movimento Bulova, per giunta, è curvo e consente di realizzare orologi che meglio si adattano al polso.
L’altra strategia è quella di eliminare totalmente la batteria, sostituendola con condensatori. L’energia elettrica viene prodotta talvolta con un sistema che somiglia alla ricarica automatica, che però ha qualche problema di affidabilità, oppure da minuscoli pannelli solari che la inviano ad altrettanto minuscoli condensatori. Fino a qualche anno fa queste tecnologie erano piuttosto inquinanti sia per il tipo di pannelli
(e il loro sistema di produzione) sia per i condensatori utilizzati. La situazione è cambiata recentemente grazie a Citizen. Invece di partire da componenti già in commercio (usando, ad esempio, quelli per cellulari e altra elettronica di ridotte dimensioni) Citizen ha deciso di impostare il reparto di ricerca e sviluppo per l’ottimizzazione dei propri modelli. Creando componenti specifiche per orologeria, ma che comunque potranno poi essere cedute anche per altri usi (purché si tratti di oggetti dalla massima miniaturizzazione). Questo sistema ottimizzato si chiama Eco-Drive e consiste in pannelli fotovoltaici e condensatori ecologici. Componenti di questo tipo hanno oggi prezzi molto elevati, ma in futuro la situazione è destinata a cambiare e proprio dall’orologeria avrà origine un percorso evolutivo «pulito» dell’elettronica.
Molto sentita in orologeria è la lotta all’inquinamento dovuto ai veleni contenuti nelle batterie