ALTRE TINTURE
Blu, giallo, rosso e nero: un po’ come accade per la stampa, anche la tintura dei tessuti non si sottrae ai colori fondamentali che mescolandosi danno origine all’intera scala cromatica. Il procedimento chimico con cui si fissano i coloranti sulle stoffe è però inquinante, sia dal punto di vista della composizione delle tinte sia per gli agenti chimici che vengono impiegati in questa delicata lavorazione. Come racconta Rossana Diana, ideatrice del progetto per la sostenibilità della moda Venette Waste, «oggi, quantomeno sui tessuti organici, rispetto alla tintura standard c’è la possibilità di scegliere tra due ulteriori alternative: quella chimica certificata GOTS (Global Organic Textile Standard) e quella vegetale».
La prima, pur rimanendo nell’ambito di un processo di tintura classico e anche se con un costo superiore del 30 per cento circa, «impiega una terna di coloranti che rispettano i criteri dello standard internazionale» afferma Adolfo Marchetti, dell’azienda di tinture Iride. «La tintura vegetale è un procedimento diverso che costa dal 150 al 200 per cento in più di quello base, non prevede elementi chimici nella lavorazione e si avvale di coloranti naturali e copre dal blu chiaro fino al giallo». Impiegando cocciniglia, mallo di noce o indaco naturale difficilmente si otterrà un capo blu navy o nero, in compenso si avrà addosso qualcosa di vivo, che cambia nel tempo insieme a noi.