Style

FASHION DESIGNER

ALL’AVANGUARDI­A: IN TEMPI NON SOSPETTI «OSÒ» UNA CAMPAGNA PUBBLICITA­RIA CON UNO STREET PHOTOGRAPH­ER E PRESENTÒ UNA COLLEZIONE ATTRAVERSO UN CORTO D’AUTORE. E OGGI? SE POTESSE, RICOMINCER­EBBE TUTTO DA CAPO.

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HO LETTO PER LA PRIMA VOLTA il tuo nome nel 1989, su un set di Dovevamo fotografar­e Vittorio Sgarbi che indossava un abito impeccabil­e: ci consegnò un biglietto con scritto Piombo... A volte mi pare che la mia storia più che vissuta sia scritta. Lo dico perché ho sempre parlato degli inizi piuttosto che il momento presente: i telai in disuso trovati in Scozia, il nonno che raccontava, il mare ligure, l’orizzonte dei pescatori… Poi ho viaggiato per ispirarmi, questo è certo. Un giorno con un paio di amici, per rifinire una giacca in maniera diversa, abbiamo preso alcuni bottoni che sembravano normali, troppo, e li abbiamo strofinati a lungo con la sabbia fino a farli diventare dei bottoni «unici». Anche la giacca aveva un sapore diverso. Forse è quello il giorno in cui, in spiaggia, è nata «la Piombo». A quel punto, come se Varazze fosse la Silicon Valley dei miei desideri profession­ali, ho preso un capannone enorme sulle montagne liguri e ho iniziato a sfornare pezzi unici: unici perché a volte mi fermavo, non ero soddisfatt­o, e lasciavo in giro questi «prototipi»…

Ci siamo conosciuti quando la moda arrivava dal total black e dai primi passi verso i tessuti tecnologic­i. Tu invece proponevi uno stile controcorr­ente: colorato, saturo, maschile e raffinato. Un english style aggiornato. Guarda, come sai da molti anni mi diletto a scrivere qui e là. Recentemen­te in un pezzo ho scritto: «Vestirsi rimane un’avventura quotidiana, uno stato mentale che ci definisce molto più di quanto non si pensi. Vestirsi è, prima di tutto, “piacere a se stessi”, avere confidenza con le proprie fattezze e trovare una via che definisca l’immagine senza che il cosiddetto look prenda mai il sopravvent­o sul nostro reale carattere». Ecco, più che english style (senza rancore per la Brexit…) parlerei di «mental style». Che ne pensi?

La tua ex boutique milanese in via della Spiga disegnata da Ferruccio Laviani e aperta nel 2000 è uno dei negozi di abbigliame­nto più belli che io abbia mai visto. È stata anche la location di un tuo défilée: sembrava una sfilata degli anni Cinquanta, con i modelli che camminavan­o tra gli ospiti senza passerella rialzata. La sfilata in negozio fu un modo, già allora in

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