Tempo ne abbiamo?
SSIAMO ARRIVATI al tanto sospirato numero della moda. Ci sono almeno due buone ragioni che spiegano perché le aspettative sono alte. Intanto perché vediamo l’accoglienza calorosa che riservate ai due numeri annuali di Style dedicati alla moda, così come ai due speciali Style Fashion Issue (che questa stagione uscirà nei primi giorni di aprile); e poi perché questo numero potrebbe coincidere con la ripartenza: da vivere ancora con cautela, ma anche con moderato ottimismo. All’interno vedrete l’orientamento delle tendenze di stagione, ma anche un pezzo di storia dell’immagine di moda attraverso una sequenza di pagine realizzate per i magazine per i quali ho lavorato dal 1986 al 2003: un percorso in cui ritroverete le mode che furono, brand che oggi non esistono più, fotografi celebri e semi sconosciuti, modelli famosi e altri che hanno lavorato solo per pochi anni, celebrities quasi irriconoscibili, tecniche e direzioni artistiche diverse da quelle di oggi. Ma la differenza più importante tra i servizi fotografici di oggi rispetto a quelli di ieri è l’assenza delle macro tendenze: se prima l’idea del set nasceva osservando le collezioni, oggi il mood dello shooting scaturisce da un’intuizione apparentemente estranea alla moda vista sulle passerelle delle sfilate. In altre parole, il compito di uno specializzato era quello di far vedere gli abiti così com’erano, oggi fotografi e stylist mettono in pagina un’atmosfera volta a valorizzare gli abiti.
Questo accade perché in molti casi le collezioni non mostrano con chiarezza l’identità del brand: la necessità di stupire smentendo vistosamente la collezione precedente, mano a mano indebolisce la riconoscibilità della griffe. Creando, peraltro, un nuovo conformismo: assurdo, se si pensa alla risolutezza con cui le stesse firme e il sistema hanno lavorato per svellere le sue radici.
C’è bisogno di equilibrio e per raggiungerlo ci vuole tempo.
(alessandro.calascibetta@rcs.it) (Instagram @alecalascibetta)