LUNA
LA SECONDA DI ALEX FOTI FOTO DI EDOARDO ROMAGNOLI 2017: LA NUOVA ODISSEA. Torna la corsa allo sbarco sul nostro satellite. Ma non è più un derby Usa-urss; stavolta gli sfidanti, a colpi di missioni e miliardi, sono i protagonisti dell’economia hi-tech: E
C’
ERA UNA VOLTA LA LUNA grigia in tv, quando Buzz Aldrin e Neil Armstrong per primi camminarono sul nostro satellite nel 1969, e poi quando altre spedizioni Apollo (sei in tutto) allunarono e piantarono qualche altra bandiera a stelle e strisce, e dopo un po’ di esercizi di golf a gravità ridotta, tornarono sulla Terra con detriti vari e sassi grigi. Gli ultimi astronauti allunarono nel 1972; e poi sul nostro satellite naturale calò il buio. Ma nel XXI secolo la voglia di spazio è tornata alla grande. E non solo grazie a film come Gravity, Interstellar, o il britannico Moon. Né certo per merito della Nasa. Perché stavolta la corsa allo spazio sembra una gara tra i più ricchi uomini del pianeta hi-tech: Elon Musk di Tesla con la sua Spacex, Richard Branson con Virgin Galactic, Sergey Brin e Larry Page di Google, Jeff Bezos di Amazon. Quest’ultimo ha di recente annunciato che venderà un miliardo di dollari in azioni per finanziare la sua startup spaziale Blue Origin, ma dopo la battuta di arresto subita da Branson nel 2014 (la navicella VSS Enterprise esplose nel deserto del Mojave interrompendo i suoi sogni di emulare Star Trek ), è il 45enne sudafricano Musk l’imprenditore in pole position per la riconquista della Luna. Re dell’auto elettrica con la sua Tesla che vale oggi in borsa più della General Motors, Musk ha annunciato a febbraio di aver accettato sostanziosi depositi da due «cittadini privati» desiderosi di essere mandati in orbita intorno alla Luna. Saranno lanciati da Cape Canaveral con un razzo Falcon di Spacex potenziato per il gran salto, a bordo della capsula Dragon. Se tutto va secondo programma, nel 2018 i due ricconi per una settimana potranno orbitare intorno alla Luna. «Come gli astronauti dell’apollo prima di loro, queste persone viaggeranno nello spazio portando le speranze e i sogni di tutta l’umanità, guidati dallo spirito universale di esplorazione», commenta l’agenzia del miliardario, senza rivelare il prezzo del biglietto. Dice solo che il costo della spedizione è un po’ più alto di quanto gli pagherà la Nasa per mandare una crew di astronauti sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS). L’agenzia spaziale americana (che al momento paga i
russi 80 milioni di dollari per ogni astronauta che manda sulla ISS per mezzo dei razzi Soyuz dal cosmodromo di Baikounour) dopo la fine del progetto Shuttle ha sviluppato diverse partnership commerciali, fra cui una proprio con l’impresa spaziale di Musk per portare cargo e uomini in orbita, e si è concentrata su missioni scientifiche come il Lunar Reconnaisance Orbiter, la navicella robotica lanciata nel 2009 che ha fornito una precisa mappa 3D della Luna.
CON IL MILIARDARIO americano Dennis Tito, che nell’aprile 2001 pagò 20 milioni di dollari per esser mandato dai russi a guardare la Terra dallo spazio come il mitico cosmonauta Yuri Gagarin, prese il via l’era del turismo spaziale. Da allora si sono aggiunti altri sei facoltosi compratori di a/r da e per la stazione spaziale; fra di loro una sola donna, l’iraniano-americana Anousheh Ansari. L’equivalente low-cost potrebbero diventare i voli suborbitali: sia Boeing (capsula Starliner) sia Blue Origin (sistema lancio New Shepard) hanno progetti in tema. Recentemente perfino Stephen Hawking, l’eminente astrofisico affetto da atrofia muscolare progressiva, ha cominciato l’addestramento a gravità zero per andare nello spazio con Virgin Galactic. Ormai non è più una cosa da superricchi: basta scucire 250 mila dollari per un giro intorno alla Terra con Branson. Ma sulla Luna ancora nessuno in vacanza. Sono ormai oltre 40 anni che un essere umano non oltrepassa l’orbita terrestre. Musk non vuole rivelare chi siano i due fortunati turisti lunari. Uno dei super richi possibili (secondo l’economist) è Steve Jurvetson, un capitalista di ventura che siede nel consiglio di amministrazione di Spacex. Il suo compagno potrebbe essere nientepopodimeno che James Cameron, pluripremiato regista di Titanic e Avatar e grande inventore di nuove tecnologie di ripresa. Se così fosse, potremmo godere delle più suggestive immagini del suolo lunare e del sorgere della Terra di sempre (le precedenti risalgono alle vecchie missioni Apollo). Dal 2007 esiste Google Lunarx, un premio da 20 milioni di dollari da assegnare alla prima compagnia privata che riesca a far atterrare una navicella da cui esca un rover in grado di fare almeno 500 metri sulla superficie lunare. Nel 2013 i cinesi sono già riusciti a mandare il rover
Yutu sulla luna, mentre gli indiani nel 2008 hanno mandato una sonda che è atterrata al polo Sud del satellite, e ha trovato l’acqua. Con russi e americani, sono quindi quattro le nazioni ad aver messo la bandiera tra i crateri lunari. Il premio di Google è un incentivo a tornarci, stavolta grazie al capitale privato: dopo anni di rinvii, quest’anno sarà finalmente assegnato a chi farà partire un razzo con destinazione Luna entro il 31 dicembre. Sono cinque i team finalisti, ognuno dei quali ha già un contratto di lancio. Ma solo due vettori hanno già dato prova di sé: il Falcon di Spacex e il razzo indiano.
L’israeliana Spaceil è stata la prima a qualificarsi grazie al contratto di lancio con Spacex. I giapponesi di Hakuto e gli indiani di Indus condividono lo stesso vettore, il PLSV dell’agenzia spaziale indiana ISRO che ha già effettuato una spedizione lunare. Malgrado la superiorità giapponese nella robotica, gli indiani hanno il rover più simpatico, Ek Choti Si Asha, che assomiglia a Wall-e ,il robot netturbino del cartone animato digitale Pixar. Altro team in gara è il Moon Express, società spaziale di Peter Thiel, il neozelandese (quarto uomo più ricco al mondo se- condo Forbes) che ha accumulato una fortuna assieme a Musk con Paypal. Moon Express ha quartier generale sulla Space Coast della Florida, ma lancerà dalla Nuova Zelanda. Chiude la cinquina la Synergy Moon, consorzio che cercherà di arrivare sulla Luna grazie alla propulsione del razzo Neptune lanciato da una base galleggiante al largo della California. Forse è solo un prologo: l’odissea nello spazio di Elon Musk, condivisa da Donald Trump (di cui è consigliere), potrebbe proseguire verso Marte (e oltre...). Le imagini di questo servizio, come sottolinea l'autore Edoardo Romagnoli, sono tutte realizzate a partire dal 1988, «in un unico scatto, muovendo la macchina fotografica e senza interventi di Photoshop». Le sue «lune» sono state esposte alla Peggy Guggenheim, al Mia di Milano, a Les Rencontres de la Photographie di Arles e all'isituto italiano di cultura di Strasburgo. Info: edoardoromagnoli.it @edoardo_romagnoli