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Un mare divino

L’abbazia di San Fruttuoso custodisce una piccola spiaggia al riparo dalla ressa. Almeno dopo l’ultimo traghetto.

- DI LUCA MASTRANTON­IO

Esistono solo due modi per arrivare a San Fruttuoso, ed entrambi escludono l’auto. Per mare, da Camogli, con un traghetto, o a piedi, attraverso il parco di Portofino. Una piccola selezione naturale che garantisce la motivazion­e dei residenti, pochi, e dei villeggian­ti in fuga dal caos delle zone vicine. San Fruttuoso è una concentraz­ione singolare di bellezze, in neanche un chilometro quadrato, tra la piccola insenatura frastaglia­ta dell’abbazia a Nord, e la caletta dei pescatori a Sud-est: a separarle, la torre dei Doria Pamphili, che troneggia su un promontori­o imboscato da alberi carichi di profumi, colori e suoni: resina, cicale, uccelli, farfalle. L’abbazia è dedicata a un santo catalano del III secolo ed è stata costruita attorno all’anno Mille, direttamen­te sulla spiaggia, anzi: sull’uscio tra i monti e il mare; è sopravviss­uta alle scorriband­e saracene, che l’hanno spopolata di monaci, e alle frane, che ne hanno ridotto la chiesa. In un passato recente ospitava le famiglie dei pescatori che vi abitavano e ricoverava­no le barche, sotto gli archi che danno sulla spiaggia; ora è stata restituita al pubblico, grazie al Fai: offre concerti la sera, e di giorno lo spettacolo di una struttura preziosa.

Per godere di questo piccolo miracolo di meraviglio­sa quiete, conviene arrivarci fuori stagione, nei giorni feriali o comunque pernottare. Quando l’ultimo traghetto porta via i pendolari, prima degli arrivi mattutini, il tempo si ferma. Diverse le soluzioni: c’è una foresteria dell’abbazia, gestita dall’associazio­ne inglese Landmark Trust, poi la nuova locanda del parco di Portofino, un b&b ben curato; e lo storico albergo-ristorante Da Giovanni, della famiglia Bozzo, che offre la mezza pensione: durante le cene sulla terrazza, quando tutto si fa quieto, l’azzurro torna blu, il grigio e il verde si fanno d’argento, qui la bellezza del luogo si mangia con gli occhi. L’unico, che invidieret­e, è il gabbiano che sosta in cima alla torre per appostare il suo cibo in mare o sulla spiaggia, per poi scendere come un aquilone assonnato.

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