IL SEGNO DELLA LUCE
Le nuove tecnologie hanno liberato il design dell’illuminazione. Che non ha più confini.
CON LA LUCE SI PUÒ disegnare un mondo. Quello tratteggiato dall’artista gallese Cerith Wyn Evans è in mostra, fino al 20 agosto, alla Tate Britain di Londra con il titolo Forms in space… by light (in time). È una sorta di volta celeste o, come racconta lo stesso Evans, un gioco per gli occhi: due chilometri di neon sospesi al soffitto in una fitta ragnatela di linee astratte e curve in grado di regalare agli spettatori un’immersione totale. A flirtare con la luce non è, naturalmente, solo l’arte. Anche il design appare sempre più affascinato dal più immateriale tra gli ingredienti in natura.
Se ieri nel mondo dell’abitare valeva l’equazione luce uguale lampada, oggi il campo di azione non conosce confini certi sia nelle dimensioni più sperimentali di progetto, sia nelle applicazioni tradizionalmente indirizzate al disegno industriale. La tecnologia Led, prima, e l’oled, poi, hanno dato ai designer carta bianca, ossia la possibilità di mettere a segno infinite variazioni sul tema, in cui l’elemento «funzione» diventa secondario rispetto a nuove sfide e poetiche.