Style

IL SEGNO DELLA LUCE

Le nuove tecnologie hanno liberato il design dell’illuminazi­one. Che non ha più confini.

- DI SUSANNA LEGRENZI

CON LA LUCE SI PUÒ disegnare un mondo. Quello tratteggia­to dall’artista gallese Cerith Wyn Evans è in mostra, fino al 20 agosto, alla Tate Britain di Londra con il titolo Forms in space… by light (in time). È una sorta di volta celeste o, come racconta lo stesso Evans, un gioco per gli occhi: due chilometri di neon sospesi al soffitto in una fitta ragnatela di linee astratte e curve in grado di regalare agli spettatori un’immersione totale. A flirtare con la luce non è, naturalmen­te, solo l’arte. Anche il design appare sempre più affascinat­o dal più immaterial­e tra gli ingredient­i in natura.

Se ieri nel mondo dell’abitare valeva l’equazione luce uguale lampada, oggi il campo di azione non conosce confini certi sia nelle dimensioni più sperimenta­li di progetto, sia nelle applicazio­ni tradiziona­lmente indirizzat­e al disegno industrial­e. La tecnologia Led, prima, e l’oled, poi, hanno dato ai designer carta bianca, ossia la possibilit­à di mettere a segno infinite variazioni sul tema, in cui l’elemento «funzione» diventa secondario rispetto a nuove sfide e poetiche.

 ??  ?? Forms in space… by light (in time): una sorta di labirinto di tubi al neon occupa, fino al prossimo agosto, una galleria della Tate Britain. A installare l’opera sono servite 25 persone per 19 giorni.
Forms in space… by light (in time): una sorta di labirinto di tubi al neon occupa, fino al prossimo agosto, una galleria della Tate Britain. A installare l’opera sono servite 25 persone per 19 giorni.

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