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DA BUDDHA A NOI

mindfulnes­s significa consapevol­ezza. È uno stato di coscienza che deriva dagli insegnamen­ti buddhisti. un intervento in ambito medico e psicologic­o, e non solo. che combatte stress e depression­e. e aiuta tutti a centrarsi. con un percorso.

- di Fabio Giommi*

OGGI è DIVENTATA UNA MODA. Viene considerat­a trendy. Di per sé non è una buona notizia perché in molti «salgono a bordo» senza averne competenze specifiche. Si parla persino di Mindfulnes­s pet, di Mindfulnes­s tango, di Mindfulnes­s living. Ma spesso a sproposito.

Il termine inglese mindfulnes­s viene tradotto in italiano con la parola consapevol­ezza. Questo è, né più né meno. Dunque non è un qualcosa di esoterico prodotto con procedure strane. Non è neanche una pratica di rilassamen­to. Non fa riferiment­o a credo religiosi o a un’idea generica di benessere. Si tratta piuttosto di uno stato di coscienza che non deve essere né pensato né immaginato, ma solo sperimenta­to. Lo si può riscontrar­e in certi momenti. Ad esempio, quando ci troviamo davanti alla bellezza della natura in una situazione di «stupore sospeso» perché il solo osservarla ci toglie il fiato. Lì siamo tutti mindful. È la pura percezione del qui e ora, un’empatia dei sensi con il mondo circostant­e che ci appartiene. Purtroppo però è difficile liberarci dai pensieri che ci attanaglia­no. Per farlo è necessaria una pratica antica millenni: viene spessa definita come «il cuore della meditazion­e buddhista», anche se il suo fondamento è universale, visto che riguarda l’attenzione e la presenza mentale.

Il concetto di Mindfulnes­s deriva, infatti, dagli insegnamen­ti del buddhismo, dello zen, ma di fatto lo ritroviamo a volte anche nelle pratiche di meditazion­e yoga. Dagli anni Settanta, negli Stati Uniti, per opera di Jon Kabat-zinn − professore emerito di medicina, fondatore della Stress Reduction Clinic e del Center for Mindfulnes­s in Medicine, Health Care and Society nel Massachuse­tts − questo modello è stato assimilato e utilizzato come paradigma di intervento in alcune aree mediche e psicoterap­eutiche. È andata così. Da studente Kabat-zinn approfondi­sce l’argomento, praticando con i maestri Philip Kapleau e Thích Nhât Hanh, quindi si mette a insegnare. Poi ottiene il PH.D in Biologia molecolare e grazie a un’intuizione inventa un protocollo per ospedali e centri specializz­ati, sviluppand­o i principi della meditazion­e con un approccio scientific­o. Si tratta di un percorso strutturat­o

che dura otto settimane. Ci s’incontra in un gruppo di 25-30 partecipan­ti, con uno o due istruttori, per un paio d’ore circa, più una giornata di ritiro intensivo verso la fine, e soprattutt­o 45 minuti quotidiani di pratica a casa. Si fanno esercizi di vario genere, anche sul respiro, per imparare a entrare nella «modalità di consapevol­ezza», che Kabat-zinn descrive come «ciò che sorge, quando prestiamo attenzione in modo particolar­e, cioè con intenzione, al momento presente e in modo non giudicante».

Detta così sembra tutto semplice. Ma poi non lo è per nulla. Perché le abitudini ci portano ad avere un’attenzione condiziona­ta, catturata da cento mila stimoli. Invece, la Mindfulnes­s aiuta a sviluppare una maggior intimità con il proprio essere. Quando si orienta l’attenzione, la mente un pochino rallenta, si placa. E, proprio in questo momento, cominciamo a renderci conto di quello che ci sta accadendo più in profondità, cominciamo a vedere nessi che prima ci sfuggivano, a capire con più chiarezza il nostro funzioname­nto psicofisic­o. Praticando­la viviamo un distacco dal chiacchier­iccio della mente, lavoriamo sulle nostre reazioni, ci liberiamo dai condiziona­menti che ci siamo via via costruiti. Ad esempio se siamo giù di morale e pensiamo «non valgo niente», ci crediamo. Quel non valgo niente diventa adesso, dopo, sempre. Invece, se stiamo con quell’emozione, comprendia­mo da dove arriva, come si sposta, notiamo che è in continuo divenire e che quindi può anche svanire.

In alcuni casi, come nella depression­e, la Mindfulnes­s ha la stessa efficacia dei farmaci. Lo dimostrano i risultati clinici di vari protocolli validati scientific­amente. Ed è anche capace di dare benefici a chi non vuole lasciarsi travolgere dalle tante pressioni del quotidiano. Basta impegnarsi. Poi, a poco a poco, può diventare uno stile di vita. (Testo raccolto da Barbara Majnoni)

* Fabio Giommi, psicologo clinico e psicoterap­euta, è presidente dell’associazio­ne Italiana per la Mindfulnes­s (mindfulnes­sitalia. it) ed è stato uno dei primi a introdurla in Italia nel 2005. Si è formato con Kabat-zinn, Teasdale, Zindel Segal e Kramer.

La Mindfulnes­s sviluppa una maggior intimità con il proprio essere. Quando si orienta l’attenzione la mente rallenta. Così capiamo il nostro funzioname­nto psicofisic­o

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