HISTORY EVOLUTION
MARZIANO ONORARIO. Il leggendario astronauta Aldrin, fiero testimonial Omega, non si accontenta di fare la vecchia gloria: spende le sue energie e la sua esperienza Nasa per mostrare la strada verso Marte. Che passa anche per un ritorno sulla Luna, una nuova stazione spaziale, e molti competitor. «In pole position vedo Jeff Bezos».
PER CAPIRE CHE TIPO è Buzz Aldrin, secondo uomo a mettere piede sulla Luna, nel 1969 dietro a Neil Armstrong (e il primo a farvi la pipì, secondo fonti documentate), basta guardare i suoi polsi di robusto 87enne. Sono fermi come la sua stretta di mano, adornati da braccialetti e perline con i colori americani, e da due spettacolari orologi. Al polso destro, l’omega Speedmaster Moonwatch, replica del famoso cronografo che portava effettivamente al polso durante lo sbarco (e di cui è venuto a festeggiare il 60esimo compleanno a Londra, insieme a George Clooney); all’altro una sorta di crono-frankenstein con due quadranti della stessa maison, un De Ville in oro a 18 kt e un X3 con il suo braccialetto in fibra di carbonio. Insomma un tipo esuberante: inutile chiedergli della Luna, o delle sue imprese di asso dell’aviazione, o della spedizione in Antartide dell’anno scorso: Buzz, classe 1930, è proiettato verso Marte. Indicando la sua T-shirt con scritta «Future Martians», inizia a raccontare del concetto che sta perorando da tempo, sfruttando le sue qualità di studioso (che lo fecero laureare al Mit con una tesi su come far incontrare astronavi nello spazio, prima ancora di imbarcarsi per la missione): quello di una sorta di circonvallazione galattica, un sistema cioè di «Cycler, navicelle che sfruttando le spinte orbitali del nostro pianeta, della Luna e di Marte compiano un viaggio circolare continuo nello spazio, incontrandosi con altre navicelle solo per far salire e scendere passeggeri. Minimizzando il consumo di carburante, e rendendo possibile l’installazione di strutture permanenti». E cosa pensa delle nuove missioni spaziali verso la Luna (di cui si parla nel servizio a pag. 166, ndr), da Elon Musk al team di Google? «Hanno scopi industriali. La Luna può svolgere un ruolo chiave, come avamposto di missioni spaziali più a lungo raggio. Andrebbe anche esplorata l’eventualità di ricavare combustibili dalle sue riserve di ghiaccio nascoste. La Blue Origin, di Jeff Bezos, sembra la più determinata». E la Nasa starà a guardare? «Forte della sua esperienza, può e deve guidare le avventure umane nello spazio. Ma in questo momento occorre si concentri su poche attività, con partner privati e internazionali. E abbandonare l’antiquata Iss e dotarsi di una nuova stazione spaziale con strutture ricettive migliori. Per rendere pensabile anche il turismo spaziale».