Tornare a sognare
A ottobre esce First man, immaginifico film che narra la conquista della luna attraverso la figura del primo uomo che vi posò piede, Neil Armstrong. Nello scorrere di successi e insuccessi, ossessioni e frustrazioni degli ingegneri, tragedie e coraggio puro, quasi folle, degli astronauti è evidente che per quanto futile e pazzesca fosse l’dea di spedire una scatola di metallo con tre uomini sulla luna, dietro c’era il sogno di un Paese e di un mondo che bramavano futuro e progresso. Apoteosi e fine del film. Poi la normale delusione della vita. Che c’è dopo? Lo shuttle non era così stimolante. Ma se anche lo spazio ha perduto il suo appeal non era stato meraviglioso vivere quella stagione, sognare a occhi aperti, spingere la fantasia di un’intera generazione ai suoi estremi? Oggi tutti guardano con sospetto a chi propone slanci in avanti. Oggi gli Usa invece di ispirare il mondo si rinchiudono. Da noi sfuma il sogno di un’europa unita capace di sintetizzare il meglio di secoli di storia per spingersi oltre. Eppure senza frontiere milioni di persone hanno potuto incontrarsi, conoscersi, superare diffidenze secolari. Siamo tutti in difesa, ma nonostante i tradimenti e le delusioni un mondo che sogna è un mondo migliore. E se pure tutti i sogni non si avverano comunque si progredisce, anche soltanto per l’entusiasmo e la creatività che ci si mette per raggiungerli.