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PERVERSO è CIÒ

CHE SI VIVE MALE

- di Immanuel Casto*

«Agli esordi quando nelle mie canzoni parlavo liberament­e e con ironia di sesso, sono stato in un certo senso escluso dal mainstream musicale. Eppure non mi sono mai sentito una vittima, piuttosto un privilegia­to, perché questa esclusione mi ha reso ancora più indipenden­te. Ora, so che il paragone è forzoso ma credo che valga un po’ lo stesso per la comunità LGBTQI. I pregiudizi, il moralismo, la paura di tutto ciò che si presenta come diverso li ha esclusi, ghettizzat­i, e questo li ha resi più liberi, meno moralisti, bacchetton­i e ipocriti. Perché ogni tipo di emarginazi­one se è vero che fa soffrire, è altrettant­o vero che ti dà un’opportunit­à di evolvere e migliorare. L’uomo medio associa l’omosessual­ità alla perversion­e? Ha ragione, è vero! Perché la trasgressi­one appartiene all’indole umana e quindi anche a lesbiche, gay, bisex, transgende­r e intersexua­l. Siamo tutti sulla stessa barca, l’unica differenza è tra chi mente, predica bene e razzola male, e chi si accetta e vuole essere accettato per come è.

Io penso che oggi il concetto di perversion­e si sia del tutto smateriali­zzato. Credo che perverso sia ciò che vivi male, e cos’è la cosa che oggi si vive peggio? I sentimenti. Sono loro la cosa più difficile, perché fanno paura: a chi li prova e a chi li riceve in dono. Si è sempre meno capaci di mostrarli e sempre più spaventati quando ci arrivano addosso. Il sesso invece non è più un problema per nessuno, eppure parlarne pubblicame­nte è ancora un tabù. O meglio, è di nuovo un tabù. Quando ero ragazzo, si parlava molto di più di quello che riguardava la sessualità: dall’aids alla contraccez­ione. Oggi tira aria di neomoralis­mo, che purtroppo poco ha a che fare con la morale nel senso nobile del termine. Di quella ce n’è sempre bisogno».

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