Profitti in decollo
Le cifre presentate durante il general meeting Iata fotografano un settore in buona salute
Avanti, nonostante tutto. Gli ultimi tempi non sono sicuramente stati semplici per il mondo del trasporto aereo. Ma, stavolta, i problemi non hanno travolto il business.
Il mondo dei trasporti sembra lasciarsi alle spalle gli anni in cui le difficoltà e i fatti di cronaca si ripercuotevano immediatamente sui conti dei vettori. E bisogna anche ammettere che, sul fronte della crisi finanziaria, il comparto aereo ha già subito i suoi danni nella prima metà dello scorso decennio, in anticipo di qualche anno rispetto agli altri settori.
Ora, invece, lo scenario è diverso. I bilanci sembrano sorridere alle compagnie, come dimostrano le cifre annunciate durante il 72esimo general meeting della Iata che si è tenuto a Dublino. E sarebbe riduttivo ricondurre tutto al calo del prezzo del petrolio.
Certo, il costo del fuel in picchiata ha dato una bella spinta ai bilanci delle compagnie aeree. Ma anche i dati relativi al load factor parlano chiaro. E ciò significa che i vettori hanno saputo bilanciare l’offerta in relazione alla domanda.
La questione sicurezza
Ma questo non basta. L’industria dei trasporti deve affrontare diverse sfide. Prima fra tutte, quella della sicurezza. Gli eventi degli ultimi tempi lo hanno messo in chiaro: su questo fronte non si piuò abbassare la guardia. E dal segmento ‘security and safety’ dipendono le sorti non solo dei vettori di tutto il mondo, ma anche di gran parte del mondo del turismo.
Dunque, sarà questa una delle principali sfide dell’anno, come ha sottolineato anche Tony Tyler, direttore generale e ceo uscente (sarà infatto sostituito da Alexandre de Juniac, attualmente ceo di Air France-Klm) dell’associazione delle compagnie aeree.
Un altro tema che coinvolge gran parte dell’industria dei viaggi è quello dell’Ndc,il nuovo standard per la vendita dei biglietti aerei che ha visto negli ultimi tempi una notevole accelerazione.Ora il New Distribution Capability sembra essere arrivato veramente ai nastri di partenza: a Dublino, la Iata ha annunciato anche la creazione di un registro con le imprese (dai vettori alle agenzie di viaggi, fino agli aggregatori come i gds) che hanno adottato o stanno adottando il nuovo sistema.
L’Ndc, del resto, attualmente è una realtà per 20 vettori dell’associazione, con una copertura del mercato pari a circa il 33,5 per cento. Dunque, anche per la distribuzione, è ormai scattata una nuova era.
Dopo gli scossoni e le turbolenze degli utlimi 15 anni, il mondo del trasporto aereo sembra essere uscito dalle perturbazioni, tornando a volare in condizioni stabili e, soprattutto, serene. L’approfondito report presentato durante il 72esimo general meeting della Iata (svoltosi a Dublino nei giorni scorsi) nasconde, tra le righe, un dato significativo: il ritorno degli investimenti nel settore ha raggiunto quota 9,8 per cento, superando il ‘costo del capitale’ (stimato al 6,8 per cento). Un evento che si è verificato“per il secondo anno di fila e solo per la seconda volta nella storia dell’industria dell’aviazione”, sottolinea Iata.
Il secondo valore, in termini finanziari, corriponde all’aspettativa minima degli investitori: il che significa che, ora come ora,i viaggi via aereo sono un segmento interessante per coloro che hanno capitali da investire.
Un dato più che positivo, se si considera che, nello scorso decennio, parecchie compagnie aeree sono finite nell’occhio del ciclone proprio per questioni finanziarie. Ora, invece, la situazione sembra essersi rasserenata e “l’industria dell’aviazione si legge ancora nel documento - sta iniziando a generare profitti che sarebbero attesi da qualunque altro business”.
Addio piani di salvataggio, bilanci con il punto interrogativo, imprese da salvare e titoli di Borsa traballanti. Certo. come ha sottolineato il direttore generale e ceo uscente di Iata Tony Tyler, servirà “una lunga serie di profitti prima che i bilanci ritornino in completa salute”.Ma la strada, comunque, è quella buona.
I numeri, del resto, parlano chiaro: le previsioni per il profitto complessivo del settore nel 2016 sono migliorate, passando da 36,3 miliardi di dollari (questa era la stima dello scorso dicembre per l’anno in corso) a 39,4 miliardi. Sarà, dunque, il quinto anno consecutivo di aumento degli utili (che,nel 2015,si erano attestati a 35,3 miliardi).
Merito sicuramente del petrolio, ma non solo.
I fattori favorevoli
Il prezzo del fuel ha fatto la sua parte. Il calo del costo del petrolio è sotto gli occhi di tutti e le cifre Iata non lasciano spazio a dubbi: il prezzo medio nel 2016 sarà di 45 dollari al barile, mentre nel 2015 era stato di 53,9 dollari. Non solo: quest’anno il carburante rappresenterà il 19,7 per cento delle spese delle compagnie aeree. Un crollo quasi verticale, se si considera che solo pochi anni fa, ovvero nel biennio 2012-2013, l’impatto era del 33,1 per cento.
Ma i conti in positivo dell’industria del trasporto aereo sono veramente merito solo del minor prezzo del petrolio? In realtà, c’è anche dell’altro: a iniziare dal load factor. Il tasso di riempimento degli aeromobili, infatti, ha toccato livelli da record: per il 2016, secondo le stime, si manterrà a quota 80 per cento. Una cifra che, sebbene rappresenti una lievissima marcia indietro rispetto allo scorso anno (80,4 per cento), si mantiene comunque su standard di tutto rispetto.
Che il load factor sia un elemento determinante per decretare l’aumento degli utili delle compagnie lo dimostrano le cifre: sempre secondo quanto affermato dalla Iata, infatti, il segmento passeggeri genererà nel 2016 511 miliardi di ricavi, contro i 518 miliardi del 2015. Le entrate, dunque, saranno in lieve calo, ma la gestione dell’offerta in rapporto con la domanda sarà in grado di sostenere i guadagni.
La mappa dei trasporti
Quando si parla di trasporto aereo, non tutto il mondo è Paese. Al contrario, ogni area si differenzia, a volte anche molto sensibilmente, dalle altre.
Parlando di cifre assolute, il Nord America si conferma l’area in grado di catalizzare la maggior parte degli utili del settore, con una previsione di 22,9 miliardi di dollari nel 2016, in aumento rispetto ai 21,5 dello scorso anno. Seguono l’Asia Pacifico, con 7,8 miliardi (7,2 nel 2015), l’Europa ,con 7,5 miliardi (7,4 nel 2015), il Medioriente
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