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Bruna Gallo torna in scena Dopo Alpitour, le Maldive

La manager, trascorsi due anni di pausa, ora commercial­izza strutture nell’Oceano Indiano

- di Remo Vangelista

Venticinqu­e anni. Lo ripete un paio di volte, perché si sente ancora addosso le lunghe stagioni vissute in casa Alpitour. Bruna Gallo,

dopo aver salutato la compagnia torinese nel settembre 2014, ha lavorato anche in altri settori, ha preso tempo, respirato.

Perché serviva proprio del tempo per resettare l’ultimo periodo di Alpi, nonostante un’uscita con stile senza una polemica. Mai la voglia di raccontare sgarbi e problemi. Ora Bruna è tornata sul mercato in sordina, senza disturbare. “Però non mi aspettavo di essere sommersa dai messaggi”.

Da qualche mese ha ripreso a frequentar­e il mondo del turismo occupandos­i della commercial­izzazione di due villaggi alle Maldive. Dopo che abbiamo raccontato del suo ritorno il mondo social si è scosso scaricando anche sulla pagina Facebook di TTG Italia una raffica di commenti, tutti positivi.

Partiamo dai commenti su Facebook? Tanti e inaspettat­i. Devo aver lavorato bene per raccoglier­e questi attestati di stima. L’onestà intellettu­ale e la trasparenz­a tornano sempre indietro.

Lo dice con un sorriso largo largo.

Ora si occupa della commercial­izzazione di due villaggi maldiviani. In questi giorni è in tour per la promozione. Una ripartenza soft dopo 25 anni di maglia Alpitour… Avevo bisogno di ripulirmi, perché mi servono energie per altri 25 anni di lavoro. Ora mi occupo di commercial­izzare due alberghi maldiviani, ma non sarà solo e sempre Italia.

Due villaggi di proprietà di investitor­i italiani che per ora preferisco­no restare dietro le quinte. Malgrado sia già ben chiaro a chi fanno riferiment­o… Cosa vuole dire? Che per riempire due villaggi tutto l’anno (232 camere totali n.d.r.) mi servono turisti da altre parti del mondo. Per questo sono stata a promuoverl­i in altri Paesi. Con quali risultati? Molto interessan­ti. Per esempio, in Germania si lavora molto bene. Si discute, si definisce il contratto e si torna a parlarne l’anno dopo. Ero abituata ad assistere a trattative infinite…

Due anni di stop. Il mercato è quello di sempre? Direi di no, mi pare che tutto vada ancora più a rilento. Il mercato italiano è quasi stanco. Una strana sensazione.

Anche i tour operator sono stanchi? Credo sia indispensa­bile cambiare il modo di erogare il prodotto.Tutto appare vecchio, serve un approccio diverso. Il rapporto tra t.o. e agenzie mi pare sfilacciat­o… Sensazione che attraversa tanti osservator­i di mercato. Tra operatori alla ricerca della via giusta e network con manie da grandi gruppi.

Due parole per i 2 villaggi? Maldive resta il prodotto più classico per l’Italia. Abbiamo una gestione italiana che ci permette di fare uscire sul mercato due villaggi di forte richiamo. Serve un buon mix di clientela.

Tutta alto spendente? Certo, quel target è il più ricercato, ma anche l’unico che offre continuità.

Nell’affrontare la nuova avventura cosa le è rimasto della scuola Alpitour? (Abbassa gli occhiali e sospira) Tanto, perché ho passato una vita in Alpi al fianco di grandi profession­isti, gente del calibro di Massimo Broccoli. Il migliore nel suo campo. Scusi, se le dico Gabriele Burgio cosa le viene in mente? Una persona diretta. Non abbiamo lavorato insieme molti anni, ma credo che il termine ‘diretto’ sia giusto. Ma non in maniera negativa, anzi. Non sono tutti così, mi creda.

Invece il presidente precedente, Daniel John Winteler? Un grande stratega con tanta energia. Posso dirlo?

Cosa? Il mio presidente.

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