L’intervento dell’Antitrust: «Troppi vincoli per le agenzie»
Arriva l’invito dell’Agcm alle Regioni affinché rivedano le normative del settore
Le agenzie di viaggi in Italia hanno troppi vincoli: ad affermarlo, questa volta, non è un’associazione di categoria o un’azienda in vena di polemiche. È nientemeno che l’Antitrust, che segnala una serie di “possibili distorsioni della concorrenza - si legge nel documento -, determinate dal complesso assetto della disciplina nazionale, regionale e delle Province autonome di Trento e Bolzano, in materia di regolazione dell’attività delle agenzie di viaggi e della figura professionale di direttore tecnico”.
Nel dettaglio, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato mette in luce alcuni aspetti delle varie normative locali.“Il regime regionale di accesso ed esercizio dell’attività in esame precisa ancora l’Agcm - risulta ancor più restrittivo di quanto delineato dalla legislazione nazionale”. Si tratta, nel dettaglio, di elementi considerati “restrittivi della concorrenza e non giustificati da esigenze di tutela di interessi di ordine generale”.
Contestazioni
L’Antitrust punta il dito, in primo luogo, sulle norme che in alcune Regioni prevedono il versamento di una cauzione da parte dell’agenzia.Alcune leggi prevedono inoltre che eventuali sanzioni a carico del dettagliante siano pagate decurtando la cauzione, con obbligo di reintegro della somma. Inoltre, l’importo totale resterebbe vincolato per tutto il periodo di esercizio dell’agenzia stessa. In merito a questo, l’Agcm osserva che “l’obbligo di prestare una cauzione per l’apertura di un’agenzia di viaggi appare sproporzionato rispetto all’obiettivo di garantire all’autorità amministrativa il recupero di sanzioni pecuniarie non corrisposte”.
In secondo luogo, nel mirino dell’Autorità finiscono quelle norme che prevedono “limitazioni alla libertà di organizzazione da parte delle agenzie”. Tra queste, la fissazione di obblighi di apertura, di residenza ed equivalenti (“ad esempio consistenti nell’imposizione di una sede principale in Italia”, precisa il documento) o il divieto di apertura nei centri commerciali.Tali limitazioni, sottolinea l’Agcm,“risultano chiaramente non compatibili con i principi a tutela della concorrenza”.
Se in alcune Regioni per aprire un’agenzia è sufficiente la cosiddetta Scia (segnalazione certificata di inizio attività), evidenzia l’Authority, in altre vige ancora il regime autorizzatorio e richiedono, dunque, un’autorizzazione preventiva. A questo proposito, viene evidenziato che la normativa nazionale vigente prevede la presentazione della Scia e non altri sistemi.
In molte Regioni vigono norme che, in relazione ai vincoli di apertura, prevedono sanzioni pecuniarie o revoca della licenza per i non adempienti. Si tratta di misure che, secondo quanto esposto nel documento,“gravano l’attività d’impresa di oneri senza che ne risulti fondato il presupposto impositivo”.
Altro punto critico, le norme che in alcune aree del Paese impediscono l’accesso all’attività a soggetti gravati da condanne penali o dichiarazioni di fallimento.
Dettaglianti
Capitolo a parte, quello dedicato ai direttori tecnici.A partire dal requisito di esclusività e continuità in una sola agenzia richiesto “in pressoché ogni legislazione regionale”.A questo proposito, l’Agcm richiama il Codice del Turismo, che all’articolo 20 “escludeva espressamente l’obbligo” per i direttori tecnici “di svolgere la propria attività in una sola agenzia o filiale”. Non solo: secondo l’Autorità anche l’iscrizione al registro determina “significative restrizioni della concorrenza”. E ancora, sul banco degli imputati finiscono le normative che impongono la sospensione dell’autorizzazione in mancanza di sostituzione del direttore tecnico per un determinato lasso di tempo.
Codice del Turismo
Altro capitolo aperto, i rilievi della Corte Costituzionale per quanto riguarda il Codice del Turismo. La Consulta aveva infatti dichiarato incostituzionali una serie di articoli.“Ad oggi - mette in evidenza l’Antitrust - le citate previsioni del Codice Turismo non risultato essere state sostituite”. Nel documento,indirizzato ai presidenti delle Regioni italiane e delle Giunte Provinciali di Trento e Bolzano, oltre ai presidenti di Camera, Senato e Consiglio dei Ministri, il Garante chiede ai legislatori di intervenire.A livello nazionale chiede “l’eliminazione di vincoli ingiustificati relativi alla figura del direttore tecnico”, oltre ad “affermare con chiarezza il principio della libertà di accesso ed esercizio dell’attività di intermediazione”.A livello regionale,l’Agcm auspica un adeguamento ai principi esposti nelle rilevazioni.