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Spy story Alpitour-Tamburi I retroscena della trattativa

Tutte le vicende che hanno portato all’aumento di capitale del gruppo guidato da Burgio

- Remo Vangelista

Una mattina di inizio primavera il mondo del turismo si è svegliato ricco e conteso.

È infatti piombata sulle piazze la notizia dell’aumento di capitale di Alpitour da 120 (centoventi!) milioni di euro, dopo che solo qualche giorno prima era stato annunciato un aumento da 40 milioni di euro. Si tratta della terza operazione di questo tipo nell’era Alpi targata Gabriele Burgio (nella foto), uomo di poche interviste e forti relazioni.

Il colpo di mercato di qualche giorno fa porta la firma di Giovanni Tamburi, finanziere del ‘54, presidente e amministra­tore delegato di Tip Spa (Tamburi Investment Partners).

Un lavoro sottotracc­ia

L’iniziativa ha acceso come un fiammifero il settore del tour operating, che si attendeva un’operazione di restyling finanziari­o del gruppo torinese, non però una news di questo livello.

Burgio stava però lavorando da tempo sottotracc­ia a questo accordo e, senza fare proclami, ha convinto i vecchi soci. Quei fondi, come Hir- sch e Wise, che cercavano da qualche stagione un modo per rilanciare o vendere le proprie quote.

Ma la strategia di Burgio è andata oltre perché, dopo aver scoperto l’interesse di alcuni soggetti finanziari di un certo peso e l’attenzione misurata di Mediobanca, non si è mai esposto più di tanto, lasciando comunque spazio a incontri e trattative. Sempre senza scoprire le carte. Perché aveva già in mente di dare un assetto diverso alla sua società. Con qualche leggera arrabbiatu­ra per le news uscite su un imminente arrivo del socio cinese (storie di vecchia data, però).

Arriva il nuovo socio

Ma alla fine è sbucato Giovanni Tamburi, vecchia conoscenza di Burgio. I due, nel passato, si erano infatti incrociati durante il salvataggi­o di Jolly Hotels da parte dell’allora Nh Hoteles (che al tempo aveva come amministra­tore delegato l’attuale numero uno di Alpitour).

Adesso con l’aumento di capitale lanciato bisogna individuar­e le prossime mosse industrial­i.

Un gioco che sta mettendo in agitazione il mercato, sia quello alberghier­o, sia quello del tour operating.

Questo perché la Tip di Tamburi ha confermato di stare vagliando nuovi dossier nel comparto; e non è più un segreto il fatto che il mondo della finanza sia da tempo sulle tracce di Nardo Filippetti e del suo Eden Group. Ma al momento, anche lavorando molto di fantasia, appare difficile trovare un punto di incontro tra le due società. Filippetti è orgogliosa­mente convinto di potersi battere ad armi pari con Alpitour e dalla sua vanta una struttura commercial­e flessibile, che negli anni ha guadagnato quote e rispetto.

Intanto i riflettori di Tamburi e Burgio si stanno spostando verso alcuni investimen­ti alberghier­i in Spagna, Grecia, Maldive e Zanzibar, Madagascar e Cuba. Mete tutte raggiungib­ili dai jet della flotta Neos, la controllat­a Alpitour che dispone di una flotta moderna.

“Adesso cercheremo nuovi mattoncini da aggiungere alla realtà esistente”, ha detto il presidente della società torinese nei giorni scorsi.

Il tour operator cambia volto

Nel giro di poche settimane, però, il volto del gruppo torinese sembra totalmente cambiato e ora non si esclude che sull’onda dell’aumento di capitale si verifichin­o altri cambiament­i struttural­i.

Al momento sul fronte dei brand pare non siano previsti cambi di rotta, perché con la stagione estiva alle porte sarebbe rischioso apportare modifiche. Ma è ormai scontato che la geografia dei prodotti Alpi nei prossimi anni sarà destinata a mutare con una forte attenzione al mondo alberghier­o e al settore incoming. L’Italia promette infatti un’altra estate in crescita, malgrado la lenta ripresa del Mar Rosso.

Ma fare acquisti o siglare contratti di gestione di hotel sul mercato italico non sarà così facile. Non più tardi di qualche settimana fa, in un’intervista con TTG Italia, lo stesso Burgio parlando di acquisizio­ni alberghier­e aveva detto:“Si tratta di un segmento interessan­te, ma non bisogna avere fretta. In questo momento vedo prezzi troppo alti per affitti o acquisti a Roma, Firenze e Venezia. Stesso discorso per la Spagna”.

Ma su altre destinazio­ni l’interesse esiste, anzi, sembra probabile che il portafogli­o alberghier­o sia pronto ad accogliere nuove realtà.

Spagna, Caraibi e Oceano Indiano nel mirino Un’operazione da 120 milioni di euro

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