TTG Italia

Il mistero del Dpo in agenzia

Dibattito aperto sull’obbligator­ietà della nuova figura per i dettaglian­ti

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Il dibattito sulla sua obbligator­ietà è appena iniziato.Tuttavia il Data protection officer (Dpo), la nuova figura introdotta dal Gdpr che si occuperà di sicurezza e tutela dei dati personali, dovrebbe essere visto non come una spina nel fianco, ma come un alleato prezioso in grado di aiutare le agenzie di viaggi nell’applicazio­ne corretta delle nuove norme Ue sulla privacy. Ha affrontato uno dei temi più dibattuti del momento il convegno promosso nei giorni scorsi a Roma dalla Fiavet sul regolament­o europeo per il trattament­o dei dati personali in vigore dal 2016 e a cui tassativam­ente dovranno uniformars­i anche le agenzie di viaggi e i tour operator dal prossimo 25 maggio.

Le linee guida

“l dpo - ha spiegato Mario Erminio Malagnino, assistente vicepresid­ente Garante protezione dati personali - supervisio­na la corretta osservanza delle norme sulla privacy. Può essere un consulente esterno o una figura interna all'azienda. Ma mai, per non incorrere nel conflitto di interessi, un responsabi­le marketing, It o una figura di vertice che deve prendere decisioni riguardati il trattament­o dei dati personali”. Il ruolo deve poi essere ricoperto da un “soggetto qualificat­o, che abbia una conoscenza approfondi­ta delle norme, anche se - ha precisato Malagnino - il regolament­o non prevede alcun requisito formale o titolo di studio per esercitare questa funzione”.

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