La triste parabola di Valtur
Tutti guardavano a Investindustrial di Andrea Bonomi come il nuovo protagonista del cambio di passo del turismo italiano. Dopo avere duellato fino all’ultima stoccata con i cinesi di Fosun per accaparrarsi Club Med, il finanziere aveva cambiato la preda concentrandosi sulla sua Italia e rilevando quel marchio forte chiamato Valtur per creare un soggetto di punta sul mercato. Magari solo un punto di partenza per un progetto più ampio. Due anni dopo le cronache ci raccontano invece di un progetto completamente fallito sotto il peso dei debiti (circa 70 milioni) e al momento nessuna intenzione di riprendere in mano la situazione e ripartire praticamente da zero. C’è ancora tempo per presentare un piano industriale di rilancio secondo i termini del concordato in bianco, ma dopo l’uscita di scena anche del presidente Carlo Gagliardi appare ormai chiaro che la volontà attuale sia quella di mettere la parola fine senza ulteriori perdite. Questo potrebbe aprire una partita nuova intorno al brand, unico superstite di una fuga collettiva che ha coinvolto anche i villaggi. A partire da quell’oggetto del desiderio chiamato Tanka Village in Sardegna, il primo a chiudere il contratto con Valtur. E intorno al resort si starebbe aprendo una vera e propria asta che sta coinvolgendo alcuni big del settore. I soliti noti, a partire da Club Med e Alpitour, pronti a mettere le mani su una struttura dalle grandi potenzialità.