Le agenzie in cerca del prodotto villaggio
I tour operator hanno preferito investire sugli hotel piuttosto che sui club
Una meta che ogni estate è sulla cresta dell’onda, ma dove, per la concorrenza dei mercati esteri, gli investimenti degli operatori nostrani non riescono a incidere realmente sull’orientamento dell’offerta o a dettare le regole del pricing. È questo il verdetto pronunciato quasi in blocco dalle agenzie di viaggi della Penisola.“Credo che i t.o. - osserva Alessandra Olmi, addetta alle vendite della Carovana dei Sogni di Aulla (Massa Carrara) abbiano investito più su nuove isolette, di cui prima non si sentiva quasi parlare, che su nuove aperture di villaggi. In genere sono stati ampliati, anche di molto, gli hotel a catalogo, ma non ci sono novità di rilievo nella gestione di club”. Sulla stessa lunghezza d’onda Marina Merli, direttore tecnico della 1.000 Mondi di Pavia che, peró, bacchetta i t.o. anche sul lato voli.“Anche con i charter ci sono a volte delle partenze del martedì o in mezzo alla settimana, che qualche problema lo creano quando si hanno solo i classici sette giorni a disposizione”. Punta il dito contro la carenza di una ricettività di livello più alto Maria Carla Zurru, titolare de Le mille e una notte Viaggi di Cagliari.“Sebbene gli operatori - dice abbiano in genere ampliato l’offerta, le strutture di pregio rimangono poche e con costi importanti”. Per qualcuno, invece, non manca la ricettività in grado di soddisfare le esigenze di un target abituato al top del comfort.“Accanto all’offerta medio-bassa - sottolinea Tiziana Gandolfo, responsabile programmazione della Grasso Viaggi di Acireale (Catania) - esistono strutture di lusso e boutique hotel che funzionano bene per i viaggi di nozze”. Un tipo di offerta, quella up level, che, osserva Alessandra Testa, contitolare della Dondequiera Viaggi di Taranto,“si trova ormai ovunque, anche su isole come Corfù o Zante, tradizionalmente legate a una ricettività di piccoli alberghi e pensioni più a buon mercato”.