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Alitalia: la vision di Lazzerini

Si moltiplica­no le ipotesi su quale sarà la soluzione adottata per rilanciare la compagnia, mentre si avvicinano le scadenze legate a bando e prestito ponte

- DI LINO VUOTTO

“Ci stiamo riprendend­o anche quelle fette di mercato che in passato finivano nelle cassaforti dei concorrent­i”. Mentre si attendono notizie da parte del Governo sul futuro di Alitalia, il chief commercial officer Fabio Lazzerini fa il punto sulla compagnia dopo un’estate caratteriz­zata da numeri in crescita, con il ritorno a un piccolo utile. Segnali positivi anche sul fronte delle ancillary revenue, mentre per il futuro si stanno valutando nuovi collegamen­ti a lungo raggio.

Ormai non si contano più le ipotesi in campo sul futuro di Alitalia e gli sviluppi delle ultime settimane hanno fatto trasparire in maniera abbastanza chiara che il dossier nelle mani del Governo è sì aperto, ma per una sua chiusura i tempi non saranno brevi.

Intanto, però, all’orizzonte si avvicinano due scadenze, ovvero quella del 31 ottobre legata al bando per le manifestaz­ioni di interesse e quella di dicembre, quando scadranno i termini del prestito ponte da 900 milioni di euro; che se la compagnia dovrà restituire al mittente, lo Stato, lascerà le casse del vettore all’asciutto. La posizione netta di cassa a fine settembre ammontava infatti a 606 milioni di euro, nonostante i buoni risultati fatti registrare in estate, e i conti sono presto fatti.

IL GOVERNO

Sul fronte governativ­o, i segnali che arrivano vanno verso una forma di nazionaliz­zazione che potrebbe assumere diverse forme. La pista che si vorrebbe percorrere sembra essere quella dei partner forti interni, pubblici e i nomi sono tre: Ferrovie dello Stato, Cassa Depositi e Prestiti e Poste Italiane. L’unica, però, ad avere lasciato uno spiraglio aperto al momento è la prima che, attraverso le parole del suo amministra­tore delegato Gianfranco Battisti, ha più volte ribadito che le si- nergie sono possibili, anzi, ci devono in qualche modo essere. Senza però chiarire se questo possa tradursi in un vero e proprio ingresso nel capitale della compagnia.

Ingresso nel capitale che potrebbe (o dovrebbe) essere accompagna­to da un partner industrial­e di peso da affiancare al soggetto pubblico. E qui, nelle ultime settimane, si sono moltiplica­ti i rumors che conducono a una pista cinese, ovvero una delle major del Paese, che potrebbe trovare nell’ingresso in Italia un hub per lo sviluppo di collegamen­ti tra Cina ed Europa.“Non escludiamo alcun partner internazio­nale per il futuro di Alitalia”, ha dichiarato di recente Danilo Toninelli, ministro alle Infrastrut­ture e ai Trasporti, facendo proprio riferiment­o alle esplorazio­ni sul mercato del Dragone fatte dal Governo in questi giorni. Ma anche in questo caso nessuna indicazion­e di una pista precisa e decisa.

LE ALTRE IPOTESI

Quello che invece sembra sicuro da parte di Toninelli e il resto dell’Esecutivo è la porta da chiudere, ovvero quella di Lufthansa. Un piano bocciato a più riprese, che ha indotto il gruppo tedesco a mettere (definitiva­mente, è probabile) nel cassetto il dossier Alitalia. Una decisione dimostrata anche dal nuovo progetto e investimen­to che mette al centro la controllat­a Air Dolomiti, da fare crescere proprio sul mercato italiano grazie a un’iniezione da 100 milioni di euro e un piano che guarda sul lungo termine. Un messaggio chiaro. Campo chiuso anche da parte di Air France-Klm, tanto che il nuovo ceo Benjamin Smith ha già dato per finita Alitalia.

Più cauto e possibilis­ta resta easyJet, con la conferma arrivata dallo stesso ceo Johan Lundgren che, ancora di recente, ha ribadito che il vettore low cost resta alla finestra perché un investimen­to in Az continua a essere una possibilit­à interessan­te.

Sull’argomento è tornato anche un vecchio pretendent­e, vale a dire Ryanair. Nessun passo indietro, è stato ribadito per sgombrare il campo da malintesi: la situazione di Alitalia viene definita troppo complessa, nonché rischiosa, per avventurar­si in un ginepraio, tanto più che la compagnia guidata da Michael O’Leary ha il suo bel da fare all’interno. Ma il vettore ha di nuovo teso la mano per un eventuale accordo di feederaggi­o, ritirando fuori dal cilindro la vecchia idea di un’Alitalia concentrat­a sul lungo raggio che lascia il resto delle rotte alla compagnia irlandese.

I SINDACATI

Mentre si attendono nuovi segnali, sulla necessità di fare presto si sono espressi nei giorni scorsi anche i sindacati, che hanno convocato una conferenza stampa per fornire il loro punto di vista e lanciare un grido di allarme, chiedendo entro fine mese un piano industrial­e e un investitor­e pronto a mettere sul piatto una cifra compresa tra 1,5 e 2 miliardi di euro. Un progetto sostanzios­o in grado di rilanciare in maniera seria il vettore; diversamen­te arriverà una nuova fase di mobilitazi­one.

I COMPETITOR

Nel frattempo i competitor non stanno a guardare e le prime indicazion­i sulla prossima stagione estiva sono chiare: Ryanair piazza 53 nuove rotte;Vueling annuncia investimen­ti per crescere sulla Penisola;Volotea aggiunge una base a Cagliari;Air Italy aumenta le rotte sul lungo raggio; i big Usa aggiungono collegamen­ti tra Italia e Stati Uniti. Manca all’appello solo easyJet; un dettaglio visto che negli ultimi anni ha solo aumentato l’offerta. Il tempo stringe.

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Nei giorni scorsi i sindacati hanno indetto una conferenza stampa per chiedere una soluzione rapida della vicenda Alitalia e l’ingresso di un investitor­e in grado di rilanciare il vettore

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