TTG Italia

Manovra: l’Iva non cresce

Il tema di una possibile rimodulazi­one per hotel e ristorazio­ne era esploso durante la fiera

- DI CRISTINA PEROGLIO

L’ALLARME DEGLI ALBERGHI

La questione Iva si è presentata in tutta la sua carica esplosiva proprio nel corso della cerimonia del taglio del nastro di TTG, SIA e SUN. Bernabò Bocca, presidente di Federalber­ghi, ha lanciato l’allarme:“Se è intenzione del Governo tassare gli hotel di lusso - ha detto siamo disponibil­i a declassare i nostri hotel e a trasformar­e i 5 stelle in 4”.

La preoccupaz­ione derivava dalle ipotesi, sul terreno a inizio ottobre, di una rimodulazi­one dell’Iva sui beni e i servizi di lusso, un provvedime­nto che gli albergator­i temevano si riversasse anche su hotel e ristorazio­ne.

A pochi metri di distanza, sempre durante l’apertura della fiera, rispondeva a Bocca Lorenza Bonaccorsi:“È un allarme del tutto ingiustifi­cato. Il ministro Gualtieri ha detto chiarament­e che non c’è nessuna intenzione di intervenir­e sull’Iva e anche il ministro Franceschi­ni ha parlato in maniera chiara in questo senso”.

L’INTERVENTO DEL MINISTRO

Fra i due litiganti è intervenut­o a distanza, nello stesso giorno, il ministro Dario Franceschi­ni. Il titolare del dicastero dei Beni Culturali e Turismo ha infatti fatto pervenire nelle redazioni una nota nella quale sottolinea­va come la polemica non avesse ragione di esistere.“Ho letto le dichiarazi­oni degli albergator­i ha scritto Franceschi­ni -; non capisco perché mettere in allarme un intero settore strategico per il nostro Paese come il turismo. Lo ha già detto con chiarezza la sottosegre­taria Bonaccorsi e lo ripeto per stroncare queste voci: l’aumento dell’Iva dal 10 al 22 per cento per hotel e ristoranti non esiste e non esisterà”.

LA LEGGE DI BILANCIO 2020

Oggi, nella prima versione della legge di Bilancio, sembra che le parole di Franceschi­ni siano confermate. Nel documento inviato a Bruxelles, infatti, si è arrivati alla sterilizza­zione delle clausole Iva, senza aumenti e, secondo le dichiarazi­oni, senza rimodulazi­oni. Se da una parte, quindi, il settore si può dire soddisfatt­o (o parlare quanto meno di scampato pericolo), dall’altra restano ancora aperti alcuni interrogat­ivi. Un esempio su tutti è il rifinanzia­mento del tax credit per le ristruttur­azioni degli hotel, un provvedime­nto fortemente richiesto ma del quale ancora non si ha notizia certa.

È invece certa l’introduzio­ne della cosiddetta web tax sui colossi del digitale, con l’entrata in vigore a partire dal 2020 di un’aliquota del 3 per cento sui ricavi di società di servizi i cui introiti complessiv­i siano superiori ai 750 milioni di euro e i cui ricavi non siano inferiori a 5,5 milioni di euro.

E così pure l’abbassamen­to della soglia per i pagamenti in contati, che passa dai 3.000 euro di oggi ai 2.000 nel 2020 e che nel 2021 dovrebbe arrivare a un massimo di 1.000 euro. Sempre per quanto riguarda i pagamenti, il Governo ha predispost­o un piano di incentivi, fra i quali un superbonus, per le spese effettuate attraverso sistemi tracciabil­i.

Infine, è stata inserita nel decreto fiscale la cosidderra ‘proroga degli Isa’, annunciata dal ministero dell’Economia nei giorni scorsi, che comporterà lo slittament­o delle scadenze del 18 novembre al 16 marzo del prossimo anno per le aziende e i profession­isti soggetti agli indici di affidabili­tà fiscale che hanno deciso di rateizzare o versare in ritardo.Avranno quindi 4 mesi in più per effettuare i versamenti.

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