Manovra: l’Iva non cresce
Il tema di una possibile rimodulazione per hotel e ristorazione era esploso durante la fiera
L’ALLARME DEGLI ALBERGHI
La questione Iva si è presentata in tutta la sua carica esplosiva proprio nel corso della cerimonia del taglio del nastro di TTG, SIA e SUN. Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, ha lanciato l’allarme:“Se è intenzione del Governo tassare gli hotel di lusso - ha detto siamo disponibili a declassare i nostri hotel e a trasformare i 5 stelle in 4”.
La preoccupazione derivava dalle ipotesi, sul terreno a inizio ottobre, di una rimodulazione dell’Iva sui beni e i servizi di lusso, un provvedimento che gli albergatori temevano si riversasse anche su hotel e ristorazione.
A pochi metri di distanza, sempre durante l’apertura della fiera, rispondeva a Bocca Lorenza Bonaccorsi:“È un allarme del tutto ingiustificato. Il ministro Gualtieri ha detto chiaramente che non c’è nessuna intenzione di intervenire sull’Iva e anche il ministro Franceschini ha parlato in maniera chiara in questo senso”.
L’INTERVENTO DEL MINISTRO
Fra i due litiganti è intervenuto a distanza, nello stesso giorno, il ministro Dario Franceschini. Il titolare del dicastero dei Beni Culturali e Turismo ha infatti fatto pervenire nelle redazioni una nota nella quale sottolineava come la polemica non avesse ragione di esistere.“Ho letto le dichiarazioni degli albergatori ha scritto Franceschini -; non capisco perché mettere in allarme un intero settore strategico per il nostro Paese come il turismo. Lo ha già detto con chiarezza la sottosegretaria Bonaccorsi e lo ripeto per stroncare queste voci: l’aumento dell’Iva dal 10 al 22 per cento per hotel e ristoranti non esiste e non esisterà”.
LA LEGGE DI BILANCIO 2020
Oggi, nella prima versione della legge di Bilancio, sembra che le parole di Franceschini siano confermate. Nel documento inviato a Bruxelles, infatti, si è arrivati alla sterilizzazione delle clausole Iva, senza aumenti e, secondo le dichiarazioni, senza rimodulazioni. Se da una parte, quindi, il settore si può dire soddisfatto (o parlare quanto meno di scampato pericolo), dall’altra restano ancora aperti alcuni interrogativi. Un esempio su tutti è il rifinanziamento del tax credit per le ristrutturazioni degli hotel, un provvedimento fortemente richiesto ma del quale ancora non si ha notizia certa.
È invece certa l’introduzione della cosiddetta web tax sui colossi del digitale, con l’entrata in vigore a partire dal 2020 di un’aliquota del 3 per cento sui ricavi di società di servizi i cui introiti complessivi siano superiori ai 750 milioni di euro e i cui ricavi non siano inferiori a 5,5 milioni di euro.
E così pure l’abbassamento della soglia per i pagamenti in contati, che passa dai 3.000 euro di oggi ai 2.000 nel 2020 e che nel 2021 dovrebbe arrivare a un massimo di 1.000 euro. Sempre per quanto riguarda i pagamenti, il Governo ha predisposto un piano di incentivi, fra i quali un superbonus, per le spese effettuate attraverso sistemi tracciabili.
Infine, è stata inserita nel decreto fiscale la cosidderra ‘proroga degli Isa’, annunciata dal ministero dell’Economia nei giorni scorsi, che comporterà lo slittamento delle scadenze del 18 novembre al 16 marzo del prossimo anno per le aziende e i professionisti soggetti agli indici di affidabilità fiscale che hanno deciso di rateizzare o versare in ritardo.Avranno quindi 4 mesi in più per effettuare i versamenti.