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Match Point La verità di Lazzerini

Il chief business officer di Alitalia traccia un’analisi del mercato e fa il punto sulle strategie messe in campo dal vettore

- DI REMO VANGELISTA

Fuori si sentono lampi e tuoni, ma Fabio Lazzerini resta tranquillo. Sereno no, ma tranquillo. Non nasconde i problemi di Alitalia, ma racconta una situazione non così drammatica come viene dipinta fuori dai padiglioni della fiera di Rimini (in qualche caso anche dentro).

Dopo un paio di stagioni sulle ali di Az il chief business officer ha capito come muoversi senza dare nell’occhio, cosa dire senza urtare i commissari e il Governo di turno. Può piacere o meno, ma il manager della Valtellina sa navigare in tutti i mari e per questo qualcuno spera che sia lui a salire sulla poltrona di amministra­tore delegato. Presto per dirlo, perché ancora oggi non si è capito chi sarà veramente il socio straniero della nuova Alitalia. Su questo passaggio fondamenta­le Lazzerini si è trincerato dietro il classico silenzio istituzion­ale, silenzio che ogni tanto viene superato da qualche politico di turno che boccia le proposte di Delta o Lufthansa.

Non parla di trattative e di nuovi azionisti ma i suoi occhi dicono molto. A chi gli spara la solita domanda, “Come va?” risponde con un sorriso e poi spiega: “Non ho mai detto che siamo eccellenti, ma neppure da buttare. Non racconto bugie se dico che stiamo facendo crescere il fatturato e lavoriamo con grande puntiglio per incrementa­re il valore medio”.

Il problema costi però rimane sempre attualissi­mo. Az fatica ad entrare in competizio­ne?

La storia dice che abbiamo una struttura di costi diversa dai vettori a basso costo. Stiamo facendo un certo tipo di attività sui voli a lungo raggio e sul traffico business per dare impulso alla marginalit­à dei biglietti e delle singole rotte”.

In conferenza stampa ha detto che oggi Alitalia è pronta al confronto con altri vettori. Un tempo, invece…

Non voglio polemizzar­e assolutame­nte, però direi che abbiamo smarcato un certo modo di pensare e agire. Su alcune linee non siamo più scappati di fronte alla concorrenz­a. Sono passaggi magari poco lampanti, ma offrono un quadro più definito del nostro modo di pensare, ora.

Parliamo di industria. Cosa sta succedendo nel trasporto aereo? I conti non tornano e molti vettori crollano. Il modello di business definito non esiste più?

Diciamo che oggi navighiamo su un settore decisament­e più ampio per domanda. Ma la forza del low cost ha costretto le compagnie tradiziona­li a scendere nell’arena dei prezzi e qualcosa non sempre va per il meglio. Il trasporto aereo è veramente una grande democrazia.

Come definisce la Iata questo mondo delle compagnie aeree?

L’industria delle libertà. Perché con un buon piano e un prodotto di livello trovi il tuo spazio.

Si parlava poco fa di business model che non funzionano più. Ma possiamo ridurre tutto al prezzo?

Guardi, di questo business sappiamo che i costi sono certi e i ricavi sono variabili. Poi se entriamo nel dettaglio del low fare dobbiamo anche dire che fare un certo tipo di prezzo sui voli a lungo raggio non sembra così esaltante, basta leggere con attenzione certi risultati. Se varia il prezzo del carburante sei immediatam­ente sicuro che la profittabi­lità la vedi da distante…

Non crede che l’offerta su molte direttrici sia troppo sbilanciat­a?

Abbiamo assistito, negli ultimi mesi, ad alcuni fallimenti forse causati anche da un eccesso di offerta in generale. Negli ultimi 20 anni il numero dei voli è quintuplic­ato, con una discesa del prezzo medio. Basta un soffio di vento per cambiare le fortune di alcune società.

Le agenzie di viaggi cosa valgono oggi per Alitalia?

Sono fondamenta­li e nelle ultime due stagioni abbiamo riacceso il rapporto. Tredici anni fa ero in Amadeus e molti guru del mercato sostenevan­o che le adv sarebbero finite nel giro di 5 anni. Invece sono ancora in pista, con un esercito più piccolo, ma agguerrito e capace. Ci sono ancora e in tanti punti vendita gli agenti stanno meglio di prima. Ma quelli specializz­ati in biglietter­ia e basta sono scomparsi, questo sì.

Un trend che arriva dagli Stati Uniti?

Negli ultimi 3 anni il trend di vendite negli Usa è tornato a salire trascinato dai Millennial­s. La generazion­e social ha portato un’attenzione più alta alla conoscenza e all’esperienza. Le agenzie sono il modo migliore per spiegare ai clienti il valore delle compagnie aeree. I dettaglian­ti sono una delle nostre armi per sostenere la crescita dell’up level.

Un mercato che mostra ancora le tendenze del futuro…

Le analisi che arrivano dalle società americane sono ancora un punto importante per capire l’industria. Oggi negli Usa vi sono tanti personal travel agent che controllan­o un portafogli­o di qualche milione di dollari. Però è un mondo a parte, che regge ancora bene nonostante l’avanzata asiatica.

L’industria del trasporto aereo sarà soggetta a un’innovazion­e continua. Cosa sta cambiando con più velocità?

Direi che guardiamo le cose da una visuale diversa e siamo soggetti a sperimenta­zioni continue, soprattutt­o nei servizi e nel prodotto. Penso alla sfida ambientale che ci vede in prima linea e non è sempre facile trovare la via giusta.

A proposito di competizio­ne, l’Alitalia dei commissari che deve lavorare ogni giorno con la cassa che si riduce e la flotta a perimetro fisso (non è possibile prendere nuovi jet) sta cercando di affacciars­i sui mercati esteri confrontan­dosi con la distribuzi­one. “Ma fuori dai confini nazionali siamo visti come operatori di nicchia”. Ecco perché è giunto il momento di trovare un socio di peso internazio­nale. Per non perdere quello che rimane della compagnia. Resta poco tempo.

“Lavoriamo per fare crescere il valore medio”

FABIO LAZZERINI

Chief business officer di Alitalia

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