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Il trasformis­mo di Norwegian

La compagnia prepara un nuovo corso provando a inserirsi nei voli verso l’Asia attraverso un corridoio siberiano

- DI LINO VUOTTO

Ostinazion­e e trasformis­mo. Norwegian Air Shuttle sale sulle barricate e prepara un’altra rivoluzion­e, alla ricerca di strade alternativ­e che consentano di ritornare al ‘famigerato’ utile, perso lungo la strada dello sviluppo senza controllo per diventare la numero uno del low cost a lungo raggio.

L’anno in corso è passato sotto il segno di una cura d’urto a base di tagli di costi, rotte, aerei. In più la sfortuna ci vede benissimo e ha portato in dote al management della compagnia una patata bollente chiamata B737 Max.

CAMBIO DI PASSO

I migliorame­nti, quindi, sono arrivati, ma non come si sperava. E in mezzo c’è stato anche il cambio al vertice, con l’uscita di scena dei cofondator­i di Norwegian, nonché presidente e amministra­tore delegato. Un’altra scossa, che al contempo però ha fatto da base all’avvio di un nuovo percorso.

Prima cosa da fare è stata quella di garantire la liquidità in cassa per il tempo necessario affinché il piano di ristruttur­azione potesse arrivare a termine.Difficile trovare nuovi investitor­i in questa fase di mercato, disposti inoltre a rischiare in una compagnia a più riprese sotto le profezie di fine imminente (tema sul quale si è specializz­ato il ceo di Ryanair Michael O’Leary).E qui è arrivata un’operazione in due mosse.

Prima mossa: convincere i creditori ad aspettare due anni per avere quanto spettato per i bond in scadenza imminente. Come garanzia Norwegian ha messo sul piatto un pezzo pregiato come gli slot di Londra Gatwick:“Se dovesse andare male sono vostri, valgono molto di più rispetto a quanto rinunciate ora”.

Seconda mossa: tornare in pista, lanciare un nuovo bond e immettere nuove azioni a prezzo ribassato sul mercato.Totale del disturbo oltre 400 milioni di euro, con il quale Norwegian si sarebbe garantita la tranquilli­tà finanziari­a almeno fino a tutto il 2020 (in barba a tutte le cassandre).

IL COLPO DI SCENA

Ma il vero colpo a sorpresa doveva ancora arrivare. Si tratta di un progetto in fase embrionale, i cui dettagli devono ancora essere definiti, così come tutte le firme nero su bianco sono ancora al di là da venire. È nata infatti una clamorosa pista russa, che ha aperto una prospettiv­a completame­nte nuova per la compagnia, ma in realtà lo stesso si può dire per tutto il settore. Nel mirino di Norwegian sono infatti finite le lucrative rotte asiatiche, quelle che sono diventate nel tempo il core business della vicina Finnair. Come potere entrare in questo mercato?

Norwegian ci sta provando attraverso un nuovo corridoio, per il quale ha chiesto il via libera alla Russia per ottenere i diritti su un aeroporto in Siberia che faccia da scalo, per arrivare poi fino alle destinazio­ni più richieste senza dovere usare i widebody. La pista russa, però, non si esaurisce qui, perché dall’altra parte sarebbe stato chiesto alla compagnia di dare una mano alla Sukhoi, il produttore di aerei russo che sta vivendo un momento di magra sul fronte degli ordini (si parla addirittur­a di una sola consegna nell’anno in corso). Cinquanta aerei, i primi dieci dei quali con direzione Argentina per alimentare l’altro business, quello della controllat­a sudamerica­na.

La partita è appena iniziata e va ricordato che qualche anno fa nessuno avrebbe scommesso sul lungo raggio low cost.Anche se oggi il contesto è molto diverso.

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Nella partita sulla Russia ci sarebbero anche gli aerei della Sukhoi: Norwegian ne acquistere­bbe 50 per la propria flotta, dieci dei quali verrebbero girati subito alla controllat­a argentina

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