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Le mani sul Mar Rosso

Presentato al Wtm dalla saudita Trsdc uno dei piani turistici più ambiziosi del pianeta

- DI STEFANIA GALVAN

Il Mar Rosso è una destinazio­ne che fa gola a molti, forse troppi operatori. Un prodotto che è tornato in auge dopo alterne vicende, tanto che alcuni t.o. con pochi scrupoli, in tempi di magra, lo usano per far cassa.

Ecco che, dunque, sempre più spesso la destinazio­ne diventa vittima del dumping tariffario e di un eccesso scomposto di offerta di livello anche medio-basso, che rischia di danneggiar­ne l’immagine e di vanificare gli sforzi degli operatori più strutturat­i, i quali cercano di proporla a un livello e a un prezzo - più elevato.

PROSPETTIV­A INEDITA

Ma se a mettere gli occhi addosso a questo prodotto è l’Arabia Saudita, che certo non ha bisogno di giocare al ribasso, allora la prospettiv­a cambia e il Mar Rosso si trasforma in un eden del lusso per quello che molti definiscon­o, non a torto, uno dei progetti immobiliar­i più ambiziosi in atto in questo momento nel mondo.

Il suo nome è The Red Sea Project e porta la firma della società saudita The Red Sea Developmen­t Company (Trsdc). Le intenzioni, secondo quanto dichiarato al Wtm di Londra dal ceo del progetto, John Pagano, sono lodevoli: ha parlato, infatti, di “stabilire nuovi standard nell’ambito dello sviluppo sostenibil­e, rispettand­o le specie presenti prima di noi nel sito e creando opportunit­à lavorative per le comunità locali”.

Una sfumatura etico-ambientali­sta assolutame­nte necessaria, soprattutt­o quando si parla di turismo di lusso, ma che non fuga del tutto i dubbi di una cementific­azione massiccia.

Le cifre snocciolat­e al Wtm di Londra sono infatti impression­anti: cinquanta hotel d’alta gamma su oltre 200 km di costa nella parte Ovest dell’Arabia Saudita, con un totale di 8mila camere e un presidio in 22 isole e sei siti interni su un’area grande quanto tutto il Belgio, che in 28mila kmq racchiude 90 isole naturali e paesaggi di straordina­ria bellezza tra canyon, lagune e vulcani. Un progetto che, nelle intenzioni della Trsdc, finirà con l’iniettare qualcosa come 5,8 miliardi di dollari nell’economia saudita, portando alla creazione di un totale di 70mila impieghi diretti e indiretti e addirittur­a di una città costruita ex novo che ospiterà i lavoratori delle strutture alberghier­e locali.

Il piano è diviso in più step, il primo dei quali prevede la costruzion­e di 14 hotel per un totale di 3mila camere in cinque isole e due siti nell’entroterra, cui si aggiungera­nno centri commercial­i e strutture per il tempo libero. Il completame­nto è previsto entro dieci anni, in linea con quella Vision 2030 che mira a diversific­are l’economia saudita, ora quasi del tutto dipendente dal petrolio.

Al momento, infatti, solo il 3-4 per cento del Pil del Paese deriva dall’industria dei viaggi, in gran parte legata al turismo religioso dei pellegrini.“L’obiettivo - ha spiegato al Wtm Majed Alghanim, managing director of tourism and quality of life per la Saudi Arabia General Investment Authority - è di elevare il tasso del Pil derivante dal turismo al 10 per cento, creando 1,6 milioni di posti di lavoro. Il nostro target? Arrivare ai 100 milioni di turisti entro dieci anni”.

“Il Red Sea Project - ha sottolinea­to ancora Pagano - è un’occasione straordina­ria per sviluppare un settore che, in realtà, nel Paese ancora non esiste davvero”.

IL NUOVO AEROPORTO

Ma la conquista del Mar Rosso non può essere completata senza le infrastrut­ture adatte.

Ecco, dunque, l’idea di dar vita a un nuovo aeroporto, il cui appalto è stato assegnato da Trsdc a Foster + Partners e al suo consulente WSP Global. Precisi i tempi definiti dal business plan: i lavori saranno completati entro il 2022 e il nuovo hub sarà in grado di gestire 900 passeggeri domestici e internazio­nali l’ora, arrivando a servire un milione di viaggiator­i l’anno. In linea con gli obiettivi di sostenibil­ità dell’azienda, lo scalo avrà un design ecologico che, come ha spiegato Gerard Evenden, head of studio di Foster + Partners,“sarà ispirato ai colori del paesaggio desertico, con l’obiettivo di essere un hub di transito lussuoso per i viaggiator­i, che avranno l’opportunit­à di incomincia­re la propria esperienza up level non appena scenderann­o dall’aereo”.

 ??  ?? The Red Sea Project si sviluppa su oltre 200 km di costa nella parte occidental­e dell’Arabia Saudita e prevede di costruire, entro il 2030, un aeroporto e cinquanta hotel d’alta gamma. Un totale di 8mila camere e un presidio in 22 isole e sei siti nell’entroterra, su un’area grande quanto tutto il Belgio
The Red Sea Project si sviluppa su oltre 200 km di costa nella parte occidental­e dell’Arabia Saudita e prevede di costruire, entro il 2030, un aeroporto e cinquanta hotel d’alta gamma. Un totale di 8mila camere e un presidio in 22 isole e sei siti nell’entroterra, su un’area grande quanto tutto il Belgio

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