Ospitalità, Roma al bivio
Al centro dell’Albergatore Day il sommerso negli affitti brevi e il tema del turismo low cost
Catene internazionali del lusso e fondi di investimento non fanno che contendersi gli angoli più iconici di Roma. Eppure l’impennata delle strutture di alta gamma, aumentate del 71 per cento negli ultimi cinque anni, non riesce a frenare l’avanzata della ricettività abusiva a Roma. Non un’attività occasionale o limitata ad alcune aree, ma un’economia parallela e ben radicata, che si stima porti ogni anno nella Capitale 19,5 milioni di presenze fantasma, a fronte di un giro d’affari sommerso di quasi 1,4 miliardi di euro e un mancato gettito per il contributo di soggiorno di 68 milioni.
LE STRUTTURE FANTASMA
“Solo su Airbnb ci sono quasi 32mila annunci di appartamenti e di questi ben 13.800 sono strutture fantasma”ha denunciato il presidente di Federalberghi Roma, Giuseppe Roscioli, scegliendo di aprire la diciassettesima edizione dell’Albergatore Day con i numeri della prima emergenza del turismo della Capitale: quella della ricettività alternativa che non segue le regole e prospera sulle spalle di chi, invece, lavora rispettando norme e obblighi.
Un’emergenza che da anni, sostengono gli imprenditori dell’associazione, porta sì tanti turisti, ma in gran parte low cost. Un problema da affrontare, più che una risorsa da cui attingere visto che, applicando al caso Roma i tassi di crescita a livello internazionale dell’Unwto (più 5,4 per cento nel 2018), solo tra dieci anni si potrebbero superare nella Capitale i 78 milioni di presenze e i 133 milioni entro venti.
IMPERATIVO QUALITÀ
“La città non può sopravvivere ai ritmi di crescita attuali, dobbiamo fare delle scelte e dire al mondo se Roma vuole un turismo che porta benefici o si appresta, invece, a diventare la regina delle mete low cost. Non possiamo accogliere 150 milioni di turisti, dobbiamo puntare sulla qualità e riuscire ad attrarre quel segmento di livello medio-alto che è in grado di apprezzare la città”.
L’unico modo, secondo Roscioli, per elevare le performance degli hotel romani che, indicano i dati elaborati da Str Global per l’Ente Bilaterale del Turismo, fanno decisamente meno affari rispetto ai loro concorrenti: 110 euro di revPar a notte di media, a fronte dei 226 euro di Venezia, dei 197 a New York e dei 168 a Parigi. “Un dato dovuto in gran parte a questa offerta selvaggia dell’extralberghiero che - ha sostenuto Roscioli - trascina verso il basso il target del turismo romano. Ecco perché - ha aggiunto - vogliamo una legge di carattere nazionale che regoli il fenomeno degli affitti brevi”.
LA RISPOSTA DEL MIBACT
Un’esigenza che, del resto, anche il Governo sembra ormai deciso a soddisfare:“Dobbiamo inquadrare il fenomeno in un provvedimento ad hoc che definisca in maniera chiara i limiti della locazione turistica e quali sono le normative da seguire - ha indicato il sottosegretario al Mibact, Lorenza Bonaccorsi, in un messaggio video rivolto agli albergatori -. Solo così potremo avere un sistema più trasparente, più consono alla domanda turistica e in grado di garantire condizioni uguali per tutti”.
IL RUOLO DEL COMUNE
Ma alle richieste incalzanti di Roscioli non ha mancato di rispondere anche l’assessore capitolino allo Sviluppo Economico e al Turismo, Carlo Cafarotti:“La concorrenza non può che essere combattuta sul piano normativo, ma è anche vero che Roma non sta gestendo al meglio la sua proposizione sul mercato. Ecco perché - ha aggiunto - bisogna iniziare a gestire la destinazione in materia proattiva e chiarire con il marchio ‘Made in Roma’ cosa rispetta i canoni di qualità e cosa no”.