I numeri del turismo che resiste
Nulla frena la corsa dell’outgoing mondiale, che secondo il World Tourism Barometer 2019 sfiora la soglia di 1,5 miliardi di arrivi totali
“Nonostante incertezze e tensioni il settore è sempre economicamente affidabile”
ZURAB POLOLIKASHVILI
Segretario generale Unwto
Il mondo non intende rinunciare al turismo, nonostante tutto. E dire che il 2019 ne ha visti di ostacoli, dal rallentamento economico globale al crollo di Thomas Cook, dalle incertezze sulla Brexit alle tensioni sociali e politiche che hanno attraversato l’Europa.
Ma il turismo, si sa, è un comparto particolarmente resistente, come ha saputo dimostrare negli scorsi anni e così, seppur con qualche scossone, continua a macinare risultati incoraggianti.
LE CIFRE DEL COMPARTO
Un numero su tutti basta a dare idea dell’impatto del settore sulle economie mondiali: poco meno di 1,5 miliardi, tanti sono stati i turisti internazionali nel 2019, circa 54 milioni in più rispetto all’anno precedente. La cifra è quella pubblicata dal World Tourism Barometer dell’Unwto, che quantifica in un più 3,8 per cento l’incremento di arrivi a livello globale sul 2018. Anno, questo, che si era concluso con un più 5,6 per cento, dopo un ottimo 2017, terminato a più 7,2 per cento.
IL NUOVO IMPERATIVO
Una progressione più lenta, dunque, rispetto agli anni passati, ma che comunque fa sì che il comparto arrivi a registrare il suo decimo anno consecutivo di crescita.
“In questo periodo di grande incertezza c’è un settore che rimane sempre economicamente affidabile: il turismo”. Zurab Pololikashvili segretario generale Unwto, sintetizza così il ruolo di primo piano del comparto, che deve ora lottare per imporsi e ottenere un sempre maggiore riconoscimento politico e uno spazio in prima pagina nell’agenda dei Governi, ma soprattutto si trova a fare i conti con un imperativo categorico: la necessità di una crescita responsabile.
“Il numero di destinazioni che ricavano, dal turismo internazionale, almeno un miliardo di dollari è quasi raddoppiato dal 1998 - aggiunge Pololikashvili -. La sfida per noi è garantire che i benefici che derivano dal settore siano condivisi il più ampiamente possibile e che nessuno venga lasciato indietro”.
EUROPA SUPERSTAR
Tornando ai dati, il rallentamento della crescita è dovuto in massima parte all’Europa, che da sempre influenza l’andamento globale del comparto essendo la prima macroregione per numero di arrivi turistici: 742 milioni nel 2019, a più 3,7 per cento rispetto allo stesso anno.
Come si vede siamo sempre in terreno ampiamente positivo, anche se la progressione è inferiore a quella registrata nel 2018 sul 2017: più 5,8 per cento. Per non parlare, poi, dell’exploit del 2017, quando gli arrivi nel Vecchio Continente avevano superato di 8,8 punti quelli dell’anno prima.Anche quest’anno, dunque, l’Europa non perde il suo scettro, contribuendo al 51 per cento di tutti gli arrivi mondiali. Ottime le performance sia delle mete del Mediterraneo, a più 5,5 per cento, sia di quelle della parte centrale e orientale del continente, che hanno ospitato il 3,9 per cento di turisti in più.
L’EXPLOIT DEL MEDIO ORIENTE
Tra tutte le regioni quella a crescita maggiore è il Medio Oriente, a più 7,6 per cento sul 2018. Un dato scorporato dall’Unwto da quello dell’area Asia Pacifico che, nonostante un certo rallentamento rispetto al passato, nel 2019 ha ospitato comunque il 4,6 per cento di arrivi internazionali in più.
Segue, nel ranking delle macroaree, l’Africa con il più 4,2 per cento di arrivi: una percentuale trainata dagli ottimi risultati dei Paesi del Nord Africa, che hanno riportato addirittura un più 9,1 per cento di turisti, il dato più alto a livello globale.
AMERICHE IN CHIAROSCURO
Contrastante il quadro che emerge dall’analisi dei dati riguardanti le Americhe, i cui flussi turistici sono aumentati solo di due punti percentuali. Accanto, infatti, al pieno recupero, dopo gli uragani del 2017, di molte destinazioni insulari caraibiche che hanno chiuso il 2019 con una percentuale di incremento di arrivi di 4,9 punti, in Sud America l’inbound ha segnato il passo, in parte a causa dei continui disordini civili e sociali. Questa area chiude, perciò, l’anno a meno 3,1 punti sul 2018.
LA SPESA TURISTICA
La resistenza del turismo agli attacchi esterni è ben dimostrata dalla crescita della spesa turistica.Tra i maggiori mercati in uscita del mondo è la Francia a registrare il più forte aumento della spesa turistica, a più 11 per cento, mentre gli Stati Uniti con un più 6 per cento guidano la classifica per crescita in termini assoluti, aiutati dal dollaro forte. In questo quadro è anomala la situazione della Cina, il principale mercato mondiale in uscita, che ha visto un aumento dei viaggi oltreconfine del 14 per cento nella prima metà dell’anno, sebbene le spese siano diminuite del 4 per cento.
Una situazione destinata a drastici mutamenti quest’anno, iniziato per la Cina nel peggiore dei modi, con la diffusione del coronavirus e il blocco delle partenze per l’estero. Per il turismo il contraccolpo è stato immediato; ora si attende di scoprire come si evolverà la situazione.