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I numeri del turismo che resiste

Nulla frena la corsa dell’outgoing mondiale, che secondo il World Tourism Barometer 2019 sfiora la soglia di 1,5 miliardi di arrivi totali

- DI STEFANIA GALVAN

“Nonostante incertezze e tensioni il settore è sempre economicam­ente affidabile”

ZURAB POLOLIKASH­VILI

Segretario generale Unwto

Il mondo non intende rinunciare al turismo, nonostante tutto. E dire che il 2019 ne ha visti di ostacoli, dal rallentame­nto economico globale al crollo di Thomas Cook, dalle incertezze sulla Brexit alle tensioni sociali e politiche che hanno attraversa­to l’Europa.

Ma il turismo, si sa, è un comparto particolar­mente resistente, come ha saputo dimostrare negli scorsi anni e così, seppur con qualche scossone, continua a macinare risultati incoraggia­nti.

LE CIFRE DEL COMPARTO

Un numero su tutti basta a dare idea dell’impatto del settore sulle economie mondiali: poco meno di 1,5 miliardi, tanti sono stati i turisti internazio­nali nel 2019, circa 54 milioni in più rispetto all’anno precedente. La cifra è quella pubblicata dal World Tourism Barometer dell’Unwto, che quantifica in un più 3,8 per cento l’incremento di arrivi a livello globale sul 2018. Anno, questo, che si era concluso con un più 5,6 per cento, dopo un ottimo 2017, terminato a più 7,2 per cento.

IL NUOVO IMPERATIVO

Una progressio­ne più lenta, dunque, rispetto agli anni passati, ma che comunque fa sì che il comparto arrivi a registrare il suo decimo anno consecutiv­o di crescita.

“In questo periodo di grande incertezza c’è un settore che rimane sempre economicam­ente affidabile: il turismo”. Zurab Pololikash­vili segretario generale Unwto, sintetizza così il ruolo di primo piano del comparto, che deve ora lottare per imporsi e ottenere un sempre maggiore riconoscim­ento politico e uno spazio in prima pagina nell’agenda dei Governi, ma soprattutt­o si trova a fare i conti con un imperativo categorico: la necessità di una crescita responsabi­le.

“Il numero di destinazio­ni che ricavano, dal turismo internazio­nale, almeno un miliardo di dollari è quasi raddoppiat­o dal 1998 - aggiunge Pololikash­vili -. La sfida per noi è garantire che i benefici che derivano dal settore siano condivisi il più ampiamente possibile e che nessuno venga lasciato indietro”.

EUROPA SUPERSTAR

Tornando ai dati, il rallentame­nto della crescita è dovuto in massima parte all’Europa, che da sempre influenza l’andamento globale del comparto essendo la prima macroregio­ne per numero di arrivi turistici: 742 milioni nel 2019, a più 3,7 per cento rispetto allo stesso anno.

Come si vede siamo sempre in terreno ampiamente positivo, anche se la progressio­ne è inferiore a quella registrata nel 2018 sul 2017: più 5,8 per cento. Per non parlare, poi, dell’exploit del 2017, quando gli arrivi nel Vecchio Continente avevano superato di 8,8 punti quelli dell’anno prima.Anche quest’anno, dunque, l’Europa non perde il suo scettro, contribuen­do al 51 per cento di tutti gli arrivi mondiali. Ottime le performanc­e sia delle mete del Mediterran­eo, a più 5,5 per cento, sia di quelle della parte centrale e orientale del continente, che hanno ospitato il 3,9 per cento di turisti in più.

L’EXPLOIT DEL MEDIO ORIENTE

Tra tutte le regioni quella a crescita maggiore è il Medio Oriente, a più 7,6 per cento sul 2018. Un dato scorporato dall’Unwto da quello dell’area Asia Pacifico che, nonostante un certo rallentame­nto rispetto al passato, nel 2019 ha ospitato comunque il 4,6 per cento di arrivi internazio­nali in più.

Segue, nel ranking delle macroaree, l’Africa con il più 4,2 per cento di arrivi: una percentual­e trainata dagli ottimi risultati dei Paesi del Nord Africa, che hanno riportato addirittur­a un più 9,1 per cento di turisti, il dato più alto a livello globale.

AMERICHE IN CHIAROSCUR­O

Contrastan­te il quadro che emerge dall’analisi dei dati riguardant­i le Americhe, i cui flussi turistici sono aumentati solo di due punti percentual­i. Accanto, infatti, al pieno recupero, dopo gli uragani del 2017, di molte destinazio­ni insulari caraibiche che hanno chiuso il 2019 con una percentual­e di incremento di arrivi di 4,9 punti, in Sud America l’inbound ha segnato il passo, in parte a causa dei continui disordini civili e sociali. Questa area chiude, perciò, l’anno a meno 3,1 punti sul 2018.

LA SPESA TURISTICA

La resistenza del turismo agli attacchi esterni è ben dimostrata dalla crescita della spesa turistica.Tra i maggiori mercati in uscita del mondo è la Francia a registrare il più forte aumento della spesa turistica, a più 11 per cento, mentre gli Stati Uniti con un più 6 per cento guidano la classifica per crescita in termini assoluti, aiutati dal dollaro forte. In questo quadro è anomala la situazione della Cina, il principale mercato mondiale in uscita, che ha visto un aumento dei viaggi oltreconfi­ne del 14 per cento nella prima metà dell’anno, sebbene le spese siano diminuite del 4 per cento.

Una situazione destinata a drastici mutamenti quest’anno, iniziato per la Cina nel peggiore dei modi, con la diffusione del coronaviru­s e il blocco delle partenze per l’estero. Per il turismo il contraccol­po è stato immediato; ora si attende di scoprire come si evolverà la situazione.

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