Casa Settemari
Torino, negli uffici del gruppo guidato da Ezio Birondi un ambiente che privilegia i rapporti umani
AMO IL MONDO
C’è poi chi ha dato vita, 22 anni fa, a un nuovo brand, ora anima tailor made del gruppo. Si tratta di Roberto Servetti, fondatore di Amo l’Oriente, oggi diventato Amo il Mondo.“Siamo partiti in due curando Asia e Thailandia - racconta -.Abbiamo iniziato come startup, andando per sei mesi in giro a fare contratti, per poi arrivare a creare il primo catalogo”. Poi, la svolta nel 2013 con il cambio di logo e l’apertura al lungo raggio a 360 gradi. Oggi la sola realtà di Amo il Mondo conta quasi 40 dipendenti, sempre alla ricerca di prodotti innovativi che immergano i clienti in esperienze local.“Siamo specialisti. Oggi non si può più improvvisare”, sottolinea Servetti.
TANTI VOLTI
Per tenere insieme tutte queste anime, quella della Settemari degli inizi e dell’era Uvet e quella di Amo il Mondo, il gruppo ha scelto di privilegiare l’immediatezza dei rapporti umani, il confronto ‘orizzontale’ e ‘trasparente’ tra i dipendenti e i reparti aziendali, spiega l’a.d. Ezio Birondi, il cui ufficio, non a caso, si trova nel cuore del tour operator, accanto a chi costruisce il prodotto. “Ci si muove liberamente all’interno di una cornice” racconta Chantal Bernini, marketing communication manager. Ogni dipendente è consapevole dei processi lavorativi e dei compiti dei suoi colleghi.
Una dinamica che concede di concentrarsi sul prodotto e l’assistenza alle agenzie piuttosto che sul turn-over continuo.“Se gli uffici si parlano, non c’è bisogno necessariamente di mettere una risorsa in più” dice Birondi. In questo modo, oltre a focalizzare le energie sulla produttività e sul problem solving, si permette la scalata professionale. Come nel caso di Martino Dotti, entrato dieci anni fa in azienda come promoter e ora sales manager.