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Cuba, eterna promessa. L’isola

Malgrado le prenotazio­ni stiano riprendend­o quota, i t.o. hanno perso fiducia per le criticità irrisolte

- DI ISABELLA CATTONI

Bella e impossibil­e? Sembrerebb­e proprio di sì, almeno a giudicare dai commenti dei tour operator, che da anni programman­o Cuba con tanta passione ma con risultati sempre altalenant­i. Il boom internazio­nale vissuto negli anni della presidenza di Barack Obama e la successiva chiusura dell’era Trump, che ha coinvolto anche le rotte delle compagnie di crociera dagli Stati Uniti a L’Avana, sembra aver toccato solo marginalme­nte l’attività dei tour operator di casa nostra. Che sono concordi nel sottolinea­re come Cuba “resti una destinazio­ne di grande appeal per i nostri connaziona­li, con numeri tuttavia minati da un servizio che continua a non essere all’altezza delle richieste del nostro mercato”. Fra i più appassiona­ti nel lamentare le carenze a livello turistico che ancora si patiscono nel Paese c’è Andrea Mele, amministra­tore unico di Mappamondo, operatore da 25 anni impegnato a proporre la destinazio­ne in un’ottica di tailor made che tuttavia non lo rende immune dalle difficoltà. “Le richieste di prenotazio­ni sono in crescita - spiega Mele - e dopo il calo registrato negli scorsi anni abbiamo assistiti a un ritorno della domanda, con una stagione invernale che dallo scorso novembre al prossimo marzo-aprile per noi significa un incremento di passeggeri del 15 per cento ri- spetto allo stesso periodo dell’anno precedente, dato che cresce fino al 30 per cento in più consideran­do il fatturato prodotto”.

Aumenta quindi il valore medio pratica e i clienti, consigliat­i dalle agenzie, tendono a indirizzar­si verso un prodotto di livello più elevato, fattore necessario, sempre secondo Mele,“per tentare di circoscriv­ere al minimo i complain che riceviamo sul servizio”. Un servizio che, secondo il patron di Mappamondo, “continua a essere inadeguato e ci impone di proporre quasi solo strutture a 5 stelle. Riceviamo una grande quantità di complain su questa destinazio­ne, cosa che non si verifica su alcuna delle altre mete che programmia­mo. Questo perché il servizio non migliora, si inaugurano continuame­nte nuovi hotel e il problema non è quindi connesso alla capacità, ma alla qualità, in quanto manca un’adeguata formazione del personale. Sarebbe meglio cominciare a far funzionare bene quello che già c’è invece di spostare i pochi dipendenti qualificat­i da una struttura a un’altra”. Per un operatore che da Cuba trae l’8-9 per cento del fatturato totale si tratta di un problema serio, tanto che Mele sta valutando,con grande rammarico, se continuare o meno a programmar­e la destinazio­ne malgrado la tendenza e i numeri siano positivi. Perché “quello dei complain è un problema determinan­te.Al di là delle energie profuse per gestirle al meglio, le lamentele lasciano nell’agenzia di viaggi il tarlo che Mappamondo sia un operatore poco affidabile sull’intera programmaz­ione, creando un’immagine distorta nel nostro operato sul canale distributi­vo”.

La speranza è quella che la nomina a primo ministro avvenuta lo scorso anno di Manuel Marrero Cruz, dal 2004 al 2019 ministro del Turismo, possa portare qualche cambiament­o, almeno sul fronte della condivisio­ne e del sostegno nella gestione delle lamentele.

UN EMBARGO LUNGO 60 ANNI

Alle parole di Mele fanno eco quelle di Rita Lattanzio, amministra­tore di Solo Cuba.Anche per lei numeri in crescita, con un +30 per cento di fatturato nell’anno fiscale 2019 e previsioni sul 2020 di un ulteriore balzo in avanti.Anche in questo caso si tratta di un operatore tailor made, che ha visto crescere il valore medio pratica - e di conseguenz­a il fatturato - in modo più netto rispetto al volume dei passeggeri. “Cuba era in passato un prodotto soprattutt­o ‘sol y playa’, ma per noi è da sempre una destinazio­ne da programmar­e con un taglio culturale predominan­te, nell’ottica di un’offerta su misura concentrat­a sulle esperienze da vivere nella Cuba autentica”.

Anche la Lattanzio evidenzia tante criticità, “frutto della condizione di un Paese che da 60 anni vive sotto embargo.A Cuba mancano anche le cose più elementari e tutto è di difficile reperibili­tà, ma il numero di lamentele resta comunque limitato e riguarda soprattutt­o i soggiorni mare. Si continuano a inaugurare hotel splendidi, ma la gestione e la manutenzio­ne sono molto difficili. Non si riescono a fare grandi passi avanti in tal senso, malgrado qualche piccolo segnale ci sia.Ad esempio, sul fronte dei trasporti locali e delle infrastrut­ture la situazione è migliorata. Anche il veto Usa, che

“Il prodotto continua a essere poco adeguato e ci impone di proporre quasi solo strutture a 5 stelle per cercare di ridurre al minimo i complain”

ANDREA MELE Amministra­tore unico di Mappamondo

“I problemi che hanno sempre contraddis­tinto il Paese e che si sono accentuati nel corso della presidenza Trump si riflettono nei servizi erogati che sono di scarsa qualità”

MICHELE DECARLO

General manager di Brasil World

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L’Avana. Cuba resta una destinazio­ne al vertice dei desiderata della clientela italiana, che tuttavia spesso si attende un livello di servizio che non è possibile garantire
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