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L’Egitto che non teme il caro prezzi

Dopo un 2019 a numeri record, per il Paese si prospetta un’altra annata eccezional­e sulla spinta della diversific­azione dell’offerta

- DI ISABELLA CATTONI

Una certezza granitica, che deriva dalla forza dei numeri e dalla convinzion­e che a tutt’oggi non vi siano destinazio­ni mediterran­ee in grado di competere ad armi pari con un prodotto che, situazione politica permettend­o, non ha eguali nell’area. Emad Fathy Abdalla, direttore generale del Turismo Internazio­nale dell’ente del turismo egiziano, interviene a un paio di mesi dall’avvio ufficiale della stagione forte, malgrado l’Egitto rimanga anche sul nostro mercato una meta da 12 mesi all’anno.

Abdalla, alcuni operatori hanno lamentato un eccessivo aumento dei prezzi rispetto allo scorso anno, causato dalla forte ripresa della domanda verso la destinazio­ne. È vero?

“Assolutame­nte no. Abbiamo avuto un incremento delle tariffe dovuto in massima parte al caro carburante - il volo è un elemento necessario per raggiunger­e l’Egitto -, ma i prezzi stanno ora tornando al riequilibr­io, favoriti dall’abbondanza di operatori che programman­o o hanno inserito la destinazio­ne nella loro offerta e da un rapporto fra costi e qualità che non ha eguali”.

Sul fronte opposto, come sta cambiando la capacità di spesa e il valore medio pratica dei turisti che visitano l’Egitto?

“Il 2019 è stato un anno record per reddito incassato. Abbiamo registrato circa 12 miliardi di dollari di spesa globale. Un numero tanto più importante se si considera che proprio dal turismo deriva il 20 per cento del nostro Pil complessiv­o”.

Non ritiene che un eccesso di operatori ‘dell’ultima ora’ che si inseriscon­o sulla programmaz­ione Egitto possa di fatto danneggiar­e il mercato italiano?

“Non direi. L’Italia è per noi un mercato di primo piano e c’è spazio per tutti. Nel 2019, su un totale di circa 13 milioni 600mila arrivi internazio­nali (+21 per cento sul 2018) - numero molto vicino al picco di 14 milioni registrato nell’anno ‘d’oro’ 2010 - gli italiani hanno sfiorato quota 620mila, con un balzo in avanti del 46 per cento che si è tradotto in circa 5 milioni di pernottame­nti, in aumento del 23 per cento. Questi numeri riportano la componente italiana in quarta posizione a livello mondiale, ancora un po’ lontana dai due milioni e mezzo del primo bacino - quello tedesco - ma comunque capace di produrre quest’anno un nuovo exploit, con un incremento stimato in un 20 per cento. Che sommato agli altri mercati potrebbe portarci ad avvicinarc­i al tetto dei 15 milioni di arrivi totali”.

Sul fronte della domanda e dell’offerta, cosa sta cambiando?

“Accanto al tradiziona­le soggiorno balneare sul Mar Rosso, che contempla nel 2020 un forte incremento dei voli programmat­i dall’Italia, stanno crescendo non solo le richieste per la costa mediterran­ea con Marsa Matrouh, ma anche quelle legate agli itinerari culturali lungo il Nilo e addirittur­a nelle oasi e sulle orme della Sacra Famiglia. Sotto il profilo culturale attendiamo con impazienza l’inaugurazi­one ufficiale, prevista per fine anno alla presenza del Presidente della Repubblica, del Grand Egyptian Museum, il più grande museo di arte egizia al mondo sviluppato su un’area di oltre 400mila metri quadrati vicino alle Piramidi, dove troveranno posto circa 50mila manufatti in esposizion­e, di cui 5mila nuovi pezzi appartenen­ti alla tomba di Tutankhamo­n che fino ad ora non avevano trovato spazio nel vecchio museo. La previsione è quella di ricevere al Gem circa 5 milioni di visitatori all’anno. Da non dimenticar­e, poi, segmenti specifici come quello del diving, che per l’Egitto rappresent­a comunque un importante bacino di potenziali repeater e certamente trarrà un gran beneficio dal nuovo volo di easyJet su Hurghada”.

Il mercato italiano, che lei conosce molto bene per aver diretto la sede dell’ente del turismo a Roma, è suscettibi­le più di altri ad eventi esterni come il coronaviru­s. Questo problema potrebbe incidere su prenotazio­ni e flussi verso l’Egitto nei prossimi mesi?

“È innegabile che il problema legato al coronaviru­s stia portando un generale rallentame­nto dei flussi verso l’Oriente e che in generale i turisti preferisca­no scegliere destinazio­ni di prossimità. In questo senso, l’Egitto come le altre mete mediterran­ee potrebbe riscuotere consensi maggiori. D’altro canto, non va dimenticat­o che a livello globale i turisti cinesi rappresent­ano un bacino incoming per noi fondamenta­le, che l’anno scorso ci ha procurato circa 300mila visitatori, molti dei quali concentrat­i sull’Egitto classico. Per questo, almeno in questa fase di emergenza, appare urgente trovare mercati alternativ­i e l’ente del turismo sta guardando con attenzione ad alcune aree come quelle di Brasile, Argentina, Messico. La sfida da giocare in questo caso è in primis quella legata ai collegamen­ti aerei, che vanno implementa­ti”.

Sempre sul tema del nostro mercato, ci sono iniziative in programma nel 2020 per presidiarl­o meglio?

“Dal quartier generale de Il Cairo monitoro con attenzione gli sviluppi di un bacino per noi di fondamenta­le importanza, sia per capacità di spesa, sia per numero di repeater. Abbiamo in calendario attività di formazione e promozione dedicate sia al trade, sia al consumer, alle quali si aggiungono iniziative di co-marketing in collaboraz­ione con alcuni dei principali t.o. attivi sull’Egitto”.

“Quello italiano è un bacino importante e c’è spazio per i nuovi t.o.”

EMAD FATHY ABDALLA

Direttore del Turismo internazio­nale egiziano

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Emad Fathy Abdalla

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