Il caso Human Company
Il Gruppo, al giro di boa dei 38 anni di vita, continua a investire e riorganizza le attività
Un’intuizione geniale, soprattutto in un’Italia Anni Ottanta che era ancora molto lontana dalla visione green ed ecocompatibile del turismo. Una scelta visionaria, che prende le mosse nel 1982 dal lavoro di una famiglia di artigiani di Prato che decide di cambiare percorso inserendosi nel filone del turismo open air.
Comincia così l’avventura di Claudio Cardini, ceo & founder di Human Company, un gruppo che fattura 115 milioni di euro (dato 2018) totalizzando un Ebitda di 27,5 milioni. E che cresce anno dopo anno senza sosta. “Quella del glamping di lusso e dei villaggi open air . spiega Cardini . è un’attività molto remunerativa, che ci consente di prevedere per il 2019 un ulteriore incremento di fatturato e margini del 7 per cento e per il 2020 traguardi ancora più ambiziosi” . Perché il progetto di Cardini e famiglia prevede proprio per quest’anno un’impennata nella crescita, grazie al salto di qualità che dovrebbe imprimere l’industrializzazione del sistema, razionalizzando l’attività ma mantenendo l’identità ‘artigianale’ del prodotto offerto.
Da qui l’ingresso come direttore commerciale e marketing di Bruna Gallo, volto noto al mondo del turismo per aver militato per 26 anni nelle fila di Alpitour.
“Quest’azienda a estrazione familiare, caratterizzata da una grande passione e da un piano di investimenti ambizioso mi ha subito stregato - ha spiegato la manager -. L’entusiasmo è contagioso, soprattutto perché si tratta di un progetto nato da un’intuizione geniale, che oggi sa dar voce alla forte domanda di soluzioni green ed ecosostenibili dei viaggiatori”.
IL PIANO DI SVILUPPO
Dal quartier generale di Firenze, Human Company mette in campo una serie di investimenti importanti. Quest’anno si parla di 40 milioni totali, ripartiti fra i 13 milioni che andranno in migliorie di strutture esistenti, gli 11 milioni da destinare alla novità Montescudaio Village e i 16 milioni riservati all’altra new entry, il Birkelt Village in Lussemburgo.
Nei 13 milioni relativi al restyling, 12 milioni riguardano la ricettività e di questi 7,6 milioni serviranno al rimodernamento di 403 case mobili, mentre un milione verrà indirizzato a food & beverage.
“Perché - aggiunge Cardini - anche quello dei servizi è un tema che ci sta particolarmente a cuore e che gestiamo direttamente per tutte le nostre strutture”.
Fra i nuovi progetti anche Ants, che prevede un vero e proprio ‘villaggio dentro al villaggio’. Una soluzione legata al benessere psicofisico dell’ospite che contempla attività fisica, ristorazione e una app di supporto per vivere al meglio la vacanza. Il progetto pilota è già partito e verrà presto esportato nei nuovi villaggi.
UN’OFFERTA MOLTO AMPIA
Cardini ha creato un piccolo impero, che oggi conta otto villaggi open air, Camping in town a Venezia, Firenze e Roma, Hostel & Hotel Plus a Praga, Firenze e Berlino, ai quali si aggiunge la chicca di Villa La Palagina nel cuore del Chianti.
Tanta carne al fuoco, che richiede“un processo di ristrutturazione integrale di brand e corporate identity, cominciato nel 2017 e oggi culminato nella riorganizzazione aziendale” puntualizza l’a.d. Marco Galletti. L’avventura continua, a cominciare dai due grandi progetti relativi ai villaggi di Porto Tolle, dove è in programma la riconversione di una centrale Enel, ed Eraclea. Il villaggio occuperà una superficie di 110 ettari, con aree ricettive destinate alle diverse tipologie di ospitalità open air. La realizzazione dei due poli, che dovrebbero vedere la luce fra 2023 e 2024, richiederà un investimento di 150 milioni.