Compagnie aeree alla ricerca di duecento miliardi per resistere
Arrivano le prime previsioni sull’impatto dell’emergenza e il settore ammonisce: “Aiuti di Stato o è rischio default”
Lo sguardo e le parole di Carsten Spohr sono quelli che sintetizzano la situazione attuale nel migliore dei modi. È il 19 marzo e il ceo di Lufthansa si presenta ai giornalisti per la consueta illustrazione dei risultati economici dell’esercizio 2019 del Gruppo. Ma i numeri restano da parte perché, dice senza mezzi termini, “se non arriveranno gli aiuti di Stato a rischio ci sarà tutto il settore dell’aviazione”.
Prendete la Guerra del Golfo, l’11 Settembre, l’eruzione del vulcano in Islanda sconosciuto fino ad allora e uniteci anche la Sars. Tutte queste emergenze mondiali insieme non riusciranno a pareggiare quello che il trasporto aereo dovrà attraversare in quest’anno e negli anni a venire. Il desolante spettacolo di lunghe file di aerei fermi negli aeroporti a causa dell’allarme coronavirus è destinato a durare ancora per molto tempo e quanto costerà all’industria questo blocco potremo saperlo solamente nel futuro.
LE RICHIESTE
Tra le prime a scendere in campo per fare il punto della situazione, ma anche per chiedere il supporto da parte dei governi, è stata la Iata. L’associazione mondiale che raggruppa le compagnie aeree ha stilato un documento nel quale si traccia un primo quadro: secondo il ceo Alexander de Juniac facendo una media generale “i vettori hanno circa due mesi di liquidità per potere andare avanti. Ma se si vuole che il settore sia pronto per ripartire quando la pandemia avrà iniziato a lasciare il passo servono almeno 200 miliardi di dollari di aiuti”.
Per la Iata sono tre le priorità che devono essere seguite: un supporto finanziario diretto e immediato per sostenere l’impatto; prestiti, garanzie e accesso al credito facilitato da parte dei Governi e delle banche centrali; un abbattimento pressoché totale delle tasse e l’estensione per i pagamenti in essere.
Ma spunta anche un altro tema per il quale l’associazione ha lanciato un grido d’allarme che, al momento, è rimasto inascoltato e che riguarda l’Unione europea: l’aggiornamento sul regolamento Ue261 in materia dei diritti dei passeggeri da una parte ha recepito la richiesta di soprassedere sulla voce risarcimento ai pax che hanno visto il proprio volo cancellato, vista la straordinarietà degli eventi. Ma la stessa visione non è stata applicata all’altra istanza, quella relativa ai rimborsi, per la quale le compagnie aeree chiedevano una diversa opzione: sostituire i rimborsi con voucher da utilizzare a lungo termine oppure un cambiamento della prenotazione, anche in questo caso con tempistiche della massima flessibilità. La risposta della Ue è stata negativa e, rimarca la Iata, questo rischia ora di svuotare le casse delle compagnie molto più velocemente, con il pericolo di moltiplicare il numero di default.
Sempre rimanendo nel Vecchio Continente, per capire chi ha le maggiori chances di uscire a testa alta dall’emergenza è arrivato uno studio effettuato ad hoc dalla Capa analizzando bilanci e situazioni patrimoniali delle singole compagnie o gruppi. Secondo il report i due big ad essere meglio posizionati sono Wizz Air e Ryanair: le due low cost hanno una liquidità equivalente rispettivamente al 48 e al 47 per cento del fatturato generato lo scorso anno. Tradotto in giorni di autonomia significherebbe che potrebbero reggere con le proprie forze quasi sei mesi. A seguire ci sarebbero Finnair, Iag ed easyJet con, rispettivamente, 133, 132 e 113 giorni. Solo 51 giorni di autonomia, invece, per il Gruppo Lufthansa, evidenzia lo studio, mentre un po’ più tranquilla (relativamente, s’intende) appare la situazione di Air France-Klm, con 81 giorni. In coda naturalmente Norwegian, per la quale, così come sta avvenendo per Alitalia, si sta valutando la via della nazionalizzazione per garantire al Paese una compagnia operativa al momento della ripartenza.
NEGLI STATES
Dando uno sguardo dall’altra parte dell’Oceano, ovvero agli Stati Uniti dove l’emergenza è scattata praticamente in contemporanea rispetto all’Europa, il presidente Donald Trump ha annunciato di avere già messo in campo un aiuto straordinario da 50 miliardi di dollari, accogliendo quasi in toto le richieste fatte da parte del settore. “Il ruolo delle compagnie aeree è fondamentale – ha dichiarato Trump – per fare in modo che l’economia possa poi rapidamente ripartire”. Rimarcando poi il ruolo che anche in questa fase di stop i voli possono avere per gestire gli spostamenti necessari.
Trump ha poi garantito il proprio impegno a sostegno della Boeing. Il colosso dell’aviazione era già reduce da un anno di pesanti perdite causate dal blocco del B737 Max e ora si troverà di fronte, così come Airbus in Europa, a un drastico calo della domanda così come al rinvio delle consegne che verrà richiesto da parte dei vettori. Ma servirà anche una soluzione nella guerra dei dazi tra Europa e Usa per non rischiare di aggravare ulteriormente lo scenario.
SGUARDO AVANTI
Chi per primo ha cercato in qualche modo di reagire pensando al dopo è stato easyJet. Il vettore low cost è partito al contrattacco aprendo le vendite per la prossima stagione invernale facendo leva su due fattori determinanti per rilanciare il mercato: pricing e flessibilità. Sono biglietti a tariffa fissa quelli che la compagnia ha messo in campo anche per il mercato italiano a partire da oggi, con un pricing aggressivo (meno di 40 euro a tratta) per un tempo limitato, con la volontà di smuovere le acque e ridare fiducia e speranza al settore. Non solo. Come spiega il chief commercial officer Robert Carey, “i passeggeri potranno prenotare con la certezza di avere la possibilità di modificare i loro piani di volo in caso di necessità senza alcun costo aggiuntivo”. Una garanzia che sarà utilizzabile fino al mese di febbraio del prossimo anno. E a ruota la compagnia ha avviato anche la seconda parte del progetto di rilancio, chiamando questa volta in campo la divisione Holidays che aprirà le vendite dei pacchetti vacanza anche in questo caso per la prossima stagione invernale.
Ora non resta che stringere i denti e attendere che il peggio sia passato rispettando le regole. E questo non riguarda solo il trasporto aereo, ma ognuno di noi.
Il presidente Usa Donald Trump ha promesso aiuti alle compagnie per 50 miliardi di dollari. Sostegno garantito anche alla Boeing, già colpita dalla vicenda B737 Max
Tra le compagnie che hanno dato il primo segnale di reazione a lungo termine c’è easyJet: con una mossa a sorpresa ha messo in vendita la stagione winter 2020/2021