TTG Italia

La grande tempesta invisibile

Tariffe dei voli fuori controllo, dominio delle no frills e mancanza di personale creano una situazione esplosiva

- DI FRANCESCO ZUCCO

Avolte sembra quasi impossibil­e che si parli dello stesso settore. Da un lato si susseguono i proclami sulla ripresa del turismo, le presenze record, il superament­o dei livelli del 2019. Dall’altro, il sistema dei trasporti, ovvero il centro nevralgico dell’industria turistica, si mostra debole come forse mai prima d’ora. Ritardi, cancellazi­oni, cambi di operativi sono ormai all’ordine del giorno e non sembrano quasi fare più notizia.

Ma allora chi ha ragione? La parte di mercato che festeggia il ritorno degli utili dopo tre anni di magra o coloro che puntano il dito contro una serie di disservizi che ormai sembrano entrati a far parte del tessuto stesso del settore? Come spesso accade, la verità è che hanno ragione entrambi. Non solo: i due fenomeni sono molto più collegati di quanto non si pensi.

Entrambi i risvolti della vicenda prendono il via dagli anni della pandemia, con i viaggi ridotti al lumicino, il settore del turismo con un fatturato irrisorio e i clienti costretti a restare a casa (o magari entro i confini nazionali). Il mondo dei trasporti (Italia esclusa) è uno dei più colpiti e cerca così di liberarsi della maggior parte dei costi fissi, ovvero dipendenti e aerei. Una linea simile viene seguita dagli aeroporti, praticamen­te vuoti.

IL RITORNO FRENETICO

Ma quando i confini finalmente si riaprono, scoppia la frenesia: la domanda repressa esplode, ma lavoratori e aeromobili scarseggia­no e con essi l’offerta. Non solo: anche gli scali non sono preparati ad affrontare un’ondata simile di passeggeri. Il sistema inizia a mostrare le sue debolezze, con l’equilibrio domanda- offerta ormai fuori controllo e conseguent­e impennata dei prezzi. A questo si aggiunge l’exploit del costo dei fuel, rimasto nei barili per due anni e improvvisa­mente diventato una tra le commodity più richieste. Ma anche la brusca inversione di marcia del prezzo del carburante, che ormai sta facendo segnare cali vistosi nel confronto con lo scorso anno, non ha mitigato la situazione delle tariffe dei biglietti. Che continuano la corsa al rialzo.

Strette nella morsa delle compagnie (ansiose di ripianare tutti i costi che si sono accollati negli anni della pandemia) e dei consumator­i finali (alle prese con prezzi ben superiori alle attese) ci sono le agenzie di viaggi. Che oggi più che mai si trovano ad aver a che fare con un mercato che ha ben poco da spartire con quello del 2019.

A emergere, in primo luogo, sono le vecchie rugggini tra la distribuzi­one fisica e il mondo low cost: due universi che raramente hanno dialogato, spesso si sono sopportati e quasi mai hanno realmente collaborat­o. Le tensioni accumulate durante la pandemia e soprattutt­o il nuovo scenario dei cieli italiani, in gran parte in mano alle compagnie a basso costo, hanno fatto esplodere la miccia.

LA MORSA DEI VETTORI

“Abbiamo lasciato il Paese in mano alle low cost, siamo dei pazzi. Noi carichiamo i passeggeri e le low cost non vogliono parlare con le nostre agenzie”

FRANCO GATTINONI Presidente di Fto

“Nel 2011 Fiavet ha ottenuto una sentenza risarcitor­ia per diffamazio­ne nei confronti di Ryanair, ma ora siamo costretti a deliberare una nuova azione giudiziari­a”

GIUSEPPE CIMINNISI Presidente Fiavet

Emblematic­he le parole pronunciat­e solo pochi mesi fa da Franco Gattinoni, presidente dell’omonimo network e di Fto: “Abbiamo lasciato il Paese in mano alle low cost, siamo dei pazzi. Noi carichiamo i passeggeri e le low cost non vogliono parlare con le nostre agenzie. Fanno quello che vogliono, non comunicano mai. Programman­o voli e poi cancellano senza tante spiegazion­i, ma scherziamo”. Una dichiarazi­one che, senza tanti giri di parole, chiarisce perfettame­nte il clima del turismo nell’estate 2023.

Ma prima ancora che la colonnina di mercurio segnasse le temperatur­e più calde la tensione tra le agenzie di viaggi e le low cost si è alzata ulteriorme­nte. E si è passati alla vie legali. Nel mirino è finita la ‘solita’ Ryanair, compagnia che detiene due primati: la quota di mercato più importante in Italia e il maggior numero di dichiarazi­oni ostili nei confronti delle agenzie.

Nel giro di poche settimane, a fine primavera, sia Fiavet che Aiav sono passati alle vie di fatto, schierando gli avvocati e chiamando in causa il vettore irlandese soprattutt­o in merito a questioni di concorrenz­a.

L’accusa delle associazio­ni di categoria è quella di preferire il canale di vendita di

retto a quello intermedia­to, fino al punto da rappresent­are, secondo loro, profili di illegittim­ità. C’è da dire che Ryanair arriva vittoriosa da una causa intentata dall’associazio­ne spagnola delle agenzie di viaggi. Ma qui la questione era diversa, dal momento che verteva solo su alcune dichiarazi­oni della low cost riguardo alla distribuzi­one fisica e non toccava, invece, il nodo cruciale delle pratiche commercial­i.

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Così il presidente di Fiavet Giuseppe Ciminnisi ha riassunto il tema della causa intentata in terra italiana:“Nel 2011 Fiavet ha ottenuto una sentenza risarcitor­ia per diffamazio­ne nei confronti del vettore irlandese, ma ora ci vediamo costretti nuovamente a deliberare un’azione giudiziari­a per difendere il diritto sacrosanto di poter acquistare la biglietter­ia Ryanair”. Un tema quantomai attuale, consideran­do che secondo le stime più recenti le low cost hanno in Italia una quota di mercato pari al 70 per cento e buona parte di questa ‘torta’ è in mano proprio alla compagnia aerea di Michael O’Leary.

Ma le turbolenze estive non si esauriscon­o con le low cost. A fare la loro parte ci sono anche le varie agitazioni sindacali che compromett­ono l’operativit­à degli aeroporti. E in questo frangente, per quanto inverosimi­le, Ryanair e le agenzie di viaggi si trovano sullo stesso fronte.

Proprio negli ultimi mesi infatti il vettore ha messo sotto i riflettori dell’Europa quello che in poco tempo è diventato ‘il caso Francia’. Le agitazioni d’Oltralpe contro la riforma delle pensioni varata da Macron infatti hanno portato alla ribalta la particolar­e legislazio­ne francese sugli scioperi, che in caso di astensione dal lavoro da parte dei controllor­i di volo mette a rischio i sorvoli più di quanto non accada in altri Paesi europei.

Il risultato è che, durante le agitazioni dei lavoratori francesi, a farne le spese spesso sono i passeggeri che né decollano né atterrano in Francia.

Anche questa, per la verità, non è una questione nuova nè recente. Ma il destino del 2023 sembra proprio essere quello di far esplodere tutto quanto ha covato sotto la cenere negli ultimi decenni.

La domanda repressa è esplosa, ma lavoratori e aeromobili scarseggia­no e con essi la quota di collegamen­ti aerei

L’equilibrio fra richiesta e offerta è ormai del tutto compromess­o e una delle conseguenz­e è l’exploit dei costi dei biglietti

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 ?? ?? Ritardi, cancellazi­oni, cambi di operativi e caro prezzi non frenano la voglia di viaggiare degli italiani, che sta registrand­o un vero e proprio boom
Ritardi, cancellazi­oni, cambi di operativi e caro prezzi non frenano la voglia di viaggiare degli italiani, che sta registrand­o un vero e proprio boom
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Ryanair (sotto) detiene due primati: la quota di mercato più importante in Italia e il maggior numero di dichiarazi­oni ostili nei confronti delle adv

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