Hotel, la patria del ‘luxury puro’
Alcuni dei principali player del settore si interrogano sulle opportunità future
Occupazione alberghiera globale ancora sotto i livelli pre-Covid, ma redditività in Europa in maggior crescita dalla scorsa primavera. L’ultimo studio prodotto da Str - CoStar, presentato dalla senior account manager Alina Minut, riconosce nel segmento luxury un traino inossidabile: rispetto ai due punti percentuali in più sul 2022, registrati nell’average daily rate globale (da 126 a 128 dollari), la profittabilità delle strutture lusso mette a segno in Europa un +27 per cento nel periodo sino a maggio.
“L’Italia si sta comportando in modo eccellente - ha confermato Minut -, visto che non solo ha pareggiato proprio a maggio i livelli di occupazione del 2019, ma la profittabilità delle sue città più rappresentative risulta fra le più alte del Vecchio Continente: +24 per cento a Milano e addirittura +47 per cento a Roma, mentre fra le destinazioni luxury al top in Europa spiccano l’area di Amalfi e Sorrento, il lago di Como e soprattutto la Costa Smeralda”.
Nella visione complessiva dell’andamento alberghiero non va però trascurata la parallela e forte crescita del segmento economy, a riprova del fatto che il mercato si sta polarizzando sempre più verso gli estremi di categoria. “Vediamo ancora possibilità di crescita sia per il 2023 che per il 2024 - ha osservato Francesco Cefalù, chief development officer del gruppo Mandarin Oriental -, ma il vero test sulla tenuta delle tariffe sarà nel 2025, quando sarà possibile valutare gli eventuali impatti del raffreddamento della domanda nordamericana e del possibile ritorno dei turisti asiatici. Per noi l’Italia resta comunque la destinazione di ‘ lusso puro’ più importante al mondo insieme al Giappone, essendo in grado di garantire tariffe medie sui 700/ 800 euro per quasi 9 mesi all’anno”.
FIDELIZZAZIONE
“A livello mondiale l’Italia è il top market dell’upper level”
FRANCESCO CEFALÙ Mandarin Oriental
“La nostra clientela proviene oggi per quasi il 50 per cento degli Stati Uniti e per il 20 per cento dall’Europa - ha rilevato Valeriano Antonioli, ceo Lungarno Collection -, ma mostra una forte fidelizzazione al brand, perché apprezza l’agilità tecnologica della gestione alberghiera tanto quanto il nostro ruolo di consulenti nella stilizzazione del soggiorno. Per espandersi in aree di forte tendenza come il lago di Como, la Puglia o Venezia occorre però essere disposti a valutare qualsiasi opzione di acquisito o gestione”. “Il grande vantaggio dell’Italia rispetto alle altre destinazioni europee o mondiali - ha dichiarato invece Gianleo Bosticco, senior director development Italy- France Marriott International - è che può contare su un ventaglio di località di lusso diffuse su tutto il proprio territorio, ragion per cui è più semplice differenziare gli investimenti nel tempo. Puntiamo a crescere sia in contesti di successo come la Costa Smeralda, sia in territori di nuovo posizionamento luxury come il lago di Garda o la Milano leisure”.
“Anche per noi la Sardegna rappresenta una delle regioni più appetibili per espanderci - ha rilanciato Emilio Bogado, vicepresident hotel development Belmond -, per quanto il nostro focus restino le città storiche con proprietà fra le 50 e le 100 camere”.
“Indubbiamente il principio cardine del segmento luxury si conferma la scelta della location - ha spiegato Mario Ferraro, ceo Smeralda Holding -, ma la nostra esperienza in Costa Smeralda mostra come non sia più sufficiente promuoversi solo per la bellezza dell’ambiente. Negli ultimi otto anni abbiamo conquistato clienti puntando sulla costruzione di esperienze che riflettono la filosofia del gruppo, prestando attenzione tanto al wellness quanto ad attività sportive. Proprio per l’eccezionalità dei contesti ambientali italiani, bisogna infatti tener presente che i territori comportano responsabilità di cura e sviluppo limitanti la progettualità edilizia”.