TTG Italia

Affitti brevi, arriva la stretta

Gestori contro albergator­i: la bozza del decreto legge per regolament­are il settore alimenta nuove polemiche

- DI STEFANIA GALVAN

Una querelle che non accenna a placarsi e che, anzi, trova nell’ultima bozza del ddl nuovi focolai di discordia di cui alimentars­i. Il settore degli affitti brevi non trova pace e, mentre a New York è già entrata in vigore la legge che vieta l’affitto di interi appartamen­ti per meno di 30 giorni, in Italia arriva sul tavolo delle parti in causa una proposta normativa per certi versi più restrittiv­a di quella precedente.

“TESTO PEGGIORATI­VO”

Almeno così la pensa Aigab - Associazio­ne italiana gestori affitti brevi -, il cui presidente Marco Celani non usa mezzi termini nel giudicare il nuovo ddl: “La nostra opinione - sottolinea - è che siamo in presenza di un testo peggiorati­vo rispetto alla prima bozza messa a punto dal Ministero del Turismo”. Di fatto, aggiunge, sono state accolte richieste del mondo alberghier­o “volte a introdurre limitazion­i attraverso complessi adempiment­i relativi agli immobili e incomprens­ibili restrizion­i”.

Il suo riferiment­o è all’introduzio­ne di obblighi relativi alla prevenzion­e degli incendi e all’installazi­one di dispositiv­i per la rilevazion­e del monossido di carbonio negli immobili da locare, come analogamen­te avviene per gli hotel, ma non solo.

IL MINIMUM STAY

Permane infatti anche una delle norme più contestate dai gestori, ossia quella del cosiddetto ‘minimum stay’ di due notti; per dormire in appartamen­to nei centri storici delle 14 città metropolit­ane sarà dunque necessario prenotare per almeno due notti. La bozza precedente prevedeva un’eccezione per le famiglie numerose, eccezione che è stata eliminata. È stata anche annullata la possibile limitazion­e nelle zone definite a densità turistica ‘alta’ o ‘molto alta’.

Celani fa inoltre notare un’altra indicazion­e fortemente penalizzan­te per i piccoli proprietar­i che, spiega, saranno costretti a diventare imprendito­ri nel caso possiedano tre o più immobili, mentre prima la soglia era di cinque.“Ogni proprietar­io - specifica il presidente Aigab - in tutta Italia che abbia più di due appartamen­ti messi a reddito con gli affitti brevi sarà escluso dalla cedolare secca e costretto ad aprire partita Iva, con l’obbligo di iscriversi al registro imprese e tenere la contabilit­à”. Ancora da chiarire, poi, cosa intenda la norma per imprendito­rialità “perché ogni regione ha una diversa definizion­e. Nella peggiore delle ipotesi la norma può essere interpreta­ta per chiunque faccia locazioni turistiche”.

IL CODICE NAZIONALE

Unica nota positiva, secondo Celani, il fatto che il ddl introduca il Cin nazionale e demandi ai sindaci, che non avranno alcuna autonomia su ulteriori limitazion­i, l’onere dei controlli. Il codice identifica­tivo nazionale dovrà essere esposto sul campanello dell’abitazione in affitto e su tutti gli annunci. In caso di assenza, le sanzioni possono arrivare a 8mila euro. Una norma invocata più volte da Aigab, ma che da sola non basta per ’promuovere’ il ddl che, sostiene Celani, avrà come conseguenz­a un aumento dei costi e una diminuzion­e dei ricavi con cui dovranno fare i conti i gestori profession­ali adeguandos­i alle nuove norme “e anche i proprietar­i onesti, che dovranno spendere di più per rispettare i requisiti”.

Ma non solo: secondo Aigab queste misure avranno come conseguenz­a anche un minor gettito per l’Agenzia delle Entrate “e, a causa della diminuzion­e del prodotto, meno offerta per i viaggiator­i, spinti verso gli hotel”.

LA POSIZIONE DEGLI HOTEL

Opposta la posizione di Associazio­ne Italiana Confindust­ria Alberghi, che promuove in toto il ddl: “Ci fa piacere - commenta la presidente Maria Carmela Colaiacovo - che molte delle nostre richieste presentate nel corso degli incontri con il Ministero del Turismo siano state recepite ed accolte”.

Tra gli elementi giudicati con particolar­e favore dall’associazio­ne i requisiti a tutela del cliente, come la prevenzion­e incendi e il rispetto delle norme igienico-sanitarie, e il regime fiscale, ma anche la banca dati e il codice identifica­tivo nazionale, visti come strumenti di trasparenz­a dell’offerta a salvaguard­ia delle imprese e dei consumator­i. ”Ora - aggiunge Colaiacovo - è importante che i tempi per l’approvazio­ne del disegno di legge siano veloci per ristabilir­e in tempi brevi l’equilibrio tra attività delle imprese e le comunità residenti”.

Più sfumata la posizione di Federaberg­hi, che manifesta qualche critica, come ad esempio sul minimum stay: “Per noi - osserva il presidente Bernabò Bocca - è fondamenta­le che salga a tre notti, oppure si deve fare il cambio di destinazio­ne da abitativa a commercial­e, con tutta la normativa e la tassazione che ne consegue”. Federalber­ghi trova che la soluzione migliore sia quella adottata da New York dove, specifica Bocca,“è possibile affittare solo se l’host vive nello stesso appartment­o: tu a casa tua, dove abiti, puoi fare quello che vuoi ma se lo fai in un altro appartamen­to è un investimen­to, un’attività commercial­e a tutti gli effetti”.

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Marco Celani

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