Affitti brevi, arriva la stretta
Gestori contro albergatori: la bozza del decreto legge per regolamentare il settore alimenta nuove polemiche
Una querelle che non accenna a placarsi e che, anzi, trova nell’ultima bozza del ddl nuovi focolai di discordia di cui alimentarsi. Il settore degli affitti brevi non trova pace e, mentre a New York è già entrata in vigore la legge che vieta l’affitto di interi appartamenti per meno di 30 giorni, in Italia arriva sul tavolo delle parti in causa una proposta normativa per certi versi più restrittiva di quella precedente.
“TESTO PEGGIORATIVO”
Almeno così la pensa Aigab - Associazione italiana gestori affitti brevi -, il cui presidente Marco Celani non usa mezzi termini nel giudicare il nuovo ddl: “La nostra opinione - sottolinea - è che siamo in presenza di un testo peggiorativo rispetto alla prima bozza messa a punto dal Ministero del Turismo”. Di fatto, aggiunge, sono state accolte richieste del mondo alberghiero “volte a introdurre limitazioni attraverso complessi adempimenti relativi agli immobili e incomprensibili restrizioni”.
Il suo riferimento è all’introduzione di obblighi relativi alla prevenzione degli incendi e all’installazione di dispositivi per la rilevazione del monossido di carbonio negli immobili da locare, come analogamente avviene per gli hotel, ma non solo.
IL MINIMUM STAY
Permane infatti anche una delle norme più contestate dai gestori, ossia quella del cosiddetto ‘minimum stay’ di due notti; per dormire in appartamento nei centri storici delle 14 città metropolitane sarà dunque necessario prenotare per almeno due notti. La bozza precedente prevedeva un’eccezione per le famiglie numerose, eccezione che è stata eliminata. È stata anche annullata la possibile limitazione nelle zone definite a densità turistica ‘alta’ o ‘molto alta’.
Celani fa inoltre notare un’altra indicazione fortemente penalizzante per i piccoli proprietari che, spiega, saranno costretti a diventare imprenditori nel caso possiedano tre o più immobili, mentre prima la soglia era di cinque.“Ogni proprietario - specifica il presidente Aigab - in tutta Italia che abbia più di due appartamenti messi a reddito con gli affitti brevi sarà escluso dalla cedolare secca e costretto ad aprire partita Iva, con l’obbligo di iscriversi al registro imprese e tenere la contabilità”. Ancora da chiarire, poi, cosa intenda la norma per imprenditorialità “perché ogni regione ha una diversa definizione. Nella peggiore delle ipotesi la norma può essere interpretata per chiunque faccia locazioni turistiche”.
IL CODICE NAZIONALE
Unica nota positiva, secondo Celani, il fatto che il ddl introduca il Cin nazionale e demandi ai sindaci, che non avranno alcuna autonomia su ulteriori limitazioni, l’onere dei controlli. Il codice identificativo nazionale dovrà essere esposto sul campanello dell’abitazione in affitto e su tutti gli annunci. In caso di assenza, le sanzioni possono arrivare a 8mila euro. Una norma invocata più volte da Aigab, ma che da sola non basta per ’promuovere’ il ddl che, sostiene Celani, avrà come conseguenza un aumento dei costi e una diminuzione dei ricavi con cui dovranno fare i conti i gestori professionali adeguandosi alle nuove norme “e anche i proprietari onesti, che dovranno spendere di più per rispettare i requisiti”.
Ma non solo: secondo Aigab queste misure avranno come conseguenza anche un minor gettito per l’Agenzia delle Entrate “e, a causa della diminuzione del prodotto, meno offerta per i viaggiatori, spinti verso gli hotel”.
LA POSIZIONE DEGLI HOTEL
Opposta la posizione di Associazione Italiana Confindustria Alberghi, che promuove in toto il ddl: “Ci fa piacere - commenta la presidente Maria Carmela Colaiacovo - che molte delle nostre richieste presentate nel corso degli incontri con il Ministero del Turismo siano state recepite ed accolte”.
Tra gli elementi giudicati con particolare favore dall’associazione i requisiti a tutela del cliente, come la prevenzione incendi e il rispetto delle norme igienico-sanitarie, e il regime fiscale, ma anche la banca dati e il codice identificativo nazionale, visti come strumenti di trasparenza dell’offerta a salvaguardia delle imprese e dei consumatori. ”Ora - aggiunge Colaiacovo - è importante che i tempi per l’approvazione del disegno di legge siano veloci per ristabilire in tempi brevi l’equilibrio tra attività delle imprese e le comunità residenti”.
Più sfumata la posizione di Federaberghi, che manifesta qualche critica, come ad esempio sul minimum stay: “Per noi - osserva il presidente Bernabò Bocca - è fondamentale che salga a tre notti, oppure si deve fare il cambio di destinazione da abitativa a commerciale, con tutta la normativa e la tassazione che ne consegue”. Federalberghi trova che la soluzione migliore sia quella adottata da New York dove, specifica Bocca,“è possibile affittare solo se l’host vive nello stesso appartmento: tu a casa tua, dove abiti, puoi fare quello che vuoi ma se lo fai in un altro appartamento è un investimento, un’attività commerciale a tutti gli effetti”.