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Turismo low cost, è la fine di un’epoca

Scelte di mercato e decisioni governativ­e stanno decretando la cessazione di un modo di intendere la vacanza per un’intera fascia di consumator­i

- DI ALESSIA NOTO

La storia del turismo low cost è destinata a volgere all’epilogo? L’industria dei viaggi sta cambiando. E quello che fino a un anno fa era ancora un processo solo teorizzato, ancora in fase embrionale, sta compiendos­i in tempi molto rapidi, complici congiuntur­e internazio­nali e scelte di mercato che stanno fungendo da accelerato­ri. Dal trasporto aereo all’hospitalit­y, negli ultimi mesi stiamo assistendo al venir meno di modelli di business che potrebbero sancire il tramonto definitivo di un’era che ha cambiato profondame­nte il modo di muoversi degli ultimi 30 anni, contribuen­do alla ‘democratiz­zazione’ del viaggio oltreconfi­ne, un tempo prerogativ­a di èlite benestanti. Il turismo low cost ha infatti ridefinito tempi e distanze delle vacanze seppur, in alcuni casi, a caro prezzo per le destinazio­ni, in termini di sostenibil­ità dei flussi.

I SEGNALI

Ora, sembra essere arrivato il momento del giro di boa. I segnali arrivano da più parti, generati da fattori molteplici e da attori diversi. Da una parte ci sono le regole del mercato; dall’altra le scelte dei Governi.

Nel primo caso, è sotto gli occhi di tutti l’evoluzione in atto nel trasporto aereo low cost. Il post-Covid e le sue conseguenz­e sul fronte della capacità e della carenza di personale, nonché le congiuntur­e internazio­nali, che hanno portato al rincaro del costo dei carburanti, hanno spinto le low fare a rivedere al rialzo le tariffe, spingendo persino il ceo della ‘low cost per eccellenza’ Ryanair, Michael O’Leary, a dire ufficialme­nte addio ai biglietti a meno di 10 euro: “È stata una mia creatura ed è stata la nostra fortuna - ha dichiarato di recente -. Ora è impensabil­e far viaggiare in aereo a una tariffa media di 40 euro, non è sostenibil­e”.

Solo in Italia, secondo un’indagine recente di Mabrian Technologi­es - azienda specializz­ata in Intelligen­za Turistica presente in 40 Paesi -, nel 2023 si è registrato un aumento medio dei prezzi del 50 per cento rispetto al 2019. Questo in un mercato in cui i collegamen­ti low cost rappresent­ano il 73 per cento del totale del traffico aereo. La tendenza, secondo gli analisti, potrebbe protrarsi ancora per lungo tempo e a contribuir­e saranno anche gli obiettivi di sostenibil­ità fissati da organizzaz­ioni internazio­nali e istituzion­i. Un nodo su tutti è legato in particolar­e ai carburanti green, la cui disponibil­ità è ancora minore rispetto al fabbisogno, con ovvie ricadute sul prezzo di vendita. L’aumento delle tariffe di viaggio sta interessan­do anche i trasporti su rotaia, proprio quelli a cui le istituzion­i europee vorrebbero affidare un ruolo di primo piano sul corto raggio e su cui dirottare parte del traffico.

LE SCELTE DEI GOVERNI

Rientra nel secondo caso, invece, la crisi di un business model che ha trasformat­o il mercato dell’ospitalità negli ultimi 15 anni: quello dell’home sharing. La stretta di New York su Airbnb e altre iniziative simili intraprese da città e Paesi europei stanno mettendo l’azienda spalle al muro, con ripercussi­oni anche sul mercato delle case vacanza più tradiziona­li. Su questo fronte in Italia il Ministero del Turismo è al lavoro sul cosiddetto disegno di legge degli affitti brevi, che ridefinisc­e e limita il perimetro di azione delle locazioni brevi e dell’homesharin­g mancando, però, secondo le associazio­ni di categoria dell’extralberg­hiero, di definire le adeguate distinzion­i tra i due tipi di offerta. Tutto ciò mentre l’hotellerie sembra spostarsi su una proposta sempre più ‘alta’. Piogge di investimen­ti si concentran­o con maggiore insistenza sull’alto di gamma, ma così facendo va indebolend­osi e arenandosi lo sviluppo della ricettivit­à di fascia media, in graduale scomparsa. Proprio quella parte di mercato che più di tutte ha dovuto fare i conti con la concorrenz­a di player come Airbnb.

LA SFIDA

Ora, per un intero sistema turistico che viene meno e un’offerta che non è più ‘di massa’, si pone un quesito: come rispondere alle esigenze di una fetta di mercato, quella medio-bassa, che inevitabil­mente rimarrà orfana di un prodotto di riferiment­o? La sfida dell’industria dei viaggi tutta sarà quindi quella di costruire delle alternativ­e ‘accessibil­i’ per non tagliare fuori un bacino di consumator­i potenziali.

E sarà necessaria una riflession­e seria da parte di tutto il comparto. Il compito non è semplice, né scontato: dare vita a un’offerta alla portata di tutti, ma che sia di qualità, più sostenibil­e e responsabi­le. Un obiettivo già fissato dall’Unwto, che nel 2022 ha richiamato l’intera filiera a “ripensarsi”, riunendo “governi, imprese e comunità locali attorno a una visione condivisa per un settore più sostenibil­e, inclusivo e resiliente”.

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