Turismo delle radici, un tesoro da 8 miliardi
Il 2024 potrebbe rivelarsi l’anno d’oro per valorizzare un segmento alto spendente
Tra i 60 e gli 80 milioni di potenziali turisti che potrebbero generare, nel nostro Paese, una spesa annua vicina agli 8 miliardi di euro. È il turismo delle radici, filone dell’incoming finito sotto i riflettori di un convegno promosso da Confcommercio. Il 2024 è stato infatti designato Anno delle Radici italiane e il Ministero degli Esteri ha deciso di destinare un progetto del Pnrr proprio allo sviluppo di questo segmento. Un segmento non sempre adeguatamente valorizzato, ma caratterizzato da ottimi livelli di spesa media, alto grado di fedeltà alla destinazione Italia e un impatto diffuso sull’economia. I dati diramati da Confcommercio rivelano infatti che solo il 12 per cento di questa vasta comunità non è mai stato in Italia e che 6 su 10 sono venuti o tornati più volte nel corso degli anni. La maggior parte arriva con la famiglia preferendo i mesi di giugno e settembre e, mentre il 27 per cento mette in conto di pernottare a casa di parenti e amici, il 35 per cento sceglie alberghi e un ulteriore 16 per cento altri tipi di strutture turistico-ricettive.
“Questi numeri - ha sottolineato Carlo Sangalli (nella foto a sinistra), presidente di Confcommercio -, rivelano l’importanza di un mercato fatto di persone interessate a consumare prodotti italiani e desiderose di visitare il nostro Paese.
Il 2024, dichiarato l’Anno delle Radici italiane dal ministero degli Affari Esteri, offre un’opportunità ideale di sviluppo”. Tuttavia “molti operatori economici non sono a conoscenza delle opportunità di questo mercato che potrebbe incentivare una maggiore diversificazione e destagionalizzazione del turismo. Inoltre, essendo motivato da legami personali e sentimentali, è spesso più rispettoso e di qualità rispetto al turismo di massa, contribuendo così alla sostenibilità”. Sulla stessa lunghezza d’onda Ivana Jelinic (nella foto a destra), amministratore delegato di Enit: “Parliamo di turisti che rimangono due, quattro, a volte anche otto settimane, spendono molto nel nostro Paese e, una volta tornati a casa, diventano i nostri migliori ambasciatori. Lavorare a quattro mani insieme al ministero degli Esteri su questo tema ci consentirà di mettere a sistema le nostre competenze e il nostro know-how”.