Scommessa d’inverno Ecco le ‘mete rifugio’
Il conflitto in Israele tratteggia uno scenario nuovo all’interno del quale è necessario muoversi velocemente, ridisegnando un’offerta che tenga in considerazione le mutate esigenze della clientela
Una brusca frenata quando si cominciava a tirare il fiato dopo gli anni del Covid. Ma anche il riproporsi di tematiche ormai care al mercato italiano, che riconferma una capacità di ‘passare oltre’ dopo la fase acuta già dimostrata con la guerra in Ucraina. A riconfermarlo sono i tour operator, che si preparano a chiudere un’annata in bilico fra ripresa assodata e incertezza sul futuro. Anche perché questa volta, al contrario di quanto avvenuto con il conflitto in Ucraina, le aree interessate da cancellazioni e ripensamenti sulle prenotazioni sono importantissime e sconfinano dal Medio Oriente al Nord Africa.
APPROSSIMAZIONE
“Purtroppo il mercato generalizza e non conosce la geografia - commenta il ceo di Go World, Ludovico Scortichini -. Quindi tutta l’area mediorientale è indirettamente coinvolta dal conflitto in Israele. Abbiamo richieste di cancellazioni anche per il Nord Africa e alcuni chiedono anche riassicurazioni che “i voli non passino in Medioriente” o che “paesi schierati con Israele siano sicuri, come ad esempio gli Stati Uniti”. Purtroppo, ammette il manager, “non c’è una vera alternativa al Medioriente, ma cerchiamo di proporre mete come Uzbekistan, Sri Lanka, Cambogia, anche se sono più le cancellazioni o l’attesa che le ri-prenotazioni su altre destinazioni”.
SPOSTAMENTO SUL 2024
Marco Peci: “Domanda in calo, ma non in modo così forte”
In questo quadro emerge chiara una nuova tendenza: a fronte dello stallo attuale, “Registriamo un significativo movimento per il prossimo anno, che si traduce nelle molte richieste ricevute per le prossime stagioni, sia estate sia inverno” fa sapere il ceo di Idee per Viaggiare, Danilo Curzi, che comunque getta acqua sul fuoco: “La tendenza, in molti casi, è quella del posticipo delle prenotazioni sul prossimo anno: segnale che interpretiamo come speranza che la situazione possa trovare una sua soluzione quanto prima”. Semmai, appare evidente che uno dei problemi legati alla crisi possa diventare quello della saturazione delle mete considerate ‘sicure’: “Le aree che stanno incanalando un maggior numero di prenotazioni sono ora le capitali europee - aggiunge Roberto Minardi, direttore commerciale King Holidays -. Abbiamo un ingente quantitativo di posti bloccati in vuoto/pieno e riusciamo a soddisfare l’incremento della domanda conseguente alla crisi mediorientale. Chi cerca tour culturali più lunghi, assimilabili per tipologia ai tour in Israele, si sposta su Turchia, Emirati Arabi Uniti e Marocco”. Ma - avverte Minardi - “c’è già un effettivo problema di disponibilità, che noi riusciamo ad aggirare con i nostri posti in vuoto/pieno. Per la Giordania e l’Egitto, su Capodanno ed Epifania qualcosa è partito, ma non ai livelli dell’anno precedente, almeno per la Giordania. È probabile che, se la situazione si stabilizzerà, assisteremo ad un aumento delle prenotazioni sotto data”. Tendenza riconfermata anche da Elena Valdata, ceo & founder di Shiruq: “Al momento le richieste che riceviamo sono tutte last minute, principalmente per le festività invernali. Chi aveva prenotato, tende a cancellare, come nel caso del Libano, salvo poi valutare preventivi su altre destinazioni”. Fortunatamente, “le richieste di sono intensificate per il Sud-Est asiatico”. Sul last minute torna anche il direttore tour operating di Kuda, Giancarlo Brunamonti: “Le tendenze sono in forte contrasto come di solito avviene in questi casi: si alternano prenotazioni con largo anticipo - anche 10-12 mesi - a prenotazioni molto sotto data”.
Quel che è certo è che l’area interessata sia un unicum nel panorama globale: “Purtroppo vengono penalizzate le destinazioni attigue ad Israele come Giordania ed Egitto. In misura minore, tutte le mete ‘islamiche’ stanno vivendo un momento di rallentamento nelle prenotazioni. Detto questo, la domanda è calata, ma non in maniera così pronunciata come avremmo presupposto. Molte sono le persone che stanno prenotando il proprio viaggio 2024 verso mete non coinvolte dal conflitto. Certo, destinazioni come la Giordania e l’Egitto, per appeal e prezzo, non sono facilmente sostituibili; tuttavia, il mondo è grande e le mete possibili tante” commenta il direttore commerciale di Quality Group, Marco Peci, che aggiunge: “Viaggiano spedite le mete europee, in particolare quelle del Nord; l’America,
dove oltre agli Usa stanno performando bene Canada, Messico, Brasile, Argentina e Perù; l’Africa australe ed equatoriale con Sudafrica, Namibia, Botswana, Kenya e Tanzania. Abbiamo poi Australia, Polinesia, Indonesia e l’Italia stessa che vanno molto bene”.
Anche in casa Veratour il mondo viaggia a due velocità: “L’Egitto e il Mar Rosso sono le aree che più stanno risentendo del conflitto in Israele - conferma il direttore commerciale, Massimo Broccoli -. La maggior parte dei clienti che ha prenotato su aree ritenute potenzialmente a rischio sta annullando il viaggio, ma questo riguarda le prenotazioni con date di partenza lontane. Chi ha prenotazioni prossime alla partenza sta viaggiando regolarmente. Per quanto riguarda il medio raggio, sia le Canarie ma soprattutto Capo Verde stanno registrando crescite di prenotazioni molto importanti. Sul lungo raggio oltre all’Africa e all’Oceano Indiano, stiamo registrando una forte domanda sull’area caraibica”. A chiudere, le previsioni di Willy Fassio, alla guida del Tucano: “Previsioni a medio termine è impossibile farne. L’area che più risente del conflitto in Israele è il Medio Oriente, ma anche il Nord Africa. Tra le mete che hanno subito una brusca frenata ci sono stati confinanti con l’area di crisi come la Giordania e l’Egitto, ma anche destinazioni come Turchia, Tunisia, Algeria e Marocco hanno subito un deciso rallentamento”.
Vi sono poi Paesi “come l’Arabia Saudita o l’Oman dove al momento non vi è alcun motivo di preoccupazione e che tuttavia hanno registrato cancellazioni. Cerchiamo - per chi ha già prenotato - di spostare la data ad altro periodo ma non senza qualche difficoltà. Vi è infatti totale incertezza sulla evoluzione della crisi o sulla sua fine. Inoltre per chi ha scelto il Medio Oriente non è agevole pensare ad esempio al Sud America o ad altro”.