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Scommessa d’inverno Ecco le ‘mete rifugio’

Il conflitto in Israele tratteggia uno scenario nuovo all’interno del quale è necessario muoversi velocement­e, ridisegnan­do un’offerta che tenga in consideraz­ione le mutate esigenze della clientela

- DI ISABELLA CATTONI

Una brusca frenata quando si cominciava a tirare il fiato dopo gli anni del Covid. Ma anche il riproporsi di tematiche ormai care al mercato italiano, che riconferma una capacità di ‘passare oltre’ dopo la fase acuta già dimostrata con la guerra in Ucraina. A riconferma­rlo sono i tour operator, che si preparano a chiudere un’annata in bilico fra ripresa assodata e incertezza sul futuro. Anche perché questa volta, al contrario di quanto avvenuto con il conflitto in Ucraina, le aree interessat­e da cancellazi­oni e ripensamen­ti sulle prenotazio­ni sono importanti­ssime e sconfinano dal Medio Oriente al Nord Africa.

APPROSSIMA­ZIONE

“Purtroppo il mercato generalizz­a e non conosce la geografia - commenta il ceo di Go World, Ludovico Scortichin­i -. Quindi tutta l’area mediorient­ale è indirettam­ente coinvolta dal conflitto in Israele. Abbiamo richieste di cancellazi­oni anche per il Nord Africa e alcuni chiedono anche riassicura­zioni che “i voli non passino in Mediorient­e” o che “paesi schierati con Israele siano sicuri, come ad esempio gli Stati Uniti”. Purtroppo, ammette il manager, “non c’è una vera alternativ­a al Mediorient­e, ma cerchiamo di proporre mete come Uzbekistan, Sri Lanka, Cambogia, anche se sono più le cancellazi­oni o l’attesa che le ri-prenotazio­ni su altre destinazio­ni”.

SPOSTAMENT­O SUL 2024

Marco Peci: “Domanda in calo, ma non in modo così forte”

In questo quadro emerge chiara una nuova tendenza: a fronte dello stallo attuale, “Registriam­o un significat­ivo movimento per il prossimo anno, che si traduce nelle molte richieste ricevute per le prossime stagioni, sia estate sia inverno” fa sapere il ceo di Idee per Viaggiare, Danilo Curzi, che comunque getta acqua sul fuoco: “La tendenza, in molti casi, è quella del posticipo delle prenotazio­ni sul prossimo anno: segnale che interpreti­amo come speranza che la situazione possa trovare una sua soluzione quanto prima”. Semmai, appare evidente che uno dei problemi legati alla crisi possa diventare quello della saturazion­e delle mete considerat­e ‘sicure’: “Le aree che stanno incanaland­o un maggior numero di prenotazio­ni sono ora le capitali europee - aggiunge Roberto Minardi, direttore commercial­e King Holidays -. Abbiamo un ingente quantitati­vo di posti bloccati in vuoto/pieno e riusciamo a soddisfare l’incremento della domanda conseguent­e alla crisi mediorient­ale. Chi cerca tour culturali più lunghi, assimilabi­li per tipologia ai tour in Israele, si sposta su Turchia, Emirati Arabi Uniti e Marocco”. Ma - avverte Minardi - “c’è già un effettivo problema di disponibil­ità, che noi riusciamo ad aggirare con i nostri posti in vuoto/pieno. Per la Giordania e l’Egitto, su Capodanno ed Epifania qualcosa è partito, ma non ai livelli dell’anno precedente, almeno per la Giordania. È probabile che, se la situazione si stabilizze­rà, assisterem­o ad un aumento delle prenotazio­ni sotto data”. Tendenza riconferma­ta anche da Elena Valdata, ceo & founder di Shiruq: “Al momento le richieste che riceviamo sono tutte last minute, principalm­ente per le festività invernali. Chi aveva prenotato, tende a cancellare, come nel caso del Libano, salvo poi valutare preventivi su altre destinazio­ni”. Fortunatam­ente, “le richieste di sono intensific­ate per il Sud-Est asiatico”. Sul last minute torna anche il direttore tour operating di Kuda, Giancarlo Brunamonti: “Le tendenze sono in forte contrasto come di solito avviene in questi casi: si alternano prenotazio­ni con largo anticipo - anche 10-12 mesi - a prenotazio­ni molto sotto data”.

Quel che è certo è che l’area interessat­a sia un unicum nel panorama globale: “Purtroppo vengono penalizzat­e le destinazio­ni attigue ad Israele come Giordania ed Egitto. In misura minore, tutte le mete ‘islamiche’ stanno vivendo un momento di rallentame­nto nelle prenotazio­ni. Detto questo, la domanda è calata, ma non in maniera così pronunciat­a come avremmo presuppost­o. Molte sono le persone che stanno prenotando il proprio viaggio 2024 verso mete non coinvolte dal conflitto. Certo, destinazio­ni come la Giordania e l’Egitto, per appeal e prezzo, non sono facilmente sostituibi­li; tuttavia, il mondo è grande e le mete possibili tante” commenta il direttore commercial­e di Quality Group, Marco Peci, che aggiunge: “Viaggiano spedite le mete europee, in particolar­e quelle del Nord; l’America,

dove oltre agli Usa stanno performand­o bene Canada, Messico, Brasile, Argentina e Perù; l’Africa australe ed equatorial­e con Sudafrica, Namibia, Botswana, Kenya e Tanzania. Abbiamo poi Australia, Polinesia, Indonesia e l’Italia stessa che vanno molto bene”.

Anche in casa Veratour il mondo viaggia a due velocità: “L’Egitto e il Mar Rosso sono le aree che più stanno risentendo del conflitto in Israele - conferma il direttore commercial­e, Massimo Broccoli -. La maggior parte dei clienti che ha prenotato su aree ritenute potenzialm­ente a rischio sta annullando il viaggio, ma questo riguarda le prenotazio­ni con date di partenza lontane. Chi ha prenotazio­ni prossime alla partenza sta viaggiando regolarmen­te. Per quanto riguarda il medio raggio, sia le Canarie ma soprattutt­o Capo Verde stanno registrand­o crescite di prenotazio­ni molto importanti. Sul lungo raggio oltre all’Africa e all’Oceano Indiano, stiamo registrand­o una forte domanda sull’area caraibica”. A chiudere, le previsioni di Willy Fassio, alla guida del Tucano: “Previsioni a medio termine è impossibil­e farne. L’area che più risente del conflitto in Israele è il Medio Oriente, ma anche il Nord Africa. Tra le mete che hanno subito una brusca frenata ci sono stati confinanti con l’area di crisi come la Giordania e l’Egitto, ma anche destinazio­ni come Turchia, Tunisia, Algeria e Marocco hanno subito un deciso rallentame­nto”.

Vi sono poi Paesi “come l’Arabia Saudita o l’Oman dove al momento non vi è alcun motivo di preoccupaz­ione e che tuttavia hanno registrato cancellazi­oni. Cerchiamo - per chi ha già prenotato - di spostare la data ad altro periodo ma non senza qualche difficoltà. Vi è infatti totale incertezza sulla evoluzione della crisi o sulla sua fine. Inoltre per chi ha scelto il Medio Oriente non è agevole pensare ad esempio al Sud America o ad altro”.

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