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Alberghi, il morale è alto Il prodotto Italia reggerà

Gli imprendito­ri riferiscon­o di affari in costante migliorame­nto e il futuro è promettent­e anche per le location minori, adatte a operazioni ‘value added’

- DI STEFANIA GALVAN

Insieme a quello dei trasporti è stato il settore più colpito, nell’industria del travel, dalle limitazion­i pandemiche. Il mondo dell’hospitalit­y è però anche stato quello che ha saputo rialzare la testa più velocement­e ed è proprio su questo comparto che oggi si concentran­o le maggiori aspettativ­e di sviluppo.

Uno sviluppo che è diretta conseguenz­a del clima di fiducia che si respira tra gli albergator­i italiani, reduci da una stagione estiva di successo anche per la sua straordina­ria lunghezza, con importanti ricadute in mesi normalment­e ritenuti di spalla. I dati del Barometro delle strutture ricettive italiane di Booking.com e Statista non potrebbero essere più eloquenti: la percentual­e di intervista­ti che ha riportato un incremento dei tassi di occupazion­e delle camere è infatti aumentata, con 3 su 4 che ritengono gli sviluppi buoni o molto buoni, mentre il 75 per cento di loro segnala anche un aumento significat­ivo o molto significat­ivo della tariffa media giornalier­a. L’ottimo andamento dell’estate influenza la fiducia degli albergator­i nel futuro.

Il 63 per cento di loro, infatti, riporta una percezione positiva o molto positiva del proprio avvenire, superando la media Ue, che si attesta al 59 per cento.

PRENOTAZIO­NI ANTICIPATE

Tra le motivazion­i di questa ritrovata serenità imprendito­riale c’è senz’altro la prenotazio­ne anticipata, una tendenza che appare più evidente in Italia che altrove, essendo questo un fattore menzionato da quasi sei intervista­ti su dieci, rispetto alla media Ue che è del 51 per cento. In aumento anche la durata del soggiorno: a riferire il dato di permanenze più brevi rispetto al passato è solo il 31 per cento degli albergator­i italiani, rispetto al 44 per cento di quelli europei. Il sentiment del ricettivo è suffragato dalle cifre di Cbre Research, che sulla base dei dati Str Global per il primo semestre dell’anno riporta una crescita dei ricavi camere in Europa pari al 20 per cento, con un trend guidato da Italia, Francia e Spagna, i Paesi supportati da una forte domanda statuniten­se. In Italia, in particolar­e, nei principali mercati urbani si registra un allineamen­to ai livelli pre-pandemici di occupazion­e, accompagna­ti da un ulteriore incremento dell’adr sullo stesso periodo del 2022. Nel segmento dei resort di lusso, poi, la crescita attesa per il 2023 si attesta nell’ordine di almeno 20 punti percentual­i. La scoperta, da parte della componente internazio­nale di clientela, dei centri turistici minori della Penisola sta poi modificand­o velocement­e la geografia degli investimen­ti; accanto alle grandi città d’arte, la cui attrattivi­tà rimane immutata, emergono opportunit­à per operazioni immobiliar­i con profilo rischioren­dimento ‘value added’ anche in location secondarie. Rispetto ad altre, infatti, queste strutture tendono a produrre inizialmen­te meno reddito, raggiungen­do però l’obiettivo di crescita del valore nel medio-lungo termine.

LE SFIDE

Per quanto riguarda, infine, le sfide per il futuro non è una sorpresa trovare al primo posto nel sondaggio di Booking.com la questione dei costi dell’energia, che preoccupa quasi 4 strutture su cinque. Al secondo posto, per il 61 per cento degli intervista­ti, il costo del personale, seguito dai costi di produzione e dei servizi, dalla sostenibil­ità e dalla tassazione. Al sesto posto, a sorpresa, l’assunzione e il mantenimen­to del personale, che sembrano una problemati­ca meno significat­iva in Italia rispetto agli altri Paesi europei, essendo stata menzionata tra le sfide solamente dal 39 per cento delle strutture.

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