Alessandro Gassmann
TORNA AL CINEMA CON UNA COMMEDIA IN CUI SI AFFRONTA (ANCHE) IL TEMA SOCIAL NETWORK. «STATECI ATTENTI» DICE LUI. CHE LI USA PER RENDERSI “ANTIPATICO”
La vita vera è online oppure offline? È meglio inseguire la tecnologia o vantarsi del proprio analfabetismo digitale? A queste domande risponde, per scherzo ma non tanto, la commedia Beata ignoranza (in sala dal 23 febbraio), dove Alessandro Gassmann (51 anni) è Filippo, uno spensierato professore super tecnologico, mentre il suo collega Ernesto (Marco Giallini) ha un Nokia del ’95 e se lo fa bastare. Lei preferisce stare offline oppure online? Offline. Sono su Twitter anche per lavoro, ma non uso WhatsApp né Snapchat. Non demonizzo i social, ma sono mezzi potenti e pericolosi. A scuola bisognerebbe introdurre l’educazione digitale come materia. L’altro tema del film è la paternità. Ci si chiede, il vero padre è quello biologico o quello che si occupa di te? Secondo lei? Il secondo, senz’altro. Filippo fugge dalle responsabilità di padre invece di considerarle un’occasione di crescita. Sembra che si diverta, ma è solo apparenza. In realtà ha costruito poco e si ritrova con poco. Cosa invidia a Filippo? È estroverso, capace di stare al centro dell’attenzione. Io più che parlare preferisco ascoltare. Quando ha compiuto cinquant’anni ha deciso di “fare la rivoluzione”. Come? Voglio rompere le scatole occupandomi di problemi sociali e uso, appunto,Twitter per dire come la penso sulle ingiustizie che vedo in giro. Per dare una mano, bisogna essere antipatici a qualcuno. Io mi auguro di essere antipatico a molti…