Senza legge (in Italia) è una tortura
CHEF RUBIO SCENDE IN CAMPO PER AMNESTY INTERNATIONAL. PERCHÉ «ACCADONO TANTE COSE DISGUSTOSE» CONTRO CUI LOTTARE
EEx rugbista, super cuoco, autentico fenomeno televisivo. E non è finita: Gabriele Rubini, aka Chef Rubio, si fa in quattro per sostenere cause umanitarie. Adesso presta il volto alla campagna del 5x1000 diAmnesty International (per contribuire, inserisci il codice fiscale 03031110582 nella dichiarazione dei redditi). Stando a una ricerca Doxa commissionata dalla Ong, per un italiano su due la violazione dei diritti umani è un problema che non riguarda il nostro Paese. «Invece accadono tante cose disgustose di cui non si parla, nelle nostre carceri come negli ospedali per malati mentali» dice Chef Rubio. «In Italia non esiste una legge specifica sul reato di tortura: bisogna impegnarsi tutti perché venga introdotta al più presto». Com’è nata la collaborazione con Amnesty? «Semplice: me l’hanno chiesto e io ne sono lusingato. Resto colpito dall’indifferenza crescente ai problemi degli altri. Comunque io sono un mezzo per sollecitare le persone, ma i 5x1000 e i click non bastano: servono gesti quotidiani». E lui li fa eccome, dall’iniziativa
Pasto sospeso - il 12 maggio offrirà il pranzo ai lavoratori edili a Dubai, come aveva già fatto a Roma per i migranti - al nuovo programma
È uno sporco lavoro (dal 1° maggio su Dmax). «È una full immersion nei mestieri più gravosi e dimenticati: netturbini, disinfestatori, spazzacamino. Il mio obiettivo è fare da ponte: tra chi si fa il culo e chi se ne sta a casa».