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Mira non si ferma

SI CHIAMA MIRA RAI, UN PASSATO DA BAMBINA SOLDATO IN NEPAL, UN PRESENTE DA TRAIL RUNNER. CELEBRATA DA UN DOCUFILM E PREMIATA DAL NATIONAL GEOGRAPHIC, ORA VUOLE ESSERE D’ESEMPIO

- testo di Nicoletta Salà

QQuesta è una storia che comincia nel 2014, quando Mira Rai partecipa alla sua prima corsa, la Kathmandu West Valley Rim, 50 km. Ha 26 anni, è l’unica donna in gara, non ha preparazio­ne atletica. Ma arriva al traguardo. È così che questa ragazza cresciuta in un villaggio tra le montagne del Nepal, che da adolescent­e ha trascorso due anni in un campo di addestrame­nto dei ribelli maoisti per sfuggire a un destino di povertà e ignoranza, si scopre trail runner. Abituata a camminare per ore, a piedi nudi, diventa in poco tempo una campioness­a: nel 2015 sfiora il titolo mondiale della specialità (corsa in montagna sulla lunga distanza). Dietro il suo successo c’è anche un po’ d’Italia, perché è la runner Tite Togni a farle da trainer invitandol­a ad allenarsi sulle Dolomiti. Poi Mira Rai si deve fermare per un infortunio, ma ormai è leggenda. Unica sportiva nepalese di livello internazio­nale, seguita da 90mila fan sui social, il National Geographic l’ha nominata Adventurer of theYear 2017 e ai primi di maggio è stata al Trento Film Festival per presentare Mira: la corsa della

libertà, il documentar­io sulla sua storia (miraraifil­m.com). Mira però non si accontenta di essere un’atleta da record ma vuole aiutare le ragazze del suo Paese a uscire dal confine delle loro case, e per questo organizza una serie di gare di trail con la KathmanduT­rail Race Series. In attesa di tornare in forma e correre l’Ultra-Trail du Mont Blanc, 160 chilometri intorno al Monte Bianco, il suo sogno. Noi facciamo il tifo per lei.

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Una Mira Rai adolescent­e in posa con la divisa dell’esercito maoista del Nepal.

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