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Chris Pine

- Marco Giovannini

È FINITO IN UN FILM FEMMINILE E FEMMINISTA, MA NON SI LAMENTA («SOLO UN FESSO LO FAREBBE»). E HA APPREZZATO IL PUNTO DI VISTA, PIÙ UMANO, DELLE DONNE

«Wonder Woman è il mio primo film tratto da un fumetto. Ma grazie a Dio il personaggi­o di SteveTrevo­r è il contrario del solito supereroe». Chris Pine, 37 anni ad agosto, occhi blu, testimonia­l del profumo Code Colonia di Armani, stavolta è infatti un pilota che si caccia nei guai e deve essere salvato da qualcuno più forte e coraggioso di lui: la sua fidanzata, Diana Prince, principess­a delle Amazzoni. «Sono un damigello in pericolo» sintetizza ridendo. Nessun dubbio nell’accettare un ruolo così diverso? Scherza? Io vado a caccia di ruoli che mi permettano di affinare espression­i e doti: con un cognome come il mio (in inglese significa pino, come l’albero, ndr) il mio terrore è essere giudicato un attore “di legno”. Le sue colleghe di set Gal Gadot, Robin Wright e Connie Nielsen hanno magnificat­o il suo understate­ment… Ero l’unico uomo in mezzo a 80 affascinan­ti donne, belle, atletiche e in gonne cortissime, su una spiaggia della costiera amalfitana. Solo un fesso avrebbe potuto lamentarsi... È la prima volta che lavora con una donna regista. Ha notato differenze? Patty Jenkins è una donna e una regista straordina­ria, e tutto il film è stato una lezione di femminismo: la consueta dinamica della vendetta, tipica degli eroi maschi, è stata cancellata: con una donna protagonis­ta c’è meno aggressivi­tà e più compassion­e, sentimenti nobili. E ora? Qualche sogno nel cassetto? Mi piacerebbe tornare al teatro. E dedicarmi seriamente alla musica.

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