Faccio il mestiere più antico del mondo
Ai ragazzi ricordo che per fare questo lavoro occorre rigore: quando è l’ora di salire sul palco è persino vietato ammalarsi». 45 anni, romano, Lorenzo Lavia è attore e regista, nonché figlio di uno dei mostri sacri del teatro italiano, Gabriele Lavia. Dopo aver recitato nel film
Smetto quando voglio – Masterclass, Lorenzo ha messo insieme un cast under 30 di attori, costumisti e musicisti, provenienti da tre istituzioni della capitale: il Teatro di Roma, l’Accademia di costume e moda e il Conservatorio di Santa Cecilia. Obiettivo: portare in scena Il gioco dell’amore e del caso, commedia degli equivoci settecentesca del drammaturgo Pierre de Marivaux. Dopo mesi di prove debutterà il 16 giugno alTeatro India. Per Lavia, che ha respirato il teatro da quando era «nel pancione», dirigere questi ragazzi è un «bagno di gioventù». Per loro, il suo laboratorio è una palestra di recitazione. Le piace lavorare con questi ragazzi? «Tantissimo, anche se poi li rimprovero, dico loro che sono pigri, che devono essere più rigorosi: li sprono così». Una commedia del 700 in costume con un cast di attori nati negli anni 90: non stride? «Marivaux solleva questioni attualissime: la dialettica servo-padrone, il gioco psicanalitico del doppio, i matrimoni combinati. Ai ragazzi ho raccomandato di dimenticare i fiocchi settecenteschi e di tenere a mente che anche oggi le condizioni sociali influenzano enormemente le scelte private e d’amore: è difficile che una ragazzina-bene con 50mila follower si sposi con un venditore ambulante». Questi giovani hanno avuto lei come guida. Lei, sua papà, Gabriele Lavia. È stata dura? «Mio padre non si è mai opposto alla mia scelta di recitare, anche se a volte mi dice che avrei dovuto fare l’ingegnere. In realtà siamo una famiglia unita, quasi noiosa». Un consiglio a chi è all’inizio? «A dispetto di quello che si dice, il mestiere più antico del mondo non è la prostituzione ma la recitazione: basta che ci sia uno che parli e un altro che ascolti. È un lavoro bellissimo, ma precario: farcela vuol dire riuscire a pagarci l’affitto ogni mese, non fare il botto una volta soltanto».