Ingoiati dalla balena
SE NE PARLA E FA PAURA: È LA BLUE WHALE, SFIDA-GIOCO VIA WEB CHE PORTEREBBE I TEEN AL SUICIDIO. LA PUNTA DELL’ICEBERG DI UNA TENDENZA A FARSI DEL MALE CHE TELEFONO AZZURRO CERCA DI ARGINARE
BBlueWhale, balena blu, è la macabra sfida che gira nel web e getta nel panico i genitori. Sarebbe partita dalla Russia, dove già si parla di un centinaio di vittime, e istigherebbe i ragazzi a cinquanta prove di autolesionismo sempre più violente, suggerite online da un misterioso “tutor”: da guardare video horror in piena notte a incidersi la pelle col rasoio. Fino al passo estremo, il suicidio lanciandosi nel vuoto. C’è chi dice sia una bufala ma, vero o fake, il “gioco dell’orrore” fa presa (e paura). Ed è allarme anche in Italia, dopo i servizi di Le Iene e Chi l’ha visto?, e soprattutto dopo il caso della 14enne di Ravenna che si è postata con tagli sul braccio a forma di balena, seguito da episodi simili a Fiumicino e a Milano. Qui tutto pare risolto: la polizia postale è intervenuta avvertendo le famiglie. Ma la faccenda è seria, e lo confermaTelefono Azzurro: la BlueWhale è la punta dell’iceberg di una tendenza dilagante all’autolesionismo. L’OMS mette il suicidio tra la principali cause di morte tra i teenager nel mondo. E nel primo quadrimestre del 2017 le linee di ascolto di Telefono Azzurro hanno gestito 59 casi di autolesionismo, 43 di pensieri suicidi e 9 tentativi di suicidio.
VIRALI A OGNI COSTO
Lo spiega Ernesto Caffo, fondatore e presidente della onlus che l’8 giugno celebra i trent’anni di attività: «L’autolesionismo è per i teen un modo per raccogliere consensi e diventare virali rappresenta per molti un obiettivo. La tendenza al gioco-sfida non è nuova tra gli adolescenti, ma la rete amplifica tutto al volo, senza divisioni linguistiche né geografiche». Campanelli d’allarme? «I ragazzi passano online ore e ore, perdono ogni altro interesse, parlano di cose che gli adulti non comprendono».Telefono Azzurro ha aperto una chat line (su azzurro.it) e ha sottoscritto un accordo con Facebook per intercettare contenuti a rischio. «Stiamo studiando nuove modalità per parlare coi ragazzi, creando per esempio gruppi di auto-aiuto in rete. Cerchiamo di individuare possibili punti di riferimento anche traYoutuber e blogger». Perché la BlueWhale non è l’unico pericolo: la rete è piena di squali.