Ci spiace, non abbattiamo alieni
Come al solito sono arrivata in ritardo e senza aver capito cosa dovessi fare, ma un gentile sceriffo dell’area Far West mi ha indicato il saloon dove i colleghi stavano mangiando fagioli. Sono a CinecittàWorld, un parco divertimenti interamente dedicato al tema del cinema, sorto dove un tempo c’erano i teatri di posa di Dino De Laurentiis, a Roma. «Ma è roba horror?» chiedo a Paolo Ruffini, ospite d’onore convocato qui per l’inaugurazione di alcune nuove attrazioni dedicate alla realtà virtuale. «A noi non piace l’horror» gli spiego. «Noi» saremmo io e mia figlia, una graziosa bambina di sette anni che sta spalmando ketchup sulla giacca di alcuni addetti stampa. «Allora evita il Labirinto» mi consiglia Ruffini, e mi spiega che si tratta di un visore 4D nel quale bisogna attraversare un percorso infestato da scheletri e fantasmi cercando di evitare una specie di minotauro che ti vuole spaccare la faccia. No, non fa per noi: «Noi siamo per la pace, l’amore, la fratellanza…». E come presto scopriremo, non esiste nulla con queste caratteristiche all’interno del parco. Ma questo è un problema di ogni parco tematico, dove per qualche motivo le attrazioni hanno quasi sempre a che fare con lo scontro, la guerra, l’horror. Visto che non ci attraggono affatto, io e mia figlia decidiamo che non ha nemmeno senso chiamarle attrazioni. «Ehi, mamma, ti va di salire su quella repulsione?». Tra le repulsioni scartate, è dovere ricordare: uno spettacolo intitolato Inferno; un autoscontro in acqua e uno a terra; una casa degli orrori; una torre di gravità con sedili inclinati che si vanno a schiantare (o così sembra guardando da giù) sulla groppa di un elefante; una visita dentro un sommergibile della seconda guerra mondiale; una montagna russa con dieci inversioni; una montagna russa al chiuso e al buio; una guerra cosmica dalle parti di Marte in 4D. Passiamo buona parte del pomeriggio sugli aeroplanini. Per zelo giornalistico, prima di andare via mi sforzo di fare un giro dentro “La Guerra dei Mondi”, un virtual arcade in cui mi ritrovo catapultata sul set di
Gangs of NewYork ad abbattere un gigantesco alieno a colpi di granata. Ovviamente non ci riesco: mi dispiace troppo per l’alieno. Partendo dal presupposto che è presuntuoso pensare che iTerrestri siano le uniche forme di vita nell’Universo, non trovate anche voi che accogliere un alieno a sassate sia poco ospitale? A me sembra xenofobo, razzista e anche un po’ provinciale. Tra l’altro, finché facciamo i gradassi con le pistole laser, è improbabile che gli alieni possano farsi vivi sulla Terra. Eppure una mano dagli alieni ci vorrebbe proprio, di questi tempi. T