La migrazione è mamma
C’È UN PROGETTO CONCRETO, DELLA COMUNITÀ DI SANT’EGIDIO, CHE PUNTA AD AIUTARE LE RIFUGIATE PROVENIENTI DAL SUD DEL MONDO. DONNE MOTIVATE: «E SE SONO ANCHE MADRI, NIENTE LE PUÒ FERMARE»
Susanna ha vent’anni.Viene dalla Nigeria ed è orfana. Si è messa in viaggio quando era una ragazzina. La sorella maggiore, che era partita insieme a lei, è morta durante il tragitto.Arrivata in Libia è stata costretta a prostituirsi, finché un uomo non l’ha fatta salire su un barcone. Sbarcata a Lampedusa nel 2015, è stata affidata alla Comunità di Sant’Egidio (che ha sede a Roma e in altre città italiane), dove ha imparato a leggere e a scrivere, si è diplomata e ora lavora come babysitter. Quello di Susanna è un esempio di accoglienza virtuosa, grazie a un progetto chiamato Madri e figli rifugiati: dall’accoglienza all’inclusione della Comunità di Sant’Egidio con il sostegno di MSD Italia, che si rivolge specificamente alle donne del Sud del mondo. Qualche dato: nel 2016 i richiedenti asilo in Italia sono stati 123.600, solo 18.594 donne. Spiega Daniela Pompei, responsabile della Comunità per i servizi agli immigrati: «Su cento rifugiate a cui diamo assistenza, quaranta sono minorenni. Alle spalle hanno spesso storie di indicibile violenza e di gravidanze subìte».Altre arrivano grazie ai corridoi umanitari: «Tra settembre e dicembre prossimo aspettiamo 200 rifugiati, ci saranno molte donne. Quelle che arrivano qui sono motivate: vogliono la scuola per i bambi- ni e sono disponibili a lavorare nelle case anche se non l’hanno mai fatto prima. Il primo passo è insegnare loro l’italiano. Poi ci sono l’assistenza legale, le cure, il latte, i pannolini e le vaccinazioni per i piccoli, le schede telefoniche... Teniamo anche corsi di economia domestica e di assistenza agli anziani e ai disabili e diamo loro anche un contributo per l’affitto». Perché puntare tutto sulle donne? «Perché sono particolarmente serie e impegnate. E se sono madri, niente le può fermare: hanno tra le mani il futuro dei loro figli».