Fermo immagine Paolo Limiti
U40n numero imprecisato di vecchi numeri di TV
Sorrisi e Canzoni, la raccolta completa di Cinevita, la rivista degli anni che, per 1 lira e 20, spiegava la trama dei film a chi non aveva soldi per il biglietto. E poi, ancora, modellini di dive di Hollywood, daVivien Leigh alla boccolosa Shirley Temple, vecchie videocassette, dvd ed eleganti laserdisc. È solo una parte delle cose che mi diverto a collezionare, senza contare l’enorme archivio nella mia testa, dove conservo tutto lo scibile della cultura nazionalpopolare. È nata quando ero piccolino questa passione per le collezioni, insieme a un amore smisurato per il cinema.Abitavamo a Milano in via Soperga, davanti agli studi della Metro-Goldwin-Mayer, e io mi intrufolavo sempre nelle sale per farmi regalare spezzoni in 35mm. Imparai l’inglese guardando i film di Hollywood e ascoltando i vinili che mi mandava uno zio d’America: così, alle tante passioni si aggiunse anche quella per la musica.
DALLA MUSICA ALLA TV NOSTALGIA
Avrò avuto 19 anni quando mandai tre testi in inglese a Jula De Palma (cantante jazz,
ndr) e a lei piacquero così tanto che decise di inciderne uno (Mille ragazzi fa, del 1964,
ndr), ma mai avrei immaginato che il mio nome, un giorno, sarebbe stato accostato a quello di Mina. All’inizio fra noi fu antipatia a prima vista, ma poi fu la magia della musica a unirci e i brani che scrissi per lei (tra gli altri, Bugiardo e incosciente e La voce
del silenzio, ndr). Un consumatore onnivoro di spettacolo come me, poteva farsi mancare l’esperienza della televisione? Naturalmente no, e così mi cimentai con tutti i generi, dal quiz di Rischiatutto, di cui scrissi le domande per quattro edizioni, alle trasmissioni dove mischio amore per gli animali, vecchie canzoni, pettegolezzi eleganti e retroscena sulle dive più divine. E pensare che quando mi sono trovato per la prima volta davanti alla telecamera, non avevo idea di cosa mi sarei inventato. «Faccio l’unica cosa che so fare: me stesso» mi dissi. E ha funzionato.
Paolo Limiti