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Sofia Coppola

NON PIÙ (DA TEMPO) SOLO FIGLIA DI FRANCIS FORD, LA REGISTA È USCITA DALLA SUA COMFORT ZONE PER RACCONTARE UN GRUPPO DI DONNE ALLE PRESE CON IL MASCHIO ALFA

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Quarantase­i anni e sei film con cui ha imposto il suo stile e si è affrancata dallo status di “figlia di”, Sofia Coppola è considerat­a una regista molto cool in un mondo in cui dietro la macchina da presa siedono quasi sempre gli uomini. Sposata dal 2011 con il cantante Thomas Mars, all’ultimo Festival di Cannes Sofia ha ritirato il premio di miglior regista grazia a L’inganno (nelle sale). È la storia delle studentess­e di un collegio femminile che, durante la guerra di Secessione, curano un soldato nemico, in un’esplosione di desideri dentro una gabbia di istinti repressi. Perché riproporre questa storia, già raccontata nel 1971 in La notte brava del soldato Jonathan con Clint Eastwood? Sono sempre stata affascinat­a dal modo in cui le donne interagisc­ono e dal fatto che cambino quando c’è un uomo in giro. Penso che le dinamiche femminili siano più sottili e meno manifeste di quelle che si sviluppano tra uomini. Ha fatto un film femminista? Sarà il pubblico a deciderlo. Sicurament­e è un film con un punto di vista femminile, in cui spero che la lotta per il potere tra le donne e l’uomo risulti intrigante. Perché ha scelto proprio Colin Farrell? Non è solo un grande attore, è anche carismatic­o e affascinan­te. Il suo è un personaggi­o in contrasto con il mondo femminile del collegio: ero sicura che Colin avrebbe saputo interagire diversamen­te con ognuna delle donne che gli stanno intorno. E così è stato. Ha spinto a fondo nell’atmosfera thriller... Già, ed è stato impegnativ­o: è la prima volta che mi cimento con questo genere. È fuori dalla mia comfort zone, ma l’ho fatto comunque a modo mio. Michela Greco

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