SUL LAVORO NON SCHERZO MA SU DI ME, SÌ
GRETA SCARANO HA FATTO LA GAVETTA IN TELEVISIONE MA DOPO IL BOOM DI SUBURRA (IL FILM) AL CINEMA TUTTI LA VOGLIONO. VISTO IL MOMENTO PROPIZIO, LEI HA PRENOTATO UN VOLO PER LOS ANGELES. HAI VISTO MAI?
CCantante. Psichiatra. Diplomatica. Batterista. Veterinaria. Avvocatessa. Quante cose voleva fare Greta Scarano, tre vite non sarebbero bastate. La sua sì. O almeno ci va vicino. Perché da attrice può diventare tutto e il contrario di tutto: l’ispettrice antidroga di
Smetto quando voglio (il terzo capitolo, Ad Honorem, esce il 30 novembre) e la pupa del boss di Suburra (non la serie ma il film del 2015 che l’ha ispirata, dal 6 ottobre su Netflix). Può ripercorrere i successi di Valentina Cortese in Diva! di Francesco Patierno (su SkyArte a dicembre) e indossare la divisa di Emanuela
Loi, l’agente uccisa con Paolo Borsellino nel 1992, nel film tivù di Stefano Mordini (su Canale 5 a inizio 2018). Gli altri progetti, e desideri, non si contano. La bellezza di Greta non è quella evidente sul red carpet, ma la vitalità che viene fuori chiacchierando, dopo che ha tolto i tacchi e si è rimessa le scarpe basse, per camminare svelta e mescolarsi alla folla. La 31enne attrice romana parla veloce, come fosse impaziente. E lo è. Di viaggiare, sperimentare. «Sono così contenta di trovarmi nell’ondata di novità che il cinema italiano sta vivendo» dice. «Lavoro con gli autori più interessanti.Vedi Sydney Sibilia: chi mai in Italia aveva fatto commedie così, intelligenti e divertenti? O MattiaTorre, che insieme aValerio Mastandrea mi ha diretto nella serie La linea verticale, in onda a dicembre su Raitre: è ambientata in un reparto oncologico, ma riesce a farti ridere». Il genere che gli americani chiamano “dramedy”? «Proprio così, mescola dramma e commedia. Non posso raccontare molto, se non che è surreale e commovente allo stesso tempo». Nei film Qualche nuvola e Senza nessuna pietà, girati prima di Suburra, aveva ruoli comici: una sua ambizione? «È bello essere capaci di far ridere. Sarà perché ho avuto molte parti drammatiche, ma i miei modelli
sono attrici come Meryl Streep o MonicaVitti, che sanno fare qualsiasi cosa. E soprattutto sono autoironiche. Ci vuole coraggio a non prendersi troppo sul serio. Sul lavoro non si scherza, ma su se stessi sì». Studiava Scienze politiche: quando ha deciso di fare l’attrice? «Forse da sempre. Ho fatto il mio primo corso di recitazione a sei anni, e non era un’idea dei miei, lo volevo io. Poi ho studiato canto e vari strumenti musicali, forse perché mi piaceva ascoltare mio padre quando suonava la chitarra. Ma ho sempre voluto fare milioni di altre cose che mi interessavano. Mi ero iscritta a Scienze politiche proprio perché è tutto e niente, una non-scelta seguita al liceo classico. Ma a 17 anni avevo debuttato in un paesino dell’Alabama». Che ci faceva? «Ho fatto il quarto anno di liceo negli Usa e mi hanno mandato lì. Un trauma per me che arrivavo dal liceoVirgilio, nel centro di Roma... Ma nella sfiga, sono stata fortunata: l’insegnante di letteratura inglese mi ha coinvolto nelle sue attività teatrali. In uno spettacolo ispirato a Edgar Allan Poe ero una reginetta di bellezza decaduta e svampita. Poi ho interpretato una vecchia signora in TheVisit di Dürrenmatt, truccata e rugosa. Insomma, se parlo bene inglese è grazie all’Alabama». A vent’anni invece era in Un posto al sole. «Ci sono rimasta due stagioni, poi via. Volevo esperienze nuove». La gavetta è stata dura? «Ho sofferto molto prima di sentirmi al posto giusto, di arrivare a fare le cose che mi convincono. Oggi ho il privilegio di poter scegliere, ma all’inizio facevo provini senza capire davvero quello che aveva senso per me, semplicemente speravo che funzionasse. Era estenuante: sognare è bello ma sperare è una sofferenza. Se poi non ti prendono il tuo sogno va in frantumi». Tra colleghe attrici c’è molta competizione? «I ruoli belli sono pochi e c’è chi sgomita nei modi peggiori. Bisognerebbe fare più squadra, competere in modo sportivo, più vantaggioso per tutte». Visto il suo inglese, si è mai presentata a registi anglosassoni? «Parto fra qualche giorno per Los Angeles. Farò uno o due provini, qualche incontro, non mi chieda altro». “In bocca al lupo” lo posso dire? «Quello mi piace, anzi, crepi!». Anche il suo compagno, Michele Alhaique, è attore e regista (tre anni fa l’ha diretta nel film Senza
alcuna pietà, ndr). Viene con lei? «Macché, è difficile partire insieme nel nostro mestiere. Eppure uno dei miei desideri è proprio viaggiare. Non posso lasciare questaTerra senza averla esplorata e invidio chi racconta “la scorsa estate sono andato nel tal paese” mentre io posso dire solo “ho girato questo o quel film”. Io e Michele poi facciamo sempre vacanze separate, perché quando io ho una pausa lui è impegnato e viceversa». Un viaggio di nozze? «Quello no, sono per la convivenza. Io e Michele viviamo insieme e stiamo bene così. Siamo molto affiatati, parliamo di tutto, e il mestiere è una delle passioni che ci legano». Figli? «Sì ma non ora, ho troppo da fare». T
❝Come attrice ho debuttato a 17 anni in Alabama, dove ho fatto un anno di liceo. Ero una miss svampita