Hugh Jackman
DAL 25 DICEMBRE LO VEDREMO IN THE GREATEST SHOWMAN, BIOPIC MUSICALE. PERCHÉ L’ATTORE HA SEMPRE AMATO CANTARE E BALLARE. ALLA FACCIA DI WOLVERINE
«Ciò che ti rende diverso, è anche ciò che ti rende speciale». Jackman non ha dubbi: la filosofia di P.T. Barnum, il funambolico impresario circense che ha ispirato The Greatest
Showman - l’attesissimo film che esce il 25 dicembre, di cui è protagonista con Michelle Williams, Zac Efron e Zendaya - è quella vincente.
Anche a lei è capitato di sentirsi diverso?
Per tutta l’adolescenza.A 11 anni, un’insegnante mi disse che ero molto dotato per il ballo e che avrei dovuto prendere lezioni. Lo dissi a mio fratello, che iniziò a sfottermi perché «danzare è roba da bambine». Così feci finta che mi interessassero le automobili.
Quando decise di entrare nello showbiz?
A 18 anni, dopo aver visto il musical
The 42nd Street. La paura di essere giudicato mi aveva impedito di realizzare i miei veri desideri, e quello spettacolo mi fece capire che avevo un futuro sul palcoscenico.
Perché ha scelto proprio Barnum?
Perché aveva una grande fantasia e sogni ancora più grandi. Era un tipo controverso, ma allo stesso tempo molto tollerante e non si lasciava abbattere dalle critiche.
E lei, come reagisce alle critiche?
Non mi influenzano più come un tempo. Ciò non significa che l’approvazione degli altri non mi interessi... e sicuramente voglio che il mio film venga visto da più spettatori possibili!
Zac e Zendaya: due persone speciali?
Speciali perché sinceri. E molto attenti a chi li circonda.